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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/04/Bergamo-vista1.jpg">Media</a>Sarà un weekend di Pasqua estremamente positivo per il turismo: si festeggia sia al ristorante che in hotel. I risultati dell’indagine Ascom Confcommercio Bergamo condotta tra gli operatori del settore fotografano un fine settimana da incorniciare, a conferma del trend positivo dei primi mesi del 2023. L’anno scorso era stata proprio Pasqua a riportare la voglia di festeggiare fuori casa al ristorante per i bergamaschi, dopo 2 anni di stop forzato causa pandemia, e dei turisti e dei visitatori di tornare a viaggiare e soggiornare in albergo.
La novità rispetto allo scorso anno è rappresentata dalla crescita delle presenze di turisti italiani negli hotel, segno che la nostra città- complice con buone probabilità l’effetto capitale della cultura- sta entrando tra le destinazioni di itinerari, tour e gite fuori porta  anche per gli italiani. Gioca in favore della città la presenza dell’aeroporto di Orio al Serio –  come testimoniano le presenze ormai assodate di turisti europei, in particolar modo da Spagna, Polonia, Germania, Francia, oltre a Regno Unito, paesi scandinavi, Paesi Bassi e dalla vicina Svizzera- e l’ubicazione strategica  anche per essere utilizzata come base per visitare, oltre alla nostra,  altre città.
Ascom prevede oltre 19mila presenze per una spesa per il solo alloggio negli hotel della Grande Bergamo e nel resto della provincia di 1,7 milioni di euro (1 milione e 724mila euro).  Facilmente si raggiungerà quota 20mila con le prenotazioni sotto data.
I ristoranti stanno per chiudere le prenotazioni per il classico pranzo e si confida in un buon numero di coperti anche a Pasquetta, per cui le prenotazioni continuano ad essere last second, fortemente condizionate dal meteo. Nei 1713 ristoranti bergamaschi  e nei pubblici esercizi Ascom Confcommercio Bergamo stima un indotto di oltre 9,1 milioni di euro (9 milioni e 123 mila euro, un dato in crescita rispetto allo scorso anno quando si stimavano 8 milioni di euro).  La spesa  media pro capite calcolata nei pubblici esercizi  è di 55 euro a Pasqua, 35 a Pasquetta e 12 nei bar.  A tavola vince la tradizione, senza rinunciare a tecniche di cottura innovative e per un menù si vanno a spendere dai  50 ai 100 euro, con punte oltre  i 120 euro per i locali più blasonati. C’è anche chi sceglie di mantenere anche la proposta a la carte per chi desidera un pranzo più agile.<strong>Hotel : crescono le presenze di turisti italiani, bene il lago, montagna appesa al meteo</strong>La città e la Grande Bergamo registrano una crescita di presenze dei turisti italiani. Oltre alle ottime presenze per Pasqua e Pasquetta (che solo da qualche anno assieme a Natale stanno diventando periodi di lavoro anche intenso per gli hotel, segno di un’avanzata consistente del turismo leisure su quello d’affari e business) si segnano picchi di prenotazioni in tutti i weekend di aprile, oltre che in concomitanza con il Salone del Mobile di Milano, evento da sempre atteso e che porta da anni il pienone anche in città e provincia. Per i ponti del 25 aprile e del 1° maggio ci sono ottimi segnali e l’interesse in generale per la città e i principali punti d’interesse della provincia è alto. Prosegue il trend positivo anche per il turismo termale e legato al benessere, in particolare a San Pellegrino  e negli hotel con spa. Sul Sebino oltre ai turisti a corto e medio raggio lombardi si registrano buone presenze anche di stranieri, dalla vicina Svizzera al Nord Europa. Nelle valli, anche se con la chiusura degli impianti non si scia più, si confida nel meteo.  Nessun boom e situazione in generale abbastanza calma ai checkin degli hotel, ma continuano  comunque ad arrivare turisti, in particolare milanesi, e iniziano a registrarsi richieste per il ponte del 25 aprile e del 1° maggio.  Complice  eventi di forte richiamo come la maratona “Sarnico-Lovere Run”  in programma il 23 aprile, il lago registra un picco di richieste che promettono un anticipo fortunato del…
Oggi su Dagospia appare un pezzo che avrà acceso ricordi a tantissimi quarantenni e cinquantenni, un tuffo nel passato che però ha anche risvolti politici….dateci una letturaMANGIA LIBRI DI CIBERNETICA INSALATE DI MATEMATICA” – “ATLAS UFO ROBOT”, ANCHE CONOSCIUTO COME “GOLDRAKE” COMPIE 45 ANNI! – IL CARTONE ANIMATO ARRIVÒ SUGLI SCHERMI ITALIANI NEL 1978, ADATTANDO IL NOME (SBAGLIATO) DALLA TV FRANCESE (ATLAS SIGNIFICA ATLANTE IN FRANCESE) – IL CARTONE FU UN SUCCESSO IMMEDIATO, PLASMANDO UN’INTERA GENERAZIONE DI APPASSIONATI E CONSOLIDANDO I CARTONI GIAPPONESI IN UNO DEI GENERI PREFERITI DEI GIOVANI – IL CARTONE DIVENNE ANCHE UN CASO POLITICO IN ITALIA, DOPO CHE…<a href="data:image/png;base64,iVBORw0KGgoAAAANSUhEUgAAAAEAAAABAQMAAAAl21bKAAAAAXNSR0IB2cksfwAAAAlwSFlzAAALEwAACxMBAJqcGAAAAANQTFRFAAAAp3o92gAAAAF0Uk5TAEDm2GYAAAAKSURBVHicY2AAAAACAAFIr6RxAAAAAElFTkSuQmCC">Media</a><strong>Marco Zonetti per Dagospia</strong>Quarantacinque anni fa, martedì 4 aprile 1978, poche settimane dopo il rapimento di Aldo Moro, arrivava in Italia Atlas Ufo Robot, il cartone animato giapponese che avrebbe cambiato per sempre la “Tv dei ragazzi” . Uscito tre anni prima in Giappone con il titolo Ufo Robot Grendizer, da noi giunse dopo il passaggio sulla Tv francese dalla quale la Rai adattò la serie, sbagliandone il titolo. “Atlas ufo robot” era infatti una guida al cartone (atlas = atlante in francese), e lo stesso nome “Goldrake”, affibbiato al robot protagonista Grendizer, era in realtà l’anglicizzazione del francese “Goldorak”.Senza Internet, YouTube, DVD e piattaforme streaming, nessuno se ne accorse e, impreziosito da sigle indimenticabili (come Ufo Robot/Shooting Star di Luigi Albertelli-Vince Tempera con Ares Tavolazzi al basso), Atlas Ufo Robot fu un successo immediato ed epocale. In onda sulla Rete Due alle 18,45 all’interno del contenitore Buonasera con…, non esisteva bambino o bambina dell’epoca che non lo seguisse appassionatamente.Il seguito di quel cartone mirabolante così diverso dai placidi e delicati “disegni animati” ai quali i bambini e i genitori italiani erano abituati (fra cui gli altrettanto giapponesi Vicky il Vichingo e Heidi, giunti in Italia poco prima di Goldrake), fu talmente capillare fra le generazioni più giovani che finì per scatenare un putiferio di polemiche sulla presunta violenza delle immagini, finendo addirittura nel mirino della Commissione di Vigilanza.Uno dei suoi componenti, il deputato Silviero Corsivieri, pubblicò infatti sulla Repubblica un intervento dal titolo “Un ministero per Goldrake” nel quale ne sollecitava la sospensione in quanto celebrava “l’orgia della violenza annientatrice, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del diverso”. La deputata del Pci Nilde Iotti si spinse addirittura a definirlo un cartone “fascista”, oltre che “antidemocratico”, “violentissimo”, mentre sociologi, intellettuali, pensatori e così via dilapidavano fiumi di parole e altrettanti d’inchiostro interrogandosi se quel supereroe nipponico non fosse in realtà “il diavolo”. Gianni Rodari, Nicoletta Artom e Oreste Del Buono furono invece più miti nelle loro analisi spezzando una lancia a favore del robottone venuto dal Sol Levante.All’epoca, detrattori e paladini non sapevano che “Goldrake” era soltanto il terzo in ordine cronologico di una trimurti robotica ideata dal genio di Go Nagai, paradossalmente arrivato in Italia per primo. In Giappone era stato infatti preceduto da Mazinger Z (giunto da noi nel 1980 su Rai1 e ribattezzato Mazinga Z) e quindi dal Grande Mazinger, uscito nel nostro Paese nel 1979 sulle tv locali. Il legame fra i suddetti robot, una vera e propria trilogia, era il personaggio del pilota Koji Kabuto che in Italia, per errori di adattamento, riuscì ad avere ben tre nomi: Koji nel Grande Mazinger, Ryo in Mazinga Z e Alcor in Atlas Ufo Robot.La venuta dei personaggi di Nagai in Italia aprì le porte a tutta una panoplia di emuli o epigoni nipponici quali Jeeg Robot d’Acciaio, Jetter Robot, Danguard, Daitarn 3, Gundam, Gordian e…
MediaE’ stato diffuso il bollettino medico sulle condizioni di Silvio Berlusconi: “Il Presidente Silvio Berlusconi è attualmente ricoverato in terapia intensiva per la cura di un’infezione polmonare. L’evento infettivo si inquadra nel contesto di una condizione ematologica cronica di cui Egli è portatore da tempo: leucemia mielomonocitica cronica, di cui è stata accertata la persistente fase cronica e l’assenza di caratteristiche evolutive in leucemia acuta. La strategia terapeutica in atto prevede la cura dell’infezione polmonare, un trattamento specialistico citoriduttivo mirato a limitare gli effetti negativi dell’iperleucocitosi patologica e il ripristino delle condizioni cliniche preesistenti”. E’ questo il bollettino medico firmato da Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri. Berlusconi si sta sottoponendo anche a chemioterapiaL'articolo “Berlusconi è da tempo malato di leucemia mielomonocitica cronica”: il bollettino del San Raffaele proviene da Araberara.

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MediaRegione Lombardia ha stanziato altri 4,5 milioni di euro per danni causati dal maltempo in Valcamonica lo scorso luglio. Su proposta di Regione il Dipartimento Protezione Civile ha infatti approvato la rimodulazione ed integrazione del Piano degli interventi urgenti di protezione civile nei Comuni di Niardo, Braone e Ceto (BS), per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Il piano prevede l’integrazione dei primi 3,25 milioni di euro di risorse statali, già stanziati con delibera del Consiglio dei Ministri, ed in corso di realizzazione, con ulteriori 4,5 milioni di risorse messe a disposizione dalla Giunta regionale, destinate a finanziare 10 interventi urgenti finalizzati al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione del materiale vegetale, alluvionale e delle terre e rocce da scavo prodotti dagli eventi calamitosi. Questo stanziamento completa l’intervento di Regione Lombardia a favore della Valcamonica che vede anche il finanziamento dei pronti interventi comunali e regionali per oltre 1,9 milioni nonché lo stanziamento urgente di 5 milioni di euro attuato nei primi giorni di agosto 2022. I nuovi interventi vedono come soggetti attuatori la Provincia di Brescia, la Comunità Montana Valle Camonica ed il Comune di Ceto. “Fondi immediatamente disponibili – ha detto l’assessore regionale alla Sicurezza e Protezione civile Romano La Russa – che serviranno al completamento dei lavori per lo smaltimento del materiale alluvionale e la messa in sicurezza delle aree. I cittadini dei Comuni interessati sanno che Regione Lombardia è sempre vicina e l’ulteriore stanziamento di fondi è la concreta testimonianza dell’impegno costante”. L'articolo Valcamonica, danni maltempo, Regione stanza altri 4.5 milioni di euro, subito disponibili proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/04/enzobanchiuno-scaled.jpeg">Media</a><strong>Giorgio Fornoni</strong> intervista il discusso fondatore della Comunità di Bose: il priore racconta e si racconta in esclusiva ad Araberara.***Il fondatore della Comunità di Bose, allontanato dalla sua “creatura”, si racconta a Giorgio Fornoni e ad Araberara. E parla a ruota libera del mondo cristiano, ma non solo. Anche di Bergoglio che stima tantissimo, al contrario di molti altri esponenti della Chiesa<strong> </strong>Perché la montagna da sempre è un luogo di Dio per tutte le religioni? L’altro luogo per l’incontro, per incontrare Dio è il deserto.“<em>Perché è sempre stato un luogo che ha attratto gli uomini al di là di ogni spiritualità formata in seguito. La montagna è un luogo arduo, la montagna è lo spazio che fa confinare con il cielo e di conseguenza ci si trova in una dimensione straordinaria. Di per sé diventa una dimensione sacra…Il deserto invece è la solitudine perché nel deserto c’è davvero soltanto Dio e non solo non c’è la vita umana ma non c’è nessun tipo di vita o quasi. Per cui in questi luoghi estremi, l’uomo sente di poter più facilmente ascoltare sé stesso in profondità, trovare Dio in profondità, il che significa poter comunicare con Dio nella la sua ricerca”.</em>Perché Dio ha scelto gli ebrei come popolo eletto.“<em>Questo è un grande mistero, ma quello che ci dice la Bibbia è che l’ha scelto perché era un popolo di stranieri, di profughi e il nome stesso ‘apirru’ indicava dei poveracci che continuavano a girare senza trovar terra. Quindi potremmo dire gli scarti dell’umanità di quel tempo. E tutto il Dio dell’antico testamento, soprattutto il Dio dell’Esodo, è il Dio che sceglie gli scarti, il più povero, il più misero, gli schiavi per liberarli tanto è vero che il Dio degli Ebrei veniva sentito come il Dio dei poveri e degli schiavi non il Dio delle grandi case regnanti”.</em>Però S. Paolo negli Atti degli Apostoli li ha pizzicati…<em>“Certamente”.</em>Lei ha da sempre contatti con il mondo Cristiano ortodosso; qual è il fascino del mondo monacale ortodosso e cosa ha rappresentato per Lei?“<em>Il monachesimo ortodosso innanzitutto ha conservato una teologia spirituale, che il monachesimo occidentale ha un po’ perso. Il monachesimo Occidentale ha un grande peccato che è quello di aver lasciato che i monaci diventassero preti e una volta che un Monaco diventa prete, fa la pastorale, si prende cura di parrocchie, non fa più il Monaco e allora noi abbiamo avuto in Occidente soprattutto…i monaci come uomini di culto come uomini pastori ma non abbiamo più avuto come gli ortodossi che sono monaci essenzialmente laici, essenzialmente vivono la vita di preghiera, essenzialmente vivono una vita a contatto con la natura e in maniera molto profonda e non hanno assolutamente pretese nella chiesa o sulla chiesa. È significativo che un Monaco ortodosso sia in comunione con la chiesa ma abbia anche una certa distanza, una certa libertà e la chiesa non si intromette nella vita dei monaci mentre in Occidente no, noi siamo abituati che la chiesa si intromette dappertutto. I monaci sono più liberi e si dedicano più alla contemplazione. Qualche volta addirittura vivono situazioni come fossero repubbliche a sé, il che non è bello perché finiscono per fare una fuga dalla chiesa non solo la fuga dalla mondanità, però certamente hanno conservato la spiritualità dei padri della chiesa e veramente per loro la liturgia è la liturgia della chiesa…e poi hanno una cosa differente da noi. I nostri monaci prevale le istituzioni mi permetta di dire che arrivano ad essere in quattro in un monastero, ma bastano quattro che l’abate si mette la mitria porta il pastorale, fa tanta scena che non ha senso per quattro persone, non rappresenta nulla. In Occidente, giustamente diceva un grande Monaco Gribomon ‘la vita monastica è come i treni, passano in orario anche se sono vuoti. In Oriente il monachesimo è una carovana’. Quando c’è un uomo carismatico la raduna, si trovano e il…
MediaDomenica mattina. Serena non è nella Casa di Sere ma a casa sua. Che poi sono la stessa cosa. Già, Sere sta per Serena e Serena sta per Sere. Insomma la stessa persona dentro un mondo di creatività che prende a cazzotto il cancro. La storia di Serena Nodari l’avevamo già raccontata, una delle dodici modelle del calendario di Araberara, CCW calendarcancerwoman ma la storia di Serena come tutte le storie, del resto, ha un seguito ma questa volta il seguito è un percorso davvero d’incanto. E così siamo andati a seguire questo filo di Arianna che altro non è che un filo dove lavorare all’uncinetto ma non per realizzare le solite, seppur bellissime mattonelle, ma per creare capi davvero originali, dove classe e qualità si mischiano e diventano un tutt’uno. “Durante la pandemia – racconta Serena – qui a Gandino era partito un progetto particolare, speranza al quadrato, mattonelle realizzate all’uncinetto o a maglia, io ho cominciato a farle a maglia perché conoscevo già come si faceva, poi però mi sono detta che forse sarebbero state più belle all’uncinetto come le faceva mia nonna e ho seguito un tutorial su internet per imparare a farle. Passata la pandemia ho deciso di comprare il cotone e continuare a farle per mio conto ed è nata l’idea di unirle e creare così la prima borsa”.SUL NUMERO IN EDICOLA IL 7 APRILEL'articolo GANDINO – Dal cancro di Serena nasce ‘La casa di Sere’: borse e cappelli ‘pazzi’ creati a mano ‘Sto bene quando lavoro con le mani…” proviene da Araberara.

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MediaTutto parte da un ponte e finisce in un altro ponte. Che poi alla fine il ponte serve proprio per unire, che è il racconto di questa storia, che sembra uscita da un romanzo e invece arriva dritta da qui, da quest’uomo e questa donna che ho davanti e che sorridono, non smettono mai di sorridere, perché si amano, perché sono innamorati. Due ponti, uno a Castione e uno a Venezia e un anno, il 2008. Giordano Tomasoni da Castione, il 14 novembre del 2008 da un ponte ci è….saltato, il ponte di Castione, per farla finita. Giuliana Ghidoli invece sul ponte ci ha costruito il suo lavoro, un ponte di Venezia, dove ha aperto ‘Il ponte dei sogni’, un negozio di giocattoli in legno. Due ponti diversi. Due ponti che però col tempo sono diventati un ponte solo, quei ponti che uniscono, ci cammini sopra in due per arrivare dritto ai sogni. “Io da un ponte ho cercato la fine, e invece ora scopro che era un nuovo inizio”. La storia di Giordano l’avevamo già raccontata, perché è un tentativo di suicidio che ha ridato vita, invece di donare morte, già, perché Giordano ha sempre detto che dopo quel salto si è sentito liberato, di nuovo vivo: “Era il 14 novembre del 2008, sono uscito di casa per trovare la soluzione al mio male di vivere. Nessuna paura dell’attesa ma fretta di porre fine a una sofferenza che nessuno capiva. Il viaggio in auto, il cambio di destinazione perché aveva paura di essere seguito, la scelta del posto ‘giusto’, il ponte, le mani sul parapetto, lo slancio nel vuoto, una mano che resta aggrappata al ferro. Avevo bisogno di morire per guarire. E’ così”. Giordano non muore ma perde l’uso delle gambe, paralizzato: “Le mani mi hanno tradito. Non si sono staccate dal parapetto. Io volevo cadere, ma loro erano lì ferme, allora io ho pensato che era questione di qualche secondo, poi avrebbero ceduto. Sono rimasto lì appeso e poi davvero hanno ceduto. Ma, a quel punto, sono caduto modificando la traiettoria e sono arrivato giù con le gambe. Mi sono fracassato gambe, caviglie, testa del femore, ho spaccato il bacino in due, due vertebre della spina dorsale sono esplose. Ma non sono morto. Non ho nemmeno perso coscienza. Ho cominciato a gridare, a chiedere aiuto. Passava un mio conoscente che faceva l’infermiere, è sceso, abbiamo parlato, ha chiamato il 118, è arrivata l’ambulanza. Io ho pensato: ‘Qualcuno adesso si occuperà di me. E ho provato un senso di pace. Ho fatto un anno di ospedale, compresa la riabilitazione alla Casa degli Angeli, a Mozzo’. In quella caduta e nei mesi successivi mi sono liberato di tutto quel peso. Non me ne fregava niente di essere disabile, la disabilità più grande l’avevo provata quando ero depresso. Non importa. La disabilità più grande, terribile, l’ho provata quando ero depresso. Tutto ti sembra una montagna da scalare, tutto ti schiaccia, ti opprime. Arrivano l’insonnia, l’inappetenza, la freddezza verso le persone care. Non ti interessa più niente, nemmeno tua figlia. Nemmeno la tua vita. Perché tutto è un peso”. Giuliana invece a Castione ci veniva da piccola, lei che arrivava da Milano e in estate veniva Dorga in vacanza: “Ci sono venuta dai 6 ai 16 anni, prima vivevo a Milano e dal 1997 mi sono trasferita a Venezia, perché mio padre dipinge, è un artista, Giorgio Ghidoli e così l’ho seguito”. Poi nel 2008, lo stesso anno in cui Giordano si è gettato dal ponte Giuliana ha aperto il suo negozio….SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo CASTIONE – Giordano & Giuliana e un destino legato a un ponte. Quell’amore nato da un… tentato suicidio da un ponte e quel ‘ponte dei sogni’ a Venezia proviene da Araberara.

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MediaLe urla sugli spalti. Gli insulti anche fuori dallo stadio. Le risse che continuano sui social. Il calcio giovanile è diventato sempre più un’arena e sempre meno un luogo di crescita e divertimento. E quindi quando capita quello che è successo due domeniche fa durante una partita del campionato degli Allievi Provinciali Under 17, il mondo sembra decisamente migliore. O forse lo è davvero. Perché poi finisce sempre così, che in mezzo a tutto questo vociare, gli insegnamenti migliori non arrivano da chi gli insegnamenti dovrebbe darli davvero, ma arrivano da chi ancora vede sogni e meraviglie davanti a sé: i ragazzi. La partita Alto Sebino – Passirano è finita da pochi secondi, un ragazzo del Passirano, Mohammed si aggira per il campo, cerca qualcuno, lo trova, si avvicina a Luca Tarzia, coetaneo dell’Alto Sebino, una pacca sulla spalla, due chiacchiere in campo e un abbraccio, intenso, silenzioso, che dice tutto. E quel tutto lo spieghiamo qui. Un anno fa, era il 21 aprile, un giovedì pomeriggio, si giocava ancora Alto Sebino Passirano, ultima di campionato, un recupero infrasettimanale di una partita che era stata rinviata. A raccontare quello che è successo è Marcella Peloni, la mamma di Luca, che alle partite di Luca ci va quasi sempre, lei o il papà di Luca, ma quel giorno, turno di campionato infrasettimanale le cose si complicano: “Io ero al lavoro – racconta Marcella – e Denis, il papà di Luca è andato al campo ma ha dovuto assentarsi per una visita. Mi arriva una telefonata dove mi dicono che Luca si è morsicato la lingua cadendo e che ha preso una testata e che ha perso conoscenza per qualche minuto….SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo ALTO SEBINO – Momo e Luca, un anno dopo, quell’abbraccio che mette a tacere le urla chiassose degli adulti proviene da Araberara.

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MediaMaiali… e ancora maiali. 600, 1000, o 1750… oppure nessuno? Non è che a Casazza si parli solo del gigantesco allevamento di suini che starebbe arrivando, perché argomenti che nel corso dell’ultimo anno sono riusciti a far discutere ce ne sono altri, dai parcheggi sulla Nazionale (il tema più in voga in questi ultimi mesi) alla ‘rotondina’ dei Carabinieri, dal cantiere di Palazzo Suardini alla segnaletica stradale. Senza poi dimenticare (ma qui bisogna tornare un po’ indietro nel tempo) alle polemiche sulle puzze causate dall’allevamento di galline o dalla colonia di gatti.Stavolta l’animale al centro della discussione è il maiale, che da tempo immemore è parte della società umana. In un tempo ormai lontano (ma non lontanissimo) molte famiglie delle nostre zone (ma questo capitava in tutto il mondo, tranne nelle popolazioni che, per motivi religiosi, non mangiano carni suine) allevavano uno o più maiali.Ma è proprio qui che sta il nocciolo della questione. In passato gli allevamenti suini erano particolarmente ridotti, non erano certamente intensivi. Oggi, al contrario, accanto al contadino che alleva qualche maiale lasciandolo magari anche libero nel prato, ci sono allevamenti con centinaia o, addirittura, migliaia di capi di bestiame.Ed è proprio il fantasma di un mega allevamento di questo genere che sta aleggiando delle teste della gente di Casazza. All’inizio si parlava di 600 maiali (che sono tantissimi), poi si è parlato di un migliaio e adesso addirittura di 1750 suini.Una mega porcilaia a qualche centinaio di metri dalle abitazioni. E, ovviamente, gli abitanti di Casazza (ma anche quelli della vicina Gaverina Terme) sono preoccupati e arrabbiati… o meglio, incazzati.Sì, perché è proprio da una lettera giunta alla redazione del nostro giornale (firmata, appunto, da un gruppo di cittadini che si autodefinivano ‘incazzati’) nell’autunno del 2021 che è nata l’epopea del mega allevamento di maiali.Facciamo quindi un ripasso della questione. La prima lettera del ‘Comitato di cittadini incazzati’ che ci è arrivata si rivolgeva direttamente al sindaco di Casazza Sergio Zappella: “Nella precedente Amministrazione è stata data l’autorizzazione per costruire due stalle per sole capre, in località Fontane di Leffe. Poi sono arrivate anche le mucche e poi i maiali. I maiali poi sono stati rimossi per la puzza che girava nell’aria irrespirabile. Dare un permesso senza avere una fogna è stata una cosa vergognosa, le vallette dove si poteva anche bere sono diventate uno scolo per il letame. In questi giorni siamo venuti a conoscenza della vendita/affitto delle due stalle, se rimanessero le capre si potrebbe sopportare, anche le mucche, ma siamo venuti a conoscenza che arriveranno 600 e più maiali. Lei è a conoscenza di tutto questo cambiamento? Ci hanno riferito che hanno avuto l’autorizzazione da parte del Comune di Casazza per il cambiamento. Ѐ vera questa cosa? Speriamo di no, lei si immagina la puzza che si sentirà in tutto il paese di Casazza, i versi dei maiali e il liquame dei maiali andrà ancora nelle vallette adiacenti? Prima si andava al Carecì, si prendeva l’acqua e si poteva bere, ora invece è imbevibile. Speriamo che lei ragioni con la propria testa”. Questo accadeva all’inizio di ottobre….SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo CASAZZA – Che ‘porcata’… Casazza e i suoi (600, 1000 o 1750?) maiali proviene da Araberara.

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MediaPer me la danza è tutta la mia vita. Quando non ballo per due giorni sento che mi manca. La danza mi richiama”. Nicole Carrara ha solo vent’anni ma ha le idee molto chiare. Originaria di Pradalunga, dal 2019 vive a Mosca dove studia danza nella celebre e importante accademia di coreografia del Bolshoi. Ama la Russia e la danza. Nicole ci tiene a chiarire sin da subito il motivo della sua passione per questo binomio: «In Italia manca questo apprezzamento verso la danza e l’arte. È tutto incentrato sul calcio e sulle passioni maschili. Qui in Russia non è così. La danza è apprezzatissima e lo è per entrambi i sessi. Ci sono molti uomini che ballano ed è qualcosa di molto bello da vedere. Io adoro questa forma d’arte, in cui ci si può esprimere e ci si può divertire. Vorrei che la gente quando mi guarda ballare dicesse: “oh finalmente un qualcuno che fa arte”».Capelli scuri, lunghi, lisci e ordinati con la riga al centro. Il trucco appena accennato e poco evidente sfiora la pelle rosa, vivace e levigata del viso. Dalla sua stanza all’interno dell’accademia Nicole racconta come è nato il suo rapporto con la danza: «Da piccola continuavo a muovermi, volevo sempre fare qualcosa e mia mamma non riusciva a tenermi ferma. Io frequentavo la scuola materna dalle suore. Quando avevo quattro anni, come nuova attività pomeridiana l’asilo aveva iniziato un corso di danza. Io ho deciso di frequentarlo. Poi un giorno io e mia mamma siamo andate in piscina. Io continuavo a muovermi e lì abbiamo incontrato una signora che vedendomi mi ha consigliato di andare alla scuola di danza Pavlova di Bergamo. Così a sei anni ho fatto un provino e sono stata selezionata per questa scuola. Fino a quattro anni fa ho studiato lì. Infatti nel 2019 ho fatto un’audizione per entrare all’accademia di coreografia del Bolshoi. È andata bene e adesso sono qui a Mosca».Gli occhi grandi, tondi e di un azzurro che ricorda il mare caraibico sono protetti da ciglia lunghe e feline. Nicole guarda sempre fisso nell’obiettivo della videocamera e racconta i suoi desideri senza indugi: «Questo è il mio ultimo anno in accademia. Nonostante tutto quello che sta accadendo io vorrei restare in Russia. Ora sto provando a fare delle audizioni per delle compagnie qui a Mosca. Infatti ne ho appena fatto una per lo Stanislavskij. Sono fiera di me perché l’ho fatta da sola, per conto mio, senza nessuna raccomandazione. Non so se mi prenderanno perché sono un po’ bassa, però solo averci provato mi rende orgogliosa….SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo PRADALUNGA – Nicole, 20 anni, da Pradalunga al Bolshoi: “Amo la Russia e la danza. Qui c’è molta competizione, non considero nessuno amico…” proviene da Araberara.

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Media«Era uno stillicidio costante. Negli ultimi due mesi l’hanno fatto almeno una volta al giorno e anche di notte. È una cosa folle. Uno dei due l’ho anche incontrato per caso e si è avvicinato a me con un atteggiamento palesemente minaccioso e non mi ha detto nulla se non una parolaccia. Lì ho capito che la situazione poteva andare oltre». Vanessa Bonaiti, classe 1976, avvocata e assessora ai servizi sociali di Torre Boldone spiega così il motivo del suo sfogo social con il quale ha denunciato il comportamento aggressivo e persecutorio di due uomini nei suoi confronti. «Da tre giorni hanno smesso. Da quando è uscito il primo articolo non hanno più scritto e pubblicato nulla. Io non li ho più visti, quindi un obiettivo l’ho raggiunto. Perciò per il momento posso pensare di aspettare prima di denunciare. Forse già aver denunciato questo atteggiamento sui social è bastato come monito ed è bastato per evitare che la situazione degenerasse. Io non ho mai avuto l’interesse punitivo. Il mio intento era duplice: ottenere l’attenzione su atteggiamenti fastidiosi, che turbano la serenità di una persona e che potevano diventare più gravi. Inoltre volevo far capire loro l’errore, farli spaventare un po’ per evitare che continuassero con questi modi con me e con altre persone. Ad oggi questo duplice obiettivo sembra raggiunto. Qualora dovrebbero ripresentarsi questi atteggiamenti fastidiosi sarà mia cura denunciare. Anni fa ero già stata vittima di stalking. Un uomo che aveva scoperto dove abitassi, si stanziava sotto casa mia dichiarandosi innamorato, ma era evidente che non era amore, ma persecuzione. In quel caso erano intervenuti anche i Carabinieri»…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo TORRE BOLDONE – Vanessa, avvocato e assessora, perseguitata da due uomini: “Teste calde, uno di Torre, l’altro no. Siamo tutti nella stessa barca” proviene da Araberara.

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MediaPhilippe scandisce le parole. Piano piano. Come a pesarle. Come a respirarle. Come a scalarle. Come chi va in montagna. Passo dopo passo. Fino in cima. E in cima ci si trova quel Paradiso interno che fa stare bene. Philippe un francese a Schilpario. Per viverci. Per restare. Questa è la storia di un uomo, 59 anni che ha deciso di ripartire. E ripartire da qui. Nuovo paese. Nuova gente. Nuova lingua, ma non pensate all’italiano ma al dialetto scalvino, nemmeno bergamasco. Nuova cittadinanza. Settimana Santa, lunedì mattina, Philippe è a Schilpario, nella sua Schilpario e racconta: “Sono arrivato il 31 maggio dello scorso anno – spiega con un forte accento francese, per lo scalvino c’è tempo – sono nato in Francia, a Versailles, la città di re Luigi XIV, ho studiato Economia nei pressi di Parigi e poi ho deciso di seguire la mia strada e la mia strada era la montagna. Sono andato a vivere sul massiccio del Giura, al confine tra Francia e Svizzera, poi sono stato 8 anni in Bretagna, mi mancava la neve, l’inverno, io amo la montagna anche per questo, e così sono tornato sul Giura ma nella parte svizzera della montagna”. Di cosa vivevi? “Facevo il giornalista, l’ho fatto per 20 anni, poi quando sono entrato in Svizzera ho fatto il postino, in poco tempo sono diventato responsabile informatico e responsabile delle risorse umane e poi…ho dovuto divorziare, non ho voluto ma dovuto, scrivilo”. Philippe sente forte l’esigenza di cambiare vita: “Dovevo andarmene”. E come sei finito a Schilpario? “Nel 2020 ero con la mia ex moglie in Val Poschiavo, vicino al Bernina, in vacanza, il tempo era bruttissimo e avevamo deciso così di spostarci e andare a Lovere a fare il bagno al lago. Era estate. Ma c’era un incidente…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo SCHILPARIO – Philippe, dalla Francia a Schilpario: “Sono finito qui per caso e qui ho deciso di cambiare vita. Imparo il dialetto, aiuto chi ha bisogno e…” proviene da Araberara.

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MediaSette del mattino. Settimana Santa. Mercoledì. Manca poco alla Pasqua. Un giorno dove cominciare a pensare al pranzo, al fine scuola, alla prima vera vacanza dell’anno, alla primavera, insomma, un giorno dove stare leggeri. Torniamo alle sette del mattino. Un rumore sordo, di quelli che sembra ti si infilino nelle orecchie e ti riempiono il cuore. E poi un boato d’acqua. Un’enorme massa d’acqua. E fango. Tanto fango. La zona è quella del versante che sovrasta il borgo Cacciamali e che serve la centrale idroelettrica di Ludrigno. Siamo ad Ardesio. Dopo il boato una cascata d’acqua, di quelle che sembrano non finire più. L’acqua si riversa in località Carpignolo e nelle contrate di Staletti, Pizzoli e Cerete. Acqua ovunque, ma non piove, non ci sono nubi. Non si capisce cosa è successo. I telefoni cominciano a squillare. La Croce Blu arriva subito. E con loro i Vigili del Fuoco. Il sindaco Yvan Caccia è uno delle persone isolate.SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo ARDESIO – Quella Settimana di Passione. Le 7 del mattino. Il boato. L’acqua. La paura e…. proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/04/Brescia090593corteomoto.jpg">Media</a><strong>Daniele Belotti</strong>Dopo ben 22 anni i tifosi atalantini sono tornati a inforcare moto, scooter e motorini per seguire la Dea in una trasferta. Sabato 1 aprile si sono ritrovati in 400 al piazzale del Baretto dello stadio di Bergamo pronti a dirigersi verso Cremona. Un corteo di oltre 200 mezzi, con in testa, a fare da apripista, una vecchia ambulanza, una station wagon Peugeot degli anni ottanta, completamente personalizzata nel nome dell’Atalanta. Grafiche sulla carrozzeria, interni con l’immagine della Dea ovunque, dai sedili al volante, dal cruscotto alla manopola del cambio, persino sulle borchie dei cerchioni. Tutto intorno uno stormo di motorini con bandiere, fumogeni e clacsonate a manetta.Una tradizione, quella delle trasferte su due ruote, tipicamente atalantina. Se si esclude un esodo dei fiorentini ad Empoli di una quindicina di anni fa, in Serie A e in B, nessuna tifoseria ha mai scelto la “cavalleria motorizzata”. A Bergamo, invece, come raccontiamo dopo, se ne sono fatti diversi di questi rumorosi e “fumosi” cortei nerazzurri in giro per la Lombardia.Ma torniamo a sabato scorso. La distanza non è delle più agevoli: tra Bergamo e Cremona, lungo la direttrice Seriate, Martinengo, Romano e poi la statale Soncinese fino ai piedi del Torrazzo, sono ben 80 km. Pochi se li fai con una Bmw 1000, una sorta di Parigi-Dakar se sotto la sella c’è un motore da 50 cc. Non è un caso, infatti, che la partenza sia fissata alle 10. A che ora è la partita? Alle 15! Cinque ore di margine per andare a Cremona.Del resto la velocità media non può essere superiore ai 30/40 kmh. In più ci sono un paio di soste per far riposare ossi sacri e cocchige sotto stress e per fare il pieno. Non solo di benzina. Il tutto per la gioia dei due bar con distributori di Romano di Lombardia e Casalbuttano che in una ventina di minuti, tra birra, grappe, panini e patatine, hanno fatto l’incasso di un mese.Dal Sentierone, fino a Cremona, ogni centro abitato, comprese le microfrazioni della pianura cremonese, è “svegliato” dallo stormo rumoroso dei duecento motorini. Una festa itinerante, salutata dai passanti e da chi si è precipitato alla finestra anche quando si è varcato il Fosso bergamasco, l’antico confine della Serenissima (ovviamente oggi vanno aggiunti come orobici e atalantini anche Covo, Antegnate e Fontanella) e sorvegliata a vista, nelle ultime miglia da un elicottero della polizia.Ma alla fine, per fare sti benedetti 80 km, quanto tempo ci è voluto? Tre ore e 45 minuti! In pratica lo stesso tempo con cui si va a Trieste o a Firenze. Un po’ più veloce il ritorno, quasi tre ore, con arrivo dopo le 20, ormai al chiaro dei fari (senza contare il tratto da aggiungere per chi è partito dalle valli). In sintesi, 6 ore e mezza seduti sulla sella di uno scooterino, con il pollice praticamente incollato al clacson, per seguire i ragazzi di Gasperini allo stadio Zini e gioire, insieme ad altri 2000 atalantini, per una vittoria che tiene vive le speranze europee. E magari, si potrebbe azzardare un voto di rito pagano per i devoti della Dea: in caso di qualificazione in Champions, la prima trasferta, anche se è in Norvegia, si va in moto!Dal presente, al passato. Facciamo un piccolo amarcord delle trasferte su due ruote dei tifosi della Curva Nord.<strong> </strong><strong>Brescia 29 maggio 1988</strong>Tutto cominciò per scherzo. “Pota, ma a Brèsa ‘n và com’è? – si pensò allora – I pullman mi troa mia, i machine i à spaca sö, col treno ‘n resta in stassiù du ure… Pota e se va ‘n muturì?”. Però una trasferta oltre Oglio non è certo una scampagnata. Al ritrovo, sempre al Baretto, la mattina, ci sono 300 moto e motorini, un altro centinaio si aggregherà lungo la strada a Palosco.Velocità media inferiore ai 30 kmh anche perché, a differenza degli scooter di oggi, la maggior parte dei mezzi sono dei Ciao e quasi tutti portano due persone (sul sellino singolo!) e delle Vespe 50. Tre ore per arrivare…
Media«Io faccio le polveri con la calamita. Il problema è che quella roba lì noi la respiriamo». Sono arrabbiati e delusi i cittadini di Nembro che vivono vicino alla fonderia Fratelli Gandossi Acciaierie Elettriche. «Io è da una vita che ho problemi di tosse. Nembro è uno dei paesi che ha avuto più vittime di covid: sarà un caso o forse è dovuto anche al fatto che abbiamo già i polmoni indeboliti dai fumi della fonderia?»Sono uomini e donne. Ci sono pensionati, artigiani, liberi professionisti e casalinghe. Tutti con età diverse. Ognuno con la sua storia e i suoi impegni. Però tutti hanno deciso di ritagliarsi questo spazio di tempo per parlare del problema che li accomuna e più li affligge: «In questi giorni c’è una puzza enorme. Anche mia cugina che abita in via Lonzo lo sente. A volte c’è lo spiffero qui nella porta. La sera sono qui e sento l’odore, nonostante sia tutto chiuso. Io appena apro le finestre ce l’ho in faccia, tutte le mattine. Il peggio è in estate che non possiamo nemmeno aprire le finestre altrimenti la polvere e l’odore ci inondano la casa. È veramente brutto perché quella puzza lì si impregna sull’arredamento. Spesse volte anche i ciclisti che passano sulla ciclabile si lamentano del tanfo insopportabile. Oltre all’odore c’è anche il problema del rumore. Io stavo diventando matta, quel rumore costante per tutto il giorno ti porta all’esasperazione. È un rumore forte. Ti fa prendere via di testa. Non posso aprire le finestre. Nonostante le finestre chiuse e il doppio vetro che ho fatto mettere apposta il rumore lo sento: non va bene così!»Attorno al tavolo tutti vogliono dire la loro. Tutti sono consapevoli della rilevanza di questi problemi sulle loro vite. Tutti sono concordi nel ritenere che la popolazione di Nembro dovrebbe battersi compatta per risolverli. «Che rabbia quando ci dicono che la fonderia c’è da sempre: il mondo si evolve. Il problema del rumore si può risolvere: ci sono i metodi di insonorizzazione. Pensate alle barriere che vengono messe affianco delle autostrade. Inoltre il problema dell’odore si può evitare con gli appositi filtri. Di fronte alla fonderia c’è una gelateria che è sempre piena di…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo NEMBRO – Cittadini sul piede di guerra: “Oltre ai rumori puzze insopportabili per noi vicini alla fonderia”. Dalla Gandossi rispondono: “Tutto a norma, ma ci stiamo impegnando a smorzare i cattivi odori” proviene da Araberara.

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MediaRisale ormai febbraio scorso il ritrovamento di una carcassa di animale ungulato – una cerva di circa 1 anno – in un bosco sopra Gandellino in cui Gabriele Salvoldi si era recato a fare legna:“Ho capito che si trattava di una predazione da lupo dal fatto che c’erano sangue e peli dovunque, e così ho deciso, anche per via del mio ruolo di cacciatore e presidente dell’associazione degli Ungulatisti dell’Alta Valle, di posizionare sul posto una fototrappola la quale, la notte seguente, ha immortalato due lupi, uno dei quali privo di una zampa, intenti a… completare il pasto iniziato. Dalle informazioni che ho raccolto quello zoppo pare sia lo stesso animale avvistato ad Ardesio due anni fa e nella zona del Tonale l’anno scorso”.Dopo di allora, altre segnalazioni non ce ne sono più state:“No, almeno da parte nostra, ma potrebbe darsi che i lupi  si siano allontanati dalla zona, che è vicina alla pista ciclabile, e che si siano spostati più in alto, in quota, dove vederli è obiettivamente più difficile”.“Io però i lupi li ho avuti in giardino! – racconta una signora di Gandellino -. Era una notte strana, i miei cani si comportavano in modo anomalo, un’abbaiata diversa, sono uscita per controllare, si pensa sempre ai ladri! Invece vedo questi animali in giardino, 3 cani strani ho pensato, ma non ho avuto il tempo per prendere il cellulare che sono fuggiti come fulmini verso il paese! Durante la notte ho ragionato, concludendo che qui a Gandellino 3 cani randagi non li avevo mai visti! Il giorno seguente chiamo un vicino che sapevo avere le telecamere lungo il tragitto che questi animali hanno fatto, ma purtroppo ora non le ha più.. Il mio dubbio mi rimane per qualche giorno.. fino alla scoperta del cervo squartato, e del video in cui rivedo i “cani strani” e soprattutto li vedo nella direzione che hanno preso quella notte.. Allora penso a quelle jeep della polizia provinciale che circa 15 giorni prima, per più giorni,  passavano a Gandellino, mi ricordo delle gabbie bianche per cani sul vano posteriore e mi chiedo: cosa sta succedendo? Mi confronto con altri abitanti che pure hanno visto quelle jeep e le gabbie, e il mio dubbio comincia a diventare certezza: ripercorro la via da dove sono giunti quella notte questi “cani strani”, risalgo il bosco dietro casa, e lì trovo una serie di tracce nel terreno. Non  posso credere che così tanti cani domestici passino di qui, capisco che ci sono venuti spesso e che hanno frequentato la zona più volte.. Io sono molto preoccupata e molto impaurita, come credo molte altre persone!Ricordo che da giovane, quando si saliva in alta montagna dove il lupo c’era, qualche volta da lontano si faceva vedere, aveva deciso di vivere lì, e ci è stato parecchio, si era creato il suo habitat, lui rispettava noi e noi lui: ma, come dovrebbe essere, non lo abbiamo mai  visto vicino alle case e nemmeno alle baite che frequentavamo, a 2000 metri di quota…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo ALTA VALLE SERIANA – Una donna di Gandellino: “I lupi li ho avuti in giardino”. La sindaca: “Sono preoccupata”. I fondi pubblici per la conservazione del lupo sono finora di 50 milioni di euro proviene da Araberara.

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MediaUniti per Foresto. È questo il nome della lista guidata dal candidato sindaco Carlo Ponti, vicesindaco uscente. Un mandato che si conclude prima dei tempi previsti (si doveva andare al voto nel 2024) a causa della scomparsa del sindaco Gennaro Bellini a febbraio.Classe 1979, i 44 anni li ha compiuti il 4 aprile, è sposato, ha due figlie e lavora in un’azienda della zona nel settore della gomma. Il mondo dell’amministrazione lo conosce molto bene: “Mi sono candidato a consigliere per la prima volta nel 2009 e quindi sta per concludersi la terza legislatura; mi sono occupato prevalentemente di cultura e tempo libero, ma anche di bilancio e tributi, mentre nell’ultimo mandato sono stato nominato vicesindaco con delega alla scuola e alla biblioteca. Sono stato inoltre presidente della Pro Loco per 12 anni”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo FORESTO SPARSO – Elezioni, Carlo Ponti candidato sindaco: “Proseguiamo il percorso tracciato da Gennaro Bellini. Scuola, Pgt e un occhio… green” proviene da Araberara.

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Media“Pretorium è il nome romano di Predore. Lo ricorda la denominazione attuale e recentemente sono state messe in visita al pubblico le “terme” romane trovate nella zona antistante il paese in riva al lago. Ci sono poi i documenti che testimoniano della diffusione verso Iside, dea egiziana poi “adottata” da Roma, e il nome di Ario Muciano, pretore di Roma che aveva in Predore la sua residenza…”Questo è ciò che dice, di solito, l’abitante di Predore che relazione al “forestiero” sulle origini storiche del suo paese.Da qualche tempo però ad alcuni viene il dubbio che il nome non derivi da un non meglio identificato “Pretorium” ma da “prede”, cioè pietre, sassi: quelli che cadono dalle colline retrostanti il paese e scendono vicino alle case degli abitanti.Sono anni ormai che dalle rocce sopra il  paese, per tutta la lunghezza dell’abitato, piovono pietre sui terreni, sulla strada, sulle case e gli abitanti.SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo PREDORE – 1 milione e 200mila euro per le reti paramassi in zona Duago proviene da Araberara.

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MediaNel cuore della notte ci sono schiamazzi, rumori molesti, occupazione di aree pubbliche e private. I residenti hanno il diritto di riposare soprattutto nelle ore notturne: ci sono persone anziane, ammalati e bambini che vanno a scuola che meritano riposo”, è l’inizio della lettera che una ventina di famiglie ha inviato al sindaco Giorgio Bertazzoli per chiedere di intervenire sulla movida un po’ troppo esuberante.SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo SARNICO – Stop alla movida: “Sarnico è un paese turistico, ma dobbiamo salvaguardare i nostri cittadini” proviene da Araberara.

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MediaIl mercato è pronto a fare trasloco. Dalle piazze XX Settembre, Besenzoni e Umberto I all’area ex Stoppani. Un’idea cavalcata da più amministrazioni e che era nell’aria da anni e che ora sta per diventare realtà.“Quello attuale – spiega il sindaco Giorgio Bertazzoliè fuori norma, non ci sono un piano di emergenza e di sicurezza, se dovesse succedere qualcosa i mezzi di soccorso non riescono ad accedere e quindi da anni si pensa ad un’altra soluzione.SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo SARNICO/2 – Il mercato fa… trasloco nell’area ex Stoppani: “Non era più sicuro” proviene da Araberara.

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