MediaRiceviamo e pubblichiamo la lettera di una signora di San Paolo d’Argon che intende, con questo suo scritto, risparmiare ad altri la spiacevole esperienza da lei vissuta nelle scorse settimane sui Colli di San Fermo. E chissà che possa servire a chi pecca a volte di ‘eccessiva solerzia’. Perché l’eccesso di solerzia in campo civile, religioso o politico è spesso un errore. (…)***Spett.le Redazione Araberara,La scorsa vigilia di Ferragosto eravamo in molti a trascorrere una giornata di fresco relax ai Colli di San Fermo, anche sul versante solitamente meno frequentato, quello che porta al Monte Torrezzo. L’esiguità dei posti auto disponibili lungo il percorso spingeva alcuni di noi a parcheggiare in un’ansa situata una cinquantina di metri dopo l’inizio della strada agro silvo pastorale asfaltata che ha inizio in prossimità del Monumento ai Caduti della Battaglia di Fonteno…ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo COLLI DI SAN FERMO – LETTERA – Le passeggiate sui Colli e la pioggia di multe degli ‘zelanti esattori’ proviene da Araberara.
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Media“Due anni fa il mio sogno più grande lo dicevo a bassa voce, perché ci credevo ma non sapevo se ce l’avrei fatta”. E invece il sogno Paralimpiadi con la sua canoa per Mirko Nicoli, gorlaghese doc, è diventato realtà (e proprio in questi giorni, il 6 e l’8 settembre, si stanno svolgendo le gare). Lo sport è la colonna sonora della sua vita dopo l’incidente in moto dell’estate del 2016.“Era mezzanotte, avevo finito di lavorare, come secondo lavoro facevo il pizzaiolo alle feste di paese, e stavo rientrando a casa”, poi il violento impatto contro un cartello stradale “e in ospedale hanno fatto il possibile per salvarmi la gamba destra, ma le ferite erano troppo gravi e hanno deciso per l’amputazione”.È proprio qui, da un letto di ospedale, che è iniziata la sua seconda vita: “Tornare indietro non si poteva e ho scelto di guardare subito avanti. Un giorno alla televisione stavano trasmettendo le Paralimpiadi, che io fino a quel momento non conoscevo. Ecco, è nato tutto come una scommessa: ‘Adesso che ho perso una gamba voglio diventare un atleta paralimpiaco’, mi sono detto, e io ho la testa dura, quindi una volta che ho trovato il mio sport, la canoa, con cui è stato amore a prima vista, mi ci sono dedicato come prima facevo con il lavoro”, sorride.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo GORLAGO – Mirko e le Paralimpiadi con la canoa: “Il mio sogno quando ero nel letto d’ospedale. Noi disabili siamo considerati bravi per l’impegno nonostante le difficoltà, ma siamo atleti a tutti gli effetti” proviene da Araberara.
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MediaIl tempo dei saluti per don Sergio Alcaini è arrivato. Domenica 1° settembre, davanti ad una chiesa gremita, il parroco ha fatto un bilancio dei 12 anni trascorsi a Cerete.“Sono molto dispiaciuto di andarmene, quando il Vescovo mi ha chiamato il 25 febbraio e mi ha chiesto se avessi avuto qualcosa in contrario a spostarmi in un’altra Parrocchia, non ho saputo dire altro che ‘sto bene dove sono’, ma non è stato sufficiente. Sono dispiaciuto perché si lasciano relazioni, persone, storie, ma non nascondo di essere anche entusiasta. Cambiare è sempre faticoso, ma ogni dodici anni bisogna anche accontentare quelli che non vedono l’ora che il parroco se ne vada. Tutti devono mettersi in gioco, noi preti per primi ma soprattutto le parrocchie e i parrocchiani, ma questo ci fa vedere che la chiesa è grande. È bene fare questi cambiamenti perché alcune cose a cui io non sono stato attento, perché non le ho notate, perché non sono nelle mie corde, qualcun altro le tiene più in considerazione e viceversa”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo CERETE – Don Sergio: “Lascio persone, storie, relazioni. Cambiare è faticoso, ma si accontenta chi non vedeva l’ora che me ne andassi. Chiedo scusa del mio carattere e dell’entusiasmo che non ho saputo trasmettere” proviene da Araberara.
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MediaIl conto alla rovescia è cominciato. E sembra procedere spedito alla meta. Via Macallè si riapre, dopo più di 15 anni, la strada che collega Costa Volpino e Lovere dalla parte superiore del paese torna in funzione, dovrebbe quindi permettere di alleggerire il traffico sul porto di Lovere. “L’apertura è prevista – spiega il sindaco Federico Baiguini – per fine settembre, inizio di ottobre, ci sono alcune cose da completare ma indicativamente il periodo è quello, insomma, ormai ci siamo”. Si sono invece allungati più del previsto i tempi per il mega profetto turistico privato che riguarda la grande zona del Bersaglio: “Ora le autorizzazioni ci sono tutte – continua Baiguini – l’iter è finalmente concluso, il progetto definitivo è stato approvato, ora il prossimo passo è la concessione per 37 anni dell’area al privato, in cambio della riqualificazione delle opere e poi il testimone passa in mano al provato che ha tutto l’interesse per cominciare e finire i lavori in tempi brevi”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo COSTA VOLPINO – Via Macallè: ci siamo quasi. Zona turistica: il testimone passa al privato. Scuola Primaria del Piano: si rifà il tetto proviene da Araberara.
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MediaIl mitico Gino Bartali avrebbe così commentato la sentenza dei giorni scorsi del TAR di Brescia sull’enorme parco fotovoltaico di Torre Boldone: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.Sì, perché attorno al mega impianto inaugurato pochi giorni prima delle elezioni di giugno si polemizzava da mesi; da una parte l’Amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Luca Macario che aveva ‘sposato’ il progetto della Comunità energetica rinnovabile (CER) Imotorre, il grandissimo parco fotovoltaico con oltre 6.300 pannelli solari, dall’altra il Parco dei Colli che metteva in dubbio la regolarità dell’iter autorizzativo. E, fra i critici c’era anche l’allora consigliera di minoranza Simonetta Farnedi, che da giugno ha preso il posto di Macario.Il TAR ha accolto il ricorso del Parco dei Colli sottolineando due fondamentali mancanze al progetto dell’impianto fotovoltaico: l’autorizzazione paesaggistica e il parere della Soprintendenza, obbligatorio ma non vincolante. Quindi, è tutto da rifare.Direttamente colpito dalla sentenza del TAR, il gruppo ‘Insieme per Torre’ (l’ex maggioranza e attuale primo gruppo di minoranza) ha preso posizione, sottolineando che si tratta di una questione tecnica: “Facciamo chiarezza sulla questione del nuovo impianto fotovoltaico. Per procedere alla sua realizzazione, l’Ufficio tecnico del Comune di Torre Boldone (e non la parte politica rappresentata dal nostro gruppo), prima di dare l’autorizzazione avrebbe dovuto chiedere alla Sovrintendenza un parere non vincolante sulla fattibilità del progetto.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo TORRE BOLDONE – Il TAR ‘oscura’ il mega parco fotovoltaico proviene da Araberara.
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MediaDa Bossico riceviamo e volentieri pubblichiamo:In seguito all’articolo pubblicato sull’ultima edizione di Araberara, riguardante il resoconto della seconda edizione della Soap Boxxico Rally, ci tengo a precisare in prima persona che io Arrighetti Fabio sono vicepresidente dell’associazione Gruppo Sportivo Bossico, ente promotore della manifestazione e non ho nulla a che vedere con la Pro Loco del paese. Preciso questo prima di tutto per la infondatezza della cosa e principalmente per rispetto verso tutti i ragazzi del direttivo che con lunghi mesi di lavoro hanno dato vita all’evento senza aver nemmeno la pretesa di venir citati.Vorrei infine esprimere un mio punto di vista: i tempi cambiano, i modi cambiano ed il mondo va avanti, le generazioni corrono facendo passi da gigante spesso dimenticando le radici da cui provengono. Questo è il ragionamento di base per cui credo che anche a livello di piccola realtà come Bossico, nella volontà di tutti partendo da quanto espresso sopra, sarebbe opportuno sedersi ad un tavolo per gettare le basi per istituire un unico gruppo di lavoro che pensi a ideare, organizzare e portare avanti quanto di buono si possa fare per far si che la gente sia del paese ma soprattutto da fuori, venga a conoscere e apprezzare la nostra piccola realtà.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo BOSSICO – LA LETTERA – “Abbandoniamo i piccoli e grandi scogli e torniamo uniti, istituiamo un unico grande gruppo di lavoro” proviene da Araberara.
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MediaIl sole scotta. Il vento cerca di lenire il calore ma può poco di fronte all’ennesimo giorno infuocato di questa lunga estate. Però lassù, lungo una strada che sembra portare in nessun posto, dopo qualche chilometro, sopra Sellere, frazione di Sovere, si apre un Paradiso, la strada si fa un po’ più stretta e si arriva all’Azienda Agricola Fior di Ciliegio, un’insegna in legno e ….attorno il Paradiso, colline, un senso di pace infinito, il lago d’iseo e dall’altra parte si vede il lago di Piangaiano. Dario Tarzia, 47 anni, barba curata, sguardo vivo ci accoglie insieme a Pietro, suo figlio, è al lavoro, come sempre, in quella che non è solo un’azienda agricola e ora anche un agriturismo, ma anche e soprattutto una passione che coinvolge lui e la moglie Veronica: “Questa casa – comincia Dario – l’abbiamo costruita io e mia moglie nel 2012, viviamo qui con i nostri tre figli, Noemi, Pietro ed Emma. Questo era un terreno di famiglia e abbiamo deciso di trasformarlo nella nostra vita e nel nostro lavoro, la casa che vedi lì in fondo (indica una casa a un centinaio di metri) è dei miei genitori, mio nonno lo chiamavano il ‘banchetì’, faceva i cestini con le ‘strope’ e molto altro, vendeva la frutta anche a Bossico, insomma, si dava da fare”. Dario racconta: “Perché ‘Fior di ciliegio’? perché nel nostro progetto iniziale, mio e di mia moglie, c’era l’idea di portare avanti un frutteto di ciliegie, e così abbiamo piantato circa 200 piante, poco dopo siamo partiti anche con l’apicoltura, arnie, impollinazione e produzione miele ma presto ci siamo resi conto che la coltivazione di ciliegie cozzava con le nostre idee, le due cose non si sposavano una con l’altra, se si vogliono mangiare le ciliegie la pianta va trattata chimicamente e noi questo non lo volevamo fare. E così ci siamo buttati anche su altro mantenendo però il nome ‘Fior di ciliegio’. Genuinità e nello stesso tempo qualità del prodotto, senza contare le ore, perché dietro c’è una grande passione”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo SOVERE – LA STORIA – Dario & Veronica e il loro ‘Fior di Ciliegio’ tra piatti a km0, coltivazione di zafferano e produzione di miele, e ora l’agriturismo proviene da Araberara.
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Media“Simona era il volto della gioia, ti guardava e ti sentivi a casa, al sicuro, e questo lo respiravano anche i pazienti”. Già, le colleghe infermiere di Simona Gusmini, 54 anni di Albino, sono ancora incredule. Simona è morta così, lunedì 26 agosto, mentre stava andando al lavoro all’Ospedale Bolognini di Seriate, da Albino, dove viveva con il marito Ivan Mastroianni, coordinatore del Pronto Soccorso di Alzano e coordinatore del Dipartimento emergenza urgenza dell’Asst Bergamo Est,, lei invece lavorava nel reparto di ‘Rianimazione’ dell’ospedale di Seriate. Avevano tre figli. Hanno tre figli. Perché Simona è come se fosse ancora qui, con quel suo sorriso e quel suo modo di essere inconfondibile.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBRE L'articolo ALBINO – ALZANO – Simona, i colleghi, i tre figli e l’amore per il suo lavoro proviene da Araberara.
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MediaSergio Leone ci avrebbe fatto un film, della serie “per qualche dollaro in più”. Mentre le altre Comunità Montane hanno risolto il rinnovo delle cariche in poche settimane, quella dei Laghi bergamaschi è in alto… lago. Quale sia il lago con l’acqua alta sembra banale, non sarebbe il Sebino ma il Lago d’Endine, arrivando però giù giù fino alle porte di Bergamo, visto che candidato della val Cavallina è l’attuale sindaco di Trescore Danny Benedetti. Ma non di tutti e 16 i sindaci della valle che si sono riuniti martedì 3 settembre con qualche assenza perché qualcuno è in vacanza e quindi il tutto resta vago, è tutta da verificare (se ci sono materialmente le firme) la compattezza della val Cavallina che, come si sa, rivendica il diritto a nominare il nuovo Presidente e la nuova Giunta in base alla turnazione tra le ex tre Comunità Montane.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo SCENARI – Comunità Montana: Bellini/Benedetti, scontro “per un qualche voto in più” proviene da Araberara.
