Corbucci Riccardo – Presidente Commissione Roma Capitale: Grazie. Vedo anche trombetti che lascio la parola.
Trombetti Yuri – Consigliere (PD): Grazie di aver rappresentato lo stato dei lavori e noi dobbiamo fare un lavoro anche normativo del piano antenne e che deve avere una revisione del piano. Io presenterò questa osservazione in merito al comma 5 e vorrei inserire nelle norme tecniche di attuazione le zone di delocalizzazione… forse su questo tema c’è un attenzione molto alta nella città e spesso nel caso di san saba c’è stato un errore nel comune di Roma nel procedimento e con un provvedimento di autotutela… per esempio sono curioso del lavoro nel dipartimento patrimonio di questi siti preferenziali… e vedo di casi specifici e che questa dei siti preferenziali manca molto spesso nella procedura… in alcuni casi ho visto che manca anche il genio civile nell’autorizzazione e so che molti convengono su queste impostazioni.. sul fatto che il procedimento sia un procedimento perfetto e crea sempre apprensione nei cittadini.. come questa luce che si accende a san saba è una preoccupazione forte…
Corbucci Riccardo – Presidente Commissione Roma Capitale: Si ma è stato chiarito che è spenta… si tratta solo di connessione elettrica…
Trombetti Yuri – Consigliere (PD): Però noi dobbiamo intervenire anche sulla situazione di silenzio-assenso… sulle antenne abbiamo un po’ sottovalutato il problema… anche le CDS che non si chiudono… perché le TCL presentano l’atto in cui hanno fatto tutto e che la CDS non si è chiusa e per questo va in esecuzione… devono sentire che il comune fa il comune… su questi temi non guarda dall’altra parte e sicuro nel regolamento qualcosa ci è sfuggita e sicuro va rettificato… noi dobbiamo dire agli operatori è rigido nel rispetto delle norme… i municipi devono fare il loro lavoro ed oggi ancora noi combattiamo sempre con i municipi e delegano sempre tutto e che veloccia aveva iniziato a fare… i municipi fanno il loro lavoro e poi la sovraintendenza da i suoi pareri… e poi soprattutto e vorrei cambiare le norme tecniche di attuazione e renderla diverse da quelle che sono oggi.
Corbucci Riccardo – Presidente Commissione Roma Capitale: Grazie e con lui stiamo seguendo molte questioni e sappiamo che bisogna andare a puntellare le situazioni. Intendo dire che, come assessorato al commercio, si sia attivato subito il dipartimento e far capire che Roma Capitale vuole investire nell’infrastruttura e rendere in maniera chiara e trasparente gli investimenti per le nuove tecnologie.
Lucarelli Monica – Assessore Commercio: Voglio dire che l’impegno al lavoro c’è e vi terremo aggiornati e ricordo che nonostante il tema delle antenne e che da un punto di vista estetico e di salute è molto attenzionato da cittadini, sono gli stessi a volte che ci segnalano che manca il segnale in alcune zone e dobbiamo prendere atto che tutti devono avere un confronto sul tema.
Lucarelli Monica – Assessore Commercio: Voglio dire che l’impegno al lavoro c’è e vi terremo aggiornati e ricordo che nonostante il tema delle antenne e che da un punto di vista estetico e di salute è molto attenzionato da cittadini, sono gli stessi a volte che ci segnalano che manca il segnale in alcune zone e dobbiamo prendere atto che tutti devono avere un confronto sul tema.
Corbucci Riccardo – Presidente Commissione Roma Capitale: Benissimo andiamo in chiusura. Ci aggiorneremo nelle prossime commissioni.
Grazie di averci seguito. Segui il nostro canale su #direttamenteRoma per ulteriori aggiornamenti.
Salve cari lettori, anticipiamo ad oggi la trasmissione prevista per il fine settimana. La trasmissione prevista per oggi sarà trasmessa domani, sabato 05 / 07
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): "Questa Commissione ha appreso come la Uisp Roma, attiva da numerosi anni e ora nuovamente impegnata nello sviluppo dell’attività motoria all’interno degli istituti penitenziari, stia portando avanti un progetto particolarmente significativo nella Casa Circondariale di Rebibbia. In particolare, l’iniziativa si concentra sulla pallavolo e sulla danza sportiva, credo nel settore femminile della struttura, e presenta diverse caratteristiche interessanti.
Come Commissione ci interessa comprendere meglio come si svolga questo progetto, come sia nato e se sia stato proposto anche in altre case circondariali del Comune di Roma, in particolare a Casal del Marmo, che ospita minori, ma anche a Regina Coeli. Ci interessa sapere se esistono attività simili, anche se non promosse direttamente da Uisp, ma magari da altri enti o associazioni.
Un altro aspetto che ci preme approfondire riguarda le modalità con cui è stato reperito il sostegno per avviare e portare avanti il progetto, poiché riteniamo questo percorso particolarmente rilevante e meritevole. Tra l’altro, attività di questo tipo potrebbero trovare spazio, qualora non lo abbiate già fatto, anche attraverso i contributi erogati da Roma Capitale. Se non erro, nel 2026 dovrebbe ripartire il bando triennale, quindi potrebbe essere un'opportunità concreta.
Ci interessa inoltre capire in che modo la Commissione possa supportare la diffusione e la valorizzazione di questa esperienza. Pensavo, ad esempio, a un possibile contatto con alcune società sportive, affinché possano incontrare e confrontarsi con la rappresentativa sportiva del carