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MediaGrazia MilesiLa storia della Resistenza, anche di quella combattuta nelle nostre zone, è raccontata soprattutto come una storia di uomini, a volte comandanti, come Giovanni Brasi, o capisquadra; a volte veri e propri eroi, come Giorgio Paglia, i Tredici Martiri, i Fratelli Pellegrini; molto più spesso come semplici “gregari”, a costituire una brigata o una squadra partigiana.Alcuni di loro hanno avuto l’onore di dare il proprio nome a una strada o ad una piazza; a qualcuno è stata dedicata una scuola.Eppure, le donne che parteciparono alla lotta furono molte: caratterizzate da una presenza discreta, raccontata con poche parole lasciate cadere quasi distrattamente, all’interno di narrazioni sentite come importanti, perché centrate su figure maschili.Furono coraggiose ed esperte infermiere, come Carolina Colombi a Valmaggiore; fiancheggiatrici generose dei partigiani, come la vedova Nene Lavezzi, pronta ad offrire un rifugio sicuro e del cibo caldo nella stalla posta sulla vecchia mulattiera Sovere-Bossico; figure ospitali come la Crista, base sicura per i ribelli nella cascina di proprietà di un avvocato di Bergamo, di cui conduceva il fondo a mezzadria, prima di arrivare al monte Blum.Tutta vestita di nero, con un fazzoletto nero in testa, calze nere confezionate in casa, grembiule nero con due tasche per conservare le cose più preziose, aveva colpito la fantasia di Brach, Giuseppe Brighenti, insieme alla Genoara, indimenticabile anche per noi per la sua devozione religiosa, richiesta anche ai partigiani che ottenevano ospitalità nella stalla nel territorio di Ave, frazione di Ardesio, ma solo dopo la recita di tutta la corona, sgranata un’Ave Maria dopo l’altra, con l’aggiunta di spiegazioni per ogni mistero e di altre preghiere, che dovevano essere dette con convinta partecipazione: anch’essa vestita di nero, fazzoletto nero in testa, alta, dall’espressione severa, di circa cinquanta anni di età.La sua preoccupazione era vegliare sul comportamento e sull’educazione di quei giovani, che, lontani da casa, correvano il rischio di crescere male senza le indispensabili cure materne. Queste donne colpiscono per la forza dei principi che improntano la loro vita, semplice, essenziale, dove il necessario è appena sufficiente, ma assicurato anche all’ultimo arrivato, accolto comunque, senza fare conto del pericolo che si corre nel momento in cui gli si offre riparo. La loro naturale autorità riflette la determinazione nel portare aiuto a chi combatte per il bene di tutti: esprimono il carattere di una scelta rigorosa e indiscutibile, dettata dall’integrità della loro coscienza e da una profonda e genuina pietà verso i bisogni più elementari dei giovani che bussano alla loro porta, fiduciosi di essere accolti.Le donne “postine”Sono indispensabili per trasmettere messaggi e comunicare informazioni come fa la postina Lucia con l’amica Nene Lavezzi, che si assume il compito di recapitare poi le informazioni ricevute ai giusti destinatari; oppure sono osservatrici attente di ogni movimento improvviso e perciò sospetto: mentre lavora nel prato, Costanza, figlia di Goretto, Michele Cocchetti, della stalla Bianca sull’Altopiano di Bossico, registra il passaggio di fascisti o di tedeschi – nazisti – preludio di un rastrellamento o di una perquisizione.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post I PERSONAGGI/4 – Ritratti di donne “resistenti”: Scolastica, Pierina, Rita, Bartolomea e le altre first appeared on Araberara.

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MediaScrivere di sé stesso, e soprattutto su sé stesso, dopo una vita intera dedicata a tante cose nella quale si è anche scritto tanto, ma mai in riferimento alla propria persona, è per me un fatto nuovo.Ecco perché ho riflettuto qualche giorno prima di accettare l’invito rivoltomi da Aristea, la cui ventennale conoscenza mi consente di chiamarla per nome e che non sentivo da anni, per scrivere della malattia che mi ha colpito dieci anni fa, quando ne avevo sessanta. Infatti ho sempre considerato le parole, pronunciate o scritte non fa nessuna differenza, non solo come modalità generica di comunicare, ma essenzialmente come veicolo attraverso cui estrarre da sé stessi pensieri, concetti, sentimenti, analisi per poi trasmetterli a chi ascolta o legge con un senso compiuto, strutturato, dal significato ben definito, non intercambiabile; tutto questo per sommo rispetto del lettore o di chi ascolta, per non generargli equivoci, malintesi, interpretazioni fuorvianti, generatrici a loro volta di altri fiumi di parole.Per questo ho sempre ritenuto che si debba prestare massima attenzione al modo in cui si parla e si scrive. Certamente di acqua ne è entrata ed uscita molta nel nostro lago da quando, alle Scuole Medie, la Professoressa Palazzolo nel consegnarmi il tema di Italiano mi diceva: “Devi sviluppare meglio questo concetto…e qui cosa intendevi dire?”. Oppure nei primissimi anni ’70, al Ginnasio, quando prendevi la parola durante le assemblee o gli scioperi studenteschi e tanta era la paura di parlare in pubblico che la bocca si seccava. Ma al Liceo già non accadeva più, trasmettendoti il senso della plasticità della mente e del corpo umano e di quanta potenzialità ci sia in ognuno di noi.“Quella mattina di settembre 2015: scendo le scale e mi accorgo
che il piede non appoggia sul gradino… e poi la diagnosi”
Tutto ha avuto inizio una mattina di settembre 2015; mentre scendo la scala per recarmi al lavoro, mi accorgo che il piede destro non appoggia bene sul gradino, come se sfuggisse un po’ via; mi attacco alla ringhiera ed in fondo alla scala il disturbo scompare. “Strano – penso – ieri sono stato in montagna e non mi sembra di aver preso una distorsione, forse non me ne sono accorto”.Passano alcuni giorni, assorbiti come sempre da tanti impegni col ricordo ormai sbiadito di quanto accaduto al piede, ed ecco che il disturbo ritorna e stavolta dura alcune ore. Inizio a domandarmi su quale possa esserne la causa e, da medico, non posso nascondermi che si focalizzi sul Sistema Nervoso, ma quale? Il Centrale od il Periferico? Subito la mente si accomoda sullo “sgabello” più comodo: “Sarà una delle mie ernie lombari che si fa risentire – mi dico – e dovrò fare una Risonanza al rachide lombosacrale e per sicurezza anche all’encefalo”. Nessuno dei due esami è dirimente: l’encefalo è normale e nessuna delle due ernie discali mostra segni compressivi sulle radici del nervo sciatico. Bisogna approfondire e mi affido alla competenza di un collega Neurologo di cui avevo fiducia. Il percorso che alla fine porta alla diagnosi di una malattia neurodegenerativa, come alla fine si è rivelata la mia, è sempre tortuoso e non breve, spesso si deve andare per esclusione, scremando il campo da varie ipotesi, perché di frequente a sintomi simili corrispondono patologie diverse.Quindi ancora esami più specifici, per alcuni dei quali le risposte avevano bisogno di diverse settimane, un ricovero al Civile di Brescia ed alla fine, alcuni mesi dopo, il quadro si delinea per quello che era. Se per un medico non è mai facile comunicare al paziente diagnosi di patologie evolutive e che non prevedono terapie specifiche risolutive, su me la notizia è stata ancora, se possibile, più amara, carica già delle conoscenze derivanti dal capitolo prognosi.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post INTERVENTO – Giovanni Guizzetti (medico ed ex sindaco): “Io, malato, sento forti le pulsioni della vita. Ho predisposto il mio testamento biologico” first appeared on Araberara.

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MediaSegnalazione di disagio nell’utilizzo del servizio ufficio postale di Casazza. Richiesta individuazione nuova sede per l’ufficio postale di Casazza”.Questo è l’oggetto comune a un centinaio di lettere, spedite e firmate da altrettanti cittadini, indirizzate al sindaco di Casazza Renato Totis e protocollate in Municipio nelle ultime settimane.Sotto i riflettori c’è, evidentemente, l’ufficio postale del paese, che è considerato inadeguato alle esigenze della popolazione, troppo piccolo e inadatto ad accogliere le persone con problemi di deambulazione.È vero che le Poste a Casazza si trovano in una bella posizione: a pochi passi dalla chiesa parrocchiale (è infatti ai piedi del campanile) e dal palazzo comunale, in una posizione centrale e sulla strada che conduce al cimitero e alla piazza del mercato. Posizione a parte, l’ufficio postale è però, in effetti, troppo piccolo e capita spesso di vedere all’esterno diverse persone in attesa.Il capogruppo degli AlpiniA lanciare questa iniziativa, che ha l’obiettivo di ‘spronare’ i vertici di Poste Italiane, è stato Anselmo Terzi, capogruppo degli Alpini ed esponente di primo piano dell’associazione ‘Vivi il tuo paese’ che organizza il Carnevale di Casazza. Da lunghi mesi, in seguito a un incidente in bici, è costretto a spostarsi sulla sedia a rotelle. E, di conseguenza, si rende conto delle enormi difficoltà che una persona con disabilità deve affrontare quando si deve recare nell’ufficio postale del paese.“Da troppo tempo noi di Casazza dobbiamo sopportare questi disagi, perché le nostre Poste sono troppo piccole, non c’è la sala d’aspetto e c’è spesso la fila fuori, con gente che aspetta sotto la pioggia, sotto il sole in estate e al freddo in inverno.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post CASAZZA – Un centinaio di lettere al Comune per ‘spronare’ le Poste: “Ufficio postale troppo piccolo, bisogna fare la fila all’esterno… si trovi un’altra sede!” first appeared on Araberara.

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Media“Caro professore, continua la stagione dei matti, con tante dicerie, chi fotografa di nascosto gente che parla per strada, chi spia i vari incontri delle persone. Sembra di essere un paese terrone e un po’ mafioso”. La lettera del mio vero o presunto “ex alunno commerciante castionese” descrive a modo suo la situazione pesante che in questi mesi preelettorali c’è in paese. In effetti poi incontri chi ci dice che il tale è stato visto a cena con il talaltro e quello che di sera tardi, col buoi, va in casa di quell’altro ecc. Fare il… punto vorrebbe dire avere prima un periodo, una frase di senso compiuto. Quindi andiamo avanti con i punti e virgola. Gli “angeliani” in questa situazione sembra cerchino casa in ordine sparso, chi starebbe per accasarsi con il gruppo “rossiano” (quello di Sergio Rossi e Tiziano Tomasoni) e chi bussa alla porta degli “aquilotti”. Il gruppo “rossiano” prosegue nei suoi incontri assembleari. Venerdì 7 marzo nuova riunione (in sala consiliare) alle 20.30 con all’ordine del giorno il tema “La persona al centro dell’attenzione”, titolo omnicomprensivo, insomma si può parlare di servizi sociali ma anche di servizi e il campo si allargherebbe. Il venerdì successivo, 14 marzo, stessa ora stesso posto, si parlerà di “Territorio, opere pubbliche e urbanistica” e il venerdì 21 marzo di “Turismo e cultura”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post CASTIONE – ELEZIONI COMUNALI DI MAGGIO -“E’ la stagione dei matti”. L’ipotesi di “risalire” a 3 liste first appeared on Araberara.

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MediaGli incontri proseguono e si va verso una decisione che sembra soddisfare tutte le parti, anche politiche. Nell’ultimo incontro che si è tenuto venerdì 28 febbraio, i Comuni di Castro e Lovere avrebbero convenuto con l’azienda sul preventivo monitoraggio dei dati ambientalmente nocivi: emissione in atm, acustiche, vibrazioni che dovrà essere valutato da un comitato tecnico autonomo. Solo in seguito, dovrebbe essere presa in considerazione l’eventualità di condividere la proposta di aumento della produzione.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post LOVERE – Lucchini: prima di qualsiasi aumento di produzione, monitoraggio dei dati ambientalmente nocivi first appeared on Araberara.

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Media(Ser-To) – Ad Albino, nella centralissima Via Mazzini, diversi commercianti hanno deciso di chiudere il loro negozio il sabato pomeriggio, l’unico giorno in cui è attiva la ZTL con il blocco delle auto dalle 13 alle 18; quindi la via dovrebbe essere dedicata al passeggio e allo shopping.Tra i negozi chiusi ci sono la storica Macelleria Acerbis, che si trova all’incrocio tra Via Mazzini e via Veneto, le tre agenzie di viaggio presenti nel centro storico, il calzolaio Bonacina e il calzolaio Moioli. Inoltre, negli ultimi anni alcune attività storiche hanno abbassato definitivamente la saracinesca: per ultima la gelateria vicino alla chiesa di Sant’Anna, i cui proprietari sono andati in pensione.Sabato primo marzo alle ore 16 in Via Mazzini non c’era molta gente in giro; sono anche gli ultimi giorni dei saldi invernali prima dell’inizio della primavera con sconti del 30%, 40 % e anche 50% su alcuni articoli.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post ALBINO – Via Mazzini… ‘dimezzata’. Vari negozi tengono chiuso il sabato pomeriggio: “Con la ZTL attiva non viene più nessuno…” first appeared on Araberara.

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MediaLa gente qui non ha voglia di tornare a preoccuparsi delle emergenze, gli scorsi cinque anni furono una sequela di allarmi e disgrazie (meningite, covid, rifiuti nel lago, minaccia della grande frana). Ma se invece di una conferenza stampa, la scorsa settimana, fosse stata un’assemblea pubblica, qualche preoccupazione la gente se la sarebbe portata a casa.Riassumiamo senza troppi tecnicismi.Minimo tre anni. Forse di più. Così i tecnici hanno fissato (ottimisticamente) i tempi per completare il progetto che dovrebbe fermare definitivamente il movimento franoso. Sono stati illustrati gli interventi che saranno fatti in questi anni per mettere in sicurezza il pendio del Monte Saresano e “mitigare” la minaccia della grande frana che potrebbe scivolare a lago.Dalla conferenza stampa che si è tenuta venerdì 28 nella sala consiliare tavernolese sono emersi alcuni aspetti non proprio tranquillizzanti e non per carenze e cattiverie umane, ma per l’imponderabilità degli eventi. No, il movimento resta di pochi millimetri (4-5) al mese che in un anno significa uno scivolamento di circa 6 centimetri. Negli ultimi 4 anni quindi si sarebbe mossa per circa 24-25 centimetri, una spanna. E allora? Insomma, di poco, ma ancora “eppur si muove”.Partiamo dalla causa che quattro anni fa ha provocato un movimento che ha spaccato la sede stradale tra Parzanica e Vigolo (strada chiusa e lo sarà anche nei prossimi anni) e accentuato il pericolo che tutto franasse e finisse nel lago provocando uno tsunami. E se capitasse di nuovo?ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post TAVERNOLA – Fu una scossa di terremoto a muovere il pendio del Saresano: ancora 3 anni (e rotti) sotto la spada di Damocle di una nuova scossa. 10 milioni di lavori (altri 6 spesi per i… “preliminari”) first appeared on Araberara.

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MediaLuca MarianiIl sollievo di avercela fatta e la consapevolezza di non essere più quello di prima. Due sentimenti che convivono nella testa di Franco Balduzzi, in arte Mefisto: «Mi conoscono tutti così perché tra gli anni Settanta e gli Ottanta facevo il disc jockey, prima al Life club di San Lorenzo, poi allo Sciarus di Villa d’Ogna, una discoteca che adesso non c’è più, ma allora tirava tantissimo. Per tutti ero dj Mefi.» Una primavera, quella del 2020, passata sotto la luce apatica dei neon e sdraiato su tristi letti d’ospedale, che ormai è lontana cinque anni, ma che ha causato a Mefisto ferite permanenti: «Il Covid mi ha sballato tutto. Mi ha lasciato problemi al cuore. Per questo ogni tre settimane, massimo un mese, devo andare a Groppino a fare il prelievo del sangue e tutti i giorni, al pomeriggio, devo prendere le pastiglie di Coumadin per fluidificare il sangue. Poi mi ha lasciato il diabete: devo fare quattro punture di insulina al giorno. Prima non ho mai avuto niente. Andavo a due o tre mila metri con gli sci d’alpinismo, mi cambiavo la maglietta sudata a meno dieci gradi e non ho mai preso nemmeno un raffreddore. E poi ho sempre stanchezza. Adesso non riesco più ad andare in montagna. Ci ho provato, ma era meglio non farlo. Ad andare in su continuavo a fermarmi e a scendere un gran male di gambe. Sono sincero: devo accontentarmi di fare i girettini sul piano, in pineta con il mio cane Oki.»Il nefasto incrocio tra il gommista classe 1957 e il Coronavirus avviene tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo: «Mi sono contagiato sicuramente qui in officina. Quando ho iniziato a non stare bene mi sono curato con le solite cose, come la Tachipirina. Però andava sempre peggio. Dopo quattro giorni, una sera mi sono alzato per andare in bagno, ma barcollavo, sbattevo la testa. Allora mio figlio e mia moglie hanno chiamato subito la Croce rossa.» Quando i soccorritori arrivano nella sua casa alle Fiorine capiscono subito che le condizioni di Mefi sono critiche. «Mi hanno attaccato subito l’ossigeno e mi hanno portato ad Alzano Lombardo.» Però purtroppo la situazione nell’ospedale seriano è già drammatica e fuori controllo. «Per fortuna c’era un posto al Policlinico di Milano e mi hanno trasferito subito.»ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post FIORINE DI CLUSONE – Franco, per tutti Mefisto: “Il covid, un mese in coma, i reni bloccati, tre arresti cardiaci, flebo di cortisone, e ora di nuovo qui, in officina con mio figlio Vittorio e il mio cane Oki” first appeared on Araberara.

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MediaQualche segno il Covid l’ha lasciato, ma sono qui a parlarne e quindi vuol dire che sono stato fortunato”, inizia così a raccontare Giulio Fortini cinque anni più tardi. Ma riavvolgiamo il nastro. Siamo nel cuore del centro storico di Endine, la moglie Martina spinge il passeggino con l’ultimo dei sei nipoti, ci incontriamo all’incrocio della via che porta alla loro casa. Facciamo qualche mancata di metri insieme poi entriamo in taverna. Giulio è qui, seduto al grande tavolo, ci attendeva già da qualche minuto. I due gatti ci fanno strada, poi spariscono, la televisione passa un telefilm ma è silenziosa, mentre a riempire la casa ci pensa quel bimbo dagli occhioni azzurri con i suoi versetti vivaci. Giulio ha 74 anni, “ne farò 75 l’11 agosto” e non smette di sorridere, nemmeno quando i ricordi si fanno bocconi difficili da mandare giù. I momenti bui, vissuti in un letto d’ospedale lontano dalla sua famiglia, si mescolano con quelli felici del ritorno a casa, istanti di vita che non si dimenticano.“A febbraio 2020 – racconta Martina – era già ricoverato nel reparto di riabilitazione dell’ospedale di Trescore dopo l’intervento alla carotide che gli aveva lasciato qualche complicanza di troppo, una emiparesi di cui sono rimaste delle conseguenze ancora oggi.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post ENDINE – Giulio: “Era febbraio, non si sapeva ancora nulla del Covid. Ero già in ospedale, non ho più visto nessuno. Oggi il carrellino è il mio… Lamborghini” first appeared on Araberara.

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MediaLa strada si apre sopra panorami che nemmeno pensi di poter immaginare, e invece sono lì, a un tiro di schioppo e ti portando dritto in Paradiso. E il Paradiso ha un nome che comincia con la stessa lettera, la P, di Panoramico. Siamo a Fonteno, all’entrata del paese, appena prima, giusto a ridosso di un panorama che ti lascia senza fiato, il lago lì sotto a picco, che mischia il suo blu con quello del cielo e lì in mezzo c’è il Panoramico. Insomma, un panino di meraviglia tra cielo e lago. Qui, la Regina ha un nome, e anche qui l’analogia dell’inziale fa pensare, già, come prima Paradiso e Panoramico, ora Regina e Rosa. Rosa Bena, classe 1935, 90 anni l’8 marzo, mica un giorno qualsiasi, macché, la giornata della Donna e Rosa è Donna per eccellenza. Una vita vissuta a tutta d’un fiato, anche adesso, sempre. Sono da poco passate le 14.30 di un pomeriggio di fine febbraio. Rosa è lì, sul divano di fronte alla reception, golf color pastello, dolcevita rosa, collana di perle, il sorriso stampato nello sguardo, quello sguardo di chi ha visto tanto nella vita, quel tanto che conserva nel cuore: “Non parlo molto di me, nel mio mestiere ascolto e ascolto” e oggi trovare qualcuno che sa ascoltare è cosa rara. Rosa arriva da Trescore e a Fonteno ci è finita per Amore, già, l’Amore con la ‘A’ maiuscola: “Lavoravo in una trattoria – comincia Rosa – con mia sorella e lì ho conosciuto mio marito, io lavoravo al bar, lui era lì a bere qualcosa, il nostro primo incontro è stato lì”. Rosa e Battista Bertoletti si innamorano: “Sono arrivata qui a 30 anni e non mi sono più mossa – Rosa sorride – ero la prima di 8 fratelli, a casa dovevo badare ad alcuni di loro, il mio ultimo fratello ha la bellezza di 17 anni meno di me, è nato il mio stesso giorno, l’8 marzo, avevo bisogno di indipendenza, e l’amore mi ha dato l’opportunità di scegliere la mia vita”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post FONTENO – Rosa, la Regina del Panoramico, 90 anni l’8 marzo: “Prima di 8 fratelli, il mio lavoro, la mia passione, la cucina per i miei figli, la libertà…” first appeared on Araberara.

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MediaEra al lavoro Roberto Ruffini, quando un malore che l’ha colto all’improvviso se l’è portato via per sempre. Roby, così lo chiamavano tutti, si trovava proprio nel suo locale, il Gas Beer di Fiorano al Serio, erano più o meno le 19 del 24 febbraio, una serata come tante, ma che ha cambiato per sempre la vita di chi lo conosceva. La chiamata ai soccorsi, la corsa in ospedale, la disperazione, la speranza, poi il buio. Roby non ce l’ha fatta e quello che era un locale pieno di gente e di musica, si è fatto un luogo di silenzio, di dolore e di ricordi.“Roby era una persona molto estroversa, che sapeva farsi voler bene, una persona chiara e corretta, se ti diceva una cosa, stai pur certa che quella era”, è così che Dj Pazzini ricorda Roby. Poi prosegue: “Era una persona divertente, scherzava sempre, era molto allegro, una persona piacevole. Penso di non averlo mai visto triste, forse un paio di volte incazzato, ma doveva proprio essere esasperato”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post FIORANO AL SERIO – Il ricordo di Roberto Ruffini: “Il suo Gas Beer, la passione per le moto che ha trasmesso al figlio e il messaggio prima di iniziare le serate” first appeared on Araberara.

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MediaGli investimenti previsti per le opere pubbliche sul 2025 sono decisamente ambiziosi per il Comune di Gorlago. A spiccare sono certamente due opere, l’intervento di riqualificazione antisismica delle scuole Elementari e Medie da oltre 6 milioni di euro e il progetto di riqualificazione del campo di calcio.“Il cantiere delle scuole è ufficialmente partito – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Luca Perletti -, i ragazzi dal 5 di marzo sono stati spostati nel blocco non interessato alla fase 1 dei lavori e la ditta che ha vinto l’appalto ha già installato la rete di cantiere e ha portando il materiale necessario per l’inizio lavori, si stanno facendo i primi interventi e sistemando la parte elettrica per poi partire con la palificazione a supporto delle fondazioni dei setti esterni”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZO The post GORLAGO – L’assessore Perletti: “Partito il cantiere delle scuole, ora la priorità alla riqualificazione da 930mila euro del campo sportivo” first appeared on Araberara.

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MediaNon ci piace aumentare le tasse. Anzi, se riusciamo le abbassiamo, ma stavolta abbiamo veramente dovuto decidere questi aumenti, che sono comunque lievi”.Il sindaco Ivan Beluzzi, ha spiegato nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Luzzana, che si è tenuta lunedì 24 febbraio, le ragioni che hanno portato ad un incremento delle aliquote dell’Imu e dell’addizionale Irpef che, oltre al bilancio di previsione del triennio 2025-2027, sono stati approvati dalla maggioranza dei consiglieri.Il gruppo di minoranza ‘Lasciamo Traccia’ ha contestato questi aumenti delle imposte, definendoli nella dichiarazione di voto “ingiusti e inopportuni”. E, infatti, i punti all’ordine del giorno che prevedevano l’aumento dell’aliquota Imu (portata al massimo consentito) e dell’addizionale Irpef (passata dallo 0,75 per mille allo 0,8 per mille) hanno ottenuto il voto favorevole dei soli consiglieri di maggioranza, che sostengono la quarta Amministrazione Beluzzi, mentre quelli di ‘Lasciamo Traccia’ hanno espresso voto contrario.La minoranzaPur motivato da un bilancio ‘blindato’ – dichiarano i consiglieri di minoranza – rimaniamo contrari all’aumento al massimo delle imposte comunali, ritenendo errato gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini, soprattutto dopo che tutti i fondi comunali sono stati utilizzati per opere che avrebbero potuto essere realizzate tramite i fondi Pnrr. Se l’aumento fosse stato finalizzato al miglioramento dei servizi essenziali, come il trasporto scolastico, sarebbe stato almeno più accettabile. Riteniamo inoltre che l’addizionale Irpef debba essere applicata a scaglioni, nel rispetto del principio di progressività sancito dall’articolo 53 della Costituzione”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post LUZZANA – Aumentano Imu e Irpef, minoranza contraria. Il sindaco: “Lo abbiamo fatto giocoforza, ecco perché…”. E sull’ex pollaio… first appeared on Araberara.

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MediaVariante di Cerete, a che punto siamo? Dopo che per anni ci siamo chiesti ‘Variante sì o variante no?’ adesso è tempo di altri interrogativi. Le tappe sono già definite. Provincia e Anas hanno già firmato la convenzione unica, che ora è passata nelle mani del terzo soggetto interessato, il Ministero delle Infrastrutture. I tempi tecnici parlano di 30 giorni, ma non dovrebbero comunque esserci intoppi, in quanto tutto era già stato definito in precedenza. L’iter quindi è già stato avviato, dopo la firma della convenzione ci serviranno altri 20 giorni per l’approvazione del progetto. “I tecnici stanno già facendo i rilievi sul territorio; a maggio verrà approvato il progetto esecutivo – spiegano gli addetti ai lavori – mentre tra giugno e luglio verrà bandita la gara d’appalto da parte della Provincia e quindi presumibilmente entro la fine dell’anno partiranno i lavori”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post CERETE – Variante: progetto esecutivo a maggio, inizio lavori entro fine anno first appeared on Araberara.

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MediaSi va verso la nomina di Graziano Martinelli, medico in pensione, ex candidato sindaco, figura di riferimento per anni del gruppo Lovere Domani. Toccherà a lui raccogliere il testimone di Roberto Forcella che dopo anni di presidenza lascia l’incarico.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post LOVERE – Graziano Martinelli verso la nomina alla Presidenza della Tadini first appeared on Araberara.

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MediaSindaci contro sindaci, o meglio, sindaci contro un sindaco, Giovanni Testa di Gorle, reo (insieme alla sua Giunta) di aver voluto chiudere in via sperimentale per un periodo di tre mesi i varchi d’accesso al suo paese da Ranica e Torre Boldone/Bergamo. E questo avviene nel momento più caldo del traffico, dalle 7 alle 9 di mattina, quando le strade della Bassa Valle Seriana sono intasate dal traffico dei pendolari.Proteste, lettere, telefonate, messaggi sui social, incontri nel Palazzo della Provincia di Bergamo: nulla di tutto questo ha smosso di un millimetro l’irriducibile primo cittadino di Gorle che, di fronte alle accuse dei suoi colleghi sindaci, in particolare di quelli di Torre Boldone e Ranica, ha sottolineato come questa sperimentazione fosse stata condivisa con i comuni confinanti nella Conferenza dei Servizi.Il perché della sceltaMa, perché l’Amministrazione comunale di Gorle ha preso questa decisione impopolare? La spiegazione è dovuta al fatto che il paese (e i suoi abitanti) è costretto a sopportare quotidianamente un’immensa quantità di traffico e, con questa sperimentazione, il Comune spera di ottenere risultati positivi per la viabilità, limitando di molto il traffico verso il centro. E così, da lunedì 3 marzo a venerdì 30 maggio (salvo passi indietro che, al momento, non sembrano all’orizzonte) dalle 7 alle 9 di mattina sono posizionati varchi presidiati di controllo in questi luoghi: all’incrocio tra Via Martinella e Via Quasimodo (impedendo l’accesso dei non residenti del Comune di Gorle provenienti dai confinati Torre Boldone e Bergamo) e alla rotatoria di Via Trento (dove i non residenti provenienti da Ranica non possono più accedere a Gorle).ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post VIABILITÀ – Caos traffico: Gorle chiude (per tre mesi) le vie di accesso da Ranica e Torre Boldone. Si scatena il pandemonio e si guarda al prefetto first appeared on Araberara.

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MediaIl Grumello è una contrada che sta di là dal fiume, che scorre lì sotto. La più antica contrada del paese, qui si raccontano storie di assemblee popolari in riva al fiume perché il mormorio dell’acqua avrebbe impedito di far ascoltare (alle donne) le discussioni maschili sui massimi sistemi… Due ponticelli ti portano alla contrada che sta a ridosso del piazzale della pista di fondo e del palazzetto del ghiaccio. Vecchie case che si raccontano le loro vecchie storie.Qui è nato il 17 dicembre del 1940, è cresciuto e invecchiato Luigi Maj, terzo di cinque tra fratelli e sorelle. sono rimasti in due, Luigi (che chiamano Luigino) e Albina (che tutti chiamano però Nineta), la sorella che sta su in cima alla casa di famiglia. Gli altri “son poco lungi, in cimitero”, direbbe il poeta (Pascoli). In realtà l’ultimo della nidiata, Italo, non sta in cimitero, è sepolto dalla grande valanga che ha travolto tre alpinisti scalvini su quella maledetta montagna andina, nel 1981, il Pukajirka. E anche del penultimo, Valentino, sono tornate solo le ceneri, è morto di covid cinque anni fa, in quel marzo maledetto, in una camera del piano di sopra dell’ospedale dov’era ricoverato anche Luigi.Caduto nel fiume a 6 anniChe si è salvato. Come si era salvato da piccolo, aveva 6 anni, quando era caduto dal ponte nel fiume, fracassandosi qualche osso. Com’è successo? “Era appena finita la guerra, e qui cominciava a passare dal Vivione qualche moto, anche col Sidecar. Io e mio cugino, che era sordomuto, giocavamo a fare i motociclisti sul muretto del ponte. E si vede che la testa pesava più del resto e sono caduto giù, fuori dall’acqua, mi ha visto la mamma e sono corsi giù a prendermi, ero pieno di buchi…”.Il primo dei fratelli si chiamava Antonio, se n’è andato anche lui pochi anni fa. “Sì, sono il terzo, il migliore praticamente”. Lo dice con un sorriso appena accennato. I suoi prossimi 85 anni se li porta benissimo. No, non benissimo, parliamo in una pausa da… ossigeno “Me lo devo mettere tutta notte, e poi ho delle pause durante il giorno, ma ogni sei ore mi devo rimettere la maschera dell’ossigeno”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post SCHILPARIO – Covid, 5 anni dopo – Luigi racconta i suoi due mesi in ospedale: “Vedevo passare nel corridoio la barella con su uno coperto dal lenzuolo… Mio fratello era al piano di sopra, ho saputo tanto tempo dopo che era morto. Fino a 80 anni ho ballato. Adesso ossigeno tutta notte. Ma sono fortunato” first appeared on Araberara.

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MediaFrancesco Filippini, ex sindaco di Sovere, assessore in Comune e in Comunità Montana, bancario in pensione, ma soprattutto papà. E diventare papà dopo un affido è un viaggio di quelli da raccontare: “Tutto è cominciato – racconta Francesco – con l’esperienza dei bambini bielorussi, venivano 5 settimane all’anno e anche io e mia moglie Angela facevamo parte delle famiglie che li accoglievano”. Da lì ad accogliere un bimbo in casa il passo è breve, anche perché Francesco e Angela il senso di accoglienza ce l’hanno nel dna, basta sentirlo parlare: “Un figlio in affido è un percorso particolare, un’esperienza intensa, complessa ma bellissima, alla fine è più quello che ricevi di quello che dai. Si può anche scegliere se prendere in affido solo per qualche ora al giorno, magari per l’aiuto compiti o altro, ma noi abbiamo deciso di prendere la strada di un affido diciamo completo, sempre, tutti i giorni. E’ una scelta di incoscienza, non sai a cosa vai incontro, può succedere di tutto, sì, devi essere incosciente per farlo, e non è un’accezione negativa, anzi”. Francesco racconta: “L’affido è un negozio giuridico di due anni, una sorta di aiuto alla famiglia di origine, che per qualsiasi motivo non ha la capacità di poter allevare  un figlio, ma poi quei due anni diventano quasi sempre di più e in moltissimi casi il bambino resta dove è stato affidato. Purtroppo l’affido proprio per questo, è un fallimento complessivo, ma d’altronde sono interventi urgenti del tribunale per coprire gravi problemi.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post SOVERE – Francesco, ex sindaco, assessore in Comune e Comunità Montana: “Io e mia moglie Angela e Simone, bimbo in affido, ormai nostro figlio, è più quello che riceviamo di quello che doniamo. Le sue paure, le fatiche, la gioia…” first appeared on Araberara.

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MediaÈ stata una grande festa quella andata in scena per le vie di Clusone con la tradizionale sfilata di Carnevale giunta alla 71^ edizione. In piazza Orologio ad accogliere gruppi e carri c’era un bagno di folla.Il carro proveniente da Casazza, ‘Mulan la Principessa d’Oriente’ è stato il vincitore indiscusso con un 10 arrivato da tutti i componenti della giuria e si è aggiudicato anche il premio per il carro arrivato da più lontano. A seguire, sul secondo gradino del podio è salito l’Oratorio delle Fiorine, con il carro “Fiorine-chan to Japan”, mentre al terzo posto il carro di Zambla Bassa con “Il mondo delle api”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post CLUSONE – Casazza con Mulan si aggiudica il Carnevale, al secondo posto le Fiorine di Clusone e al terzo Il Mondo della Api di Zambla first appeared on Araberara.

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MediaQuasi incredula, sgomenta, profondamente addolorata: così appariva l’ intera comunità di Villa d’Ogna nel pomeriggio di sabato 1 marzo, quando a rendere omaggio alla salma di Carlo Ceresoli , 61 anni – tragicamente scomparso la mattina di venerdì 28 febbraio schiantandosi con la sua auto contro un tir insieme alla figlia 25enne Maria Chiara –  nella cappella del suffragio adiacente la chiesa parrocchiale c’era un ininterrotto andirivieni di persone. A riceverle ed a stringerle tutte in un lungo abbraccio la signora Mery, dignitosissima icona della sposa e madre dolorosa, colpita dalla duplice spada della perdita del marito e del pensiero di una figlia la quale, ferita in modo grave, sta tuttora lottando per la vita nella terapia intensiva di un ospedale.Lacrime silenziose sui volti, parole di conforto appena sussurrate e subito interrotte dalla commozione e dai singhiozzi, la voce di un’anziana donna che chiamava tutti alla preghiera intonando un rosario di suffragio per l’anima dello scomparso.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 MARZOThe post VILLA D’OGNA – Il ricordo di Carlo Ceresoli, la sua famiglia, 50 anni di Banda: “Papà sei accanto a Maria Chiara, a tenerle mano” first appeared on Araberara.

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