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MediaColonne di fumo bianco che sono presto diventate di un colore nero intenso, un odore forte come di plastica bruciata e una notte tranquilla che rischia di trasformarsi in un incubo. L’incendio, l’allarme, la corsa in strada, i soccorsi. È quello che ha vissuto Alessandro Bedoya, 28 anni, inquilino del secondo piano della palazzina di via Grumelli al civico 74 nella notte del patrono di Villongo, tra il 26 e il 27 agosto. “Stiamo tutti bene e questo è l’importante”.Ma riavvolgiamo il nastro: “Era da poco passata la mezzanotte – racconta -, ero ancora sveglio e ho sentito un odore forte di bruciato. Sono uscito sul balcone e ho notato che iniziava a passare del fumo, ma pensavo arrivasse dalla festa patronale. Poi ho visto un signore che passava di lì e gli ho chiesto cosa stesse succedendo, di certo non immaginando che l’incendio arrivasse dalle nostre cantine, invece lui diceva che il problema era proprio nella nostra palazzina”.E tu? “Ho aperto la porta e ho iniziato a scendere dalle scale per raggiungerlo… mi sono accorto subito che il fumo arrivava da lì sotto. Ho sentito l’odore farsi sempre più intenso e vedevo il fumo salire dal seminterrato. Sono tornato subito indietro e ho svegliato tutta la mia famiglia e insieme ai miei fratelli abbiamo iniziato a chiamare anche i nostri vicini per scendere in strada”. ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo VILLONGO – Alessandro e la notte dell’incendio della palazzina: “Ho sentito un odore forte e ho svegliato tutti. Mio fratello ha preso nonna in braccio e l’ha portata in strada” proviene da Araberara.
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MediaManca un anno alla fine del primo mandato di Edilio Moreni come sindaco di Cene e in paese i vari gruppi si stanno già muovendo per decidere i nomi dei candidati sindaci. Il centrosinistra spera di trovare la persona giusta per spezzare la maledizione che lo colpisce a Cene, il ‘primo comune leghista d’Italia e del mondo’ in cui il Carroccio regna indisturbato dal lontano 1990. Ma anche all’interno del centrodestra a trazione leghista ci si interroga sul nome del futuro candidato a sindaco.Facciamo però un passo indietro. A settembre 2020 i cittadini cenesi erano tornati alle urne dopo un solo anno dalle precedenti elezioni comunali del 2019 a causa della scomparsa dello storico sindaco Giorgio Valoti, una delle prime vittime della pandemia. Al suo posto era stato scelto Moreni, che aveva vinto per soli 27 voti.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo CENE – Elezioni 2025, in forse la ricandidatura di Moreni proviene da Araberara.
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MediaAndrea Bolandrina non è certo uno che le manda a dire. E la gente di Fiorano ha dimostrato di apprezzarlo, valanga di voti alle elezioni di giugno nonostante altre due liste. Bolandrina è ripartito, tanta carne al fuoco e qualche polemica, ma sulla vicenda ‘ponte’ ha avuto ragione lui: “Non ho mai dato troppo peso alle polemiche – racconta – alle voci che per motivi anche elettorali circolavano, alla fine la soluzione non era dovuta all’intervento dell’assessore regionale Terzi o altro, il carrozzone cosi grosso ha in realtà le sue tempistiche”. La gente di Fiorano però lo ha capito subito: “Sì, e questo mi fa piacere, mi aspettavo un buon consenso ma ho avuto comunque un po’ di timore, la terza lista in qualche modo ha fatto il mio gioco ma alla fine anche sommando i voti delle due liste non sarebbero comunque bastati, abbiamo sempre agito con serenità e sobrietà, Direi che la parola giusta per definirci è proprio sobrietà, se avessero votato qualcun altro non ne avremmo certo fatto un problema, è la gente che giustamente decide da chi farsi governare”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBRE L'articolo FIORANO – Andrea Bolandrina: “Si va verso il Comune unico. Con Gazzaniga come faremo? Devo essere sincero o diplomatico?” proviene da Araberara.
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MediaLuca Mariani“Fine del ricreativo, inizio del culturale”. A qualcuno tornerà in mente la celebre scena del film Berlinguer ti voglio bene. Ma questa volta non è la pellicola con Roberto Benigni protagonista. Questa volta è il venerdì sera della Bèrghem Fest, che dopo cinque anni di assenza è tornata. La festa dei leghisti bergamaschi per l’edizione 2024 ha cambiato sede: non più Alzano Lombardo, ma il prato in zona stazione ad Albino.Così mentre la luna calante di fine agosto ha già preso posto in cielo e la sfida serie A tra Inter e Atalanta è già sul 2 a 0, il consigliere comunale di Rovetta, Marco Maninetti annuncia al microfono che quelli saranno gli ultimi numeri fortunati ad aggiudicarsi i premi prescelti dalla dea bendata attraverso il gioco della ruota.Sul palco le poltrone grigie e squadrate sono riempite da Attilio Fontana «un grande uomo a cui il territorio vuole bene» e al centro «perché non potevo vederlo sulla sinistra» Roberto Calderoli.Sotto il tendone bianco, davanti ad una folla non proprio delle grandi occasioni, il governatore della Lombardia e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie dibattono guidati dalle domande del direttore di Araberara, Piero Bonicelli.Calderoli, in pantaloncini di jeans e maglietta scura, è come sempre franco e schietto: «Noi abbiamo scelto la strada dell’autonomia. È paradossale che qualcuno abbia proposto un referendum formale e istituzionale che potrebbe portare allo scontro tra nord e sud del paese. La mia volontà è di non dividere il paese. Quando ci accusano di non essere solidali a me girano i cosiddetti».ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo Al comizio di Salvini, tra politici e ‘fans’, tra selfie, costine e frecciate ai Vescovi proviene da Araberara.
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MediaLa Febbre catarrale dei piccoli ruminanti, più nota come ‘blue tongue’, in italiano lingua blu una malattia che colpisce ovini, caprini e bovini, risultando molto contagiosa e in qualche caso mortale soprattutto per le pecore, più sensibili, mentre le capre sono più resistenti. La lingua cianotica è uno dei suoi sintomi più evidenti, insieme al gonfiore dovuto agli edemi che si diffondono su labbra, gengive ed estremità degli arti, con lacrimazione e salivazione abbondante. Nel 2018 una ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna ha accertato che causa infertilità negli arieti, anche in presenza di sintomi lievi. Sull’uomo questo virus non ha conseguenze.Si tratta di una malattia infettiva che si trasmette attraverso le punture di insetti del genere Culicoides, simili a minuscole mosche lunghe due o tre millimetri.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo Vaccinazione consigliata ma va pagata per ogni capo. Lingua blu mortale per le pecore. Focolaio a Pavia proviene da Araberara.
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MediaDomenica 1 settembre scorso don Alfio Signorini, in partenza per la sua nuova destinazione, la parrocchia di Gandosso, ha salutato commosso la comunità parrocchiale di Comenduno che guidava dal 2017, dopo 10 anni da curato dell’oratorio di Torre Boldone e altri dieci da parroco a Branzi in Valbrembana, La commozione ha caratterizzato anche i fedeli comendunesi che, come ha affermato don Alfio, lo avevano da subito circondato di stima e di affetto, dimostrandosi una comunità accogliente e generosa, oltre che una realtà ricca di associazioni, di volontariato, impegnata su diversi fronti, dall’economico al sociale, con una sua precisa identità di paese, che considera il prete, il ‘suo’ prete, molto importante.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo ALBINO – COMENDUNO – Il saluto di don Alfio Signorini. Arriva don Alessandro proviene da Araberara.
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MediaIn una lettera indirizzata al giornalino del paese, “L’Eco del Sapèl Né”, Fulvio Pelizzari, ex-sindaco, sottolinea la preoccupazione crescente per “la scarsa partecipazione alle elezioni, la disaffezione verso la politica e le istituzioni e, in molti casi, anche verso l’associazionismo”, fenomeni in atto anche nelle nostre comunità, dove “è venuta meno la capacità di saper aggregare e rappresentare le diverse fasce della popolazione, e ci troviamo in un mondo inondato da un eccesso di informazioni e disinformazione, che rende più difficile discernere le notizie vere da quelle false generando grande confusione e disorientamento, col risultato che gli interessi individuali prendono il sopravvento su quelli collettivi, ammalando il clima della società”. ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo PIARIO – I suggerimenti dell’ex-sindaco alla nuova Amministrazione in vista del ‘bene comune’ proviene da Araberara.
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MediaÈ una mattinata di fine agosto, mancano pochi giri di orologio alle 9, lascio alle spalle il rumore delle auto che percorrono la strada principale verso Rovetta per immergermi nel silenzio e nella natura. Una stradina che si fa presto sterrata, ai lati muri di pannocchie che mi lasciano intravedere solo il cielo azzurro mi portano dritti all’azienda agricola ‘Luca Beccarelli’. A fare gli onori di casa ci pensa Kimbo, un dolce cagnolino che mi accoglie scodinzolando e chiedendo qualche coccola di benvenuto. Sono in anticipo, ma Luca, titolare insieme alla mamma Ivana, mi accoglie con il sorriso, “siamo già di corsa stamattina”, e l’avevo immaginato, ma prometto di fare presto.Non mi trovo qui per caso, a metà settembre Rovetta riporta sulla tavola (e non solo) la sua storia e le sue antiche tradizioni, quelle della patata e del mais rostrato rosso. E quella di Luca è una delle tre aziende agricole di Rovetta che porta avanti questa tradizione.33 anni, classe 1991, camicia a quadri bianchi e neri, annaffiatoio verde tra le mani per dar da bere a Lucrezia, voce squillante e una parlantina di chi questo mestiere lo fa con una grande passione. Il profumo di caffè esce dalla cucina, mamma Ivana fa un saluto veloce prima di tornare alle faccende della giornata – che qui è già iniziata un po’ di ore fa – e noi ci immergiamo nel mondo di Luca, che è titolare di questa realtà dal 2018, “sono sempre stato in azienda, anche se per un po’ ho lavorato fuori, poi ho deciso di tornare a portare avanti l’attività, prima insieme al papà, Bruno, poi, da quando lui non c’è più, insieme alla mamma”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo ROVETTA – Luca e la sua azienda agricola dove si coltiva mais rostrato rosso: “Lo raccogliamo a mano, pannocchia per pannocchia… così manteniamo viva la tradizione” proviene da Araberara.
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Mediadi Lucio Toninelli(la prima puntata del viaggio è stata pubblicata sul numero di Araberara del 23 agosto)Forse la cosa che più colpisce, – metaforicamente – è un San Cristoforo gigante incollato come una figurina della collezione Panini alla facciata del Castello, quella che si affaccia sulla piazza. Una “patacca” (mi sia consentito, anche se di buona esecuzione!) realizzata a metà del secolo scorso, pare per coprire una lunga crepa dovuta al cedimento di una parte del Maniero… Si stavano eseguendo i lavori della nuova provinciale, a suon di esplosivo, e una parte delle fondamenta non resse alla guerra del progresso. Altri dicono che fu messa per coprire una canna fumaria che lacrimava caligine catramosa. Chi conosce le vecchie case di montagna, sa di cosa parlo. Indubbiamente, anche per la sua dimensione gulliveriana, questo san Cristoforo domina piazza Dante. Concediamogli che rende più umano e fragile il possente maniero. Sembra il suo bonario genius loci.Il cerchio degli edifici si stringe sempre di più attorno a me e alla fontana, mi racchiude in un piccolo anfiteatro… Un teatro capovolto, dove io sono il pubblico – o l’imputato – al centro, e sui palchi ci sono gli attori: S. Gregorio Magno – quello del calendario nuovo! – le famiglie Ginami, Milesi, Terzi, Buccelleni, Filisetti, Scacchi, Del Zoppo e via dicendo, nei palchetti dei loro palazzi, E S. Cristoforo protettore degli automobilisti, a sua insaputa, dato che visse nel III secolo d.C. Sarà il caldo? Guardando i palazzi circostanti li vedo fluttuare nel leggero vapore, che sale dal porfido della piazza, dai tetti, dalle colline. Esprimo a mezza voce una pensiero:“Parlare di Gromo è facile… Parlarne bene, è perfino banale. Parlarne male, quasi impossibile. In definitiva, parlare di Gromo è rischioso e forse inutile… E allora perché parlarne?”.Nel silenzio dell’arena, torna la voce insolente…“Ehi, furestér, parli da solo? Guarda che qui ti mandano a Seriate se ti sentono…”Giro lo sguardo intorno, guardo le finestre, anche quelle più in alto, le più piccole. Non vedo anima viva. Controllo l’entrata del bar, più nessuno… Anche la Pro Loco è deserta. Il portico del Municipio, pure. Tutto tranquillo. Ho solo immaginato la voce? In ogni caso, tanto per far sapere che ho sentito, e che ho una opinione ferma, dico…ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo VIAGGIO A GROMO/2 – Tra mulini, magli, le ràseghe e focolai… lance, pugnali e corazze proviene da Araberara.
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MediaUn impatto artistico ed emotivo di quelli da fare accapponare la pelle. Di quelli che restano addosso e dentro. Un incanto. Sia per il numero di artisti che per qualità. Aperta dal 31 agosto fino al 15 settembre, in mostra 27 artisti contemporanei e del Novecento al Centro Civico.Castro sul lago d’Iseo omaggia i suoi pittori con la mostra collettiva ‘Castrod’arte’, organizzata dal gruppo Castrodarte con il patrocinio del Comune di Castro e la direzione artistica di Manuela Rossi. Aperta il 31 agosto rimarrà fino al 15 settembre al Centro Civico di via Garibaldi saranno esposte oltre 50 opere di 27 artisti, di oggi e del passato, originari del paese o di adozione. La mostra intende celebrare la lunga tradizione pittorica del piccolo borgo sebino e mettere in luce i suoi talenti e le loro opere. Madrina dell’esposizione (e protagonista della locandina) è Santina Grasso, conosciuta come “la poetessa dei fiori” per i suoi quadri a tema floreale, meravigliosa donna che ha dedicato tutta la sua vita a tele e colori e che i primi giorni di agosto ha festeggiato 102 anni. In esposizione ci sono opere realizzate dagli anni ‘20 ad oggi, che raccontano con sensibilità la storia artistica del paese.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo Castro omaggia i suoi pittori con ‘Castrod’arte’: 27 artisti del paese e la commozione della 102enne Santina Grasso proviene da Araberara.
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MediaScriviamo per esternare la rabbia, il dolore, lo screditamento pubblico che abbiamo subito, e per il senso di impotenza per quanto ci è accaduto.Siamo ancora in attesa di essere ricevuti per un appuntamento richiesto ad aprile a don Maurizio Rota, parroco temporaneo a Solto Collina e da lui rimandato e mai più fissato.Dopo mesi gli abbiamo consegnato una lettera pesantissima nei toni, come è pesante ancora il macigno che abbiamo sul cuore; scritta d’impeto per la ferita lasciata aperta. Nessuna comprensione, nessuna chiamata e nessuna reazione. È arrivato nella nostra comunità con un mandato temporaneo, ma ha distrutto la vitalità di diversi gruppi e gli equilibri costruiti con fatica, dai sacerdoti che l’hanno preceduto. È bastata una sua decisione presa con leggerezza per cambiare la vita di molti e quella della mia famiglia. Ricordo con chiarezza quando ci ha convocato la mattina del 19 aprile e ci ha sollevati dall’incarico di coordinatori del bar dell’oratorio di Solto Collina. Mansione svolta da me e mio marito, con costante passione, divertimento e soprattutto con onestà. Ci ha sollevato da tale compito senza una spiegazione logica, (ampliamento dei ruoli ma di fatto ha rimosso dal ruolo solo noi due), perché? Non penso questo sia mai accaduto in un oratorio.Questo ha fatto si che alcune persone abbiano iniziato a dubitare della nostra limpidezza, rovinando così la nostra reputazione, in quanto nei paesi si vocifera di un ammanco di soldi!!!Non è servito a nulla chiederci scusa attraverso il bollettino parrocchiale. perché il danno era stato fatto. Purtroppo per noi, la gente continua tuttora a mormorare.(…) Abbiamo contattato anche don Maurizio Rota, ma ha preferito non rispondere.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo SOLTO COLLINA – LETTERA – “Siamo stati sollevati dall’incarico di coordinatori del bar dell’oratorio senza un perché. Una ferita aperta” proviene da Araberara.
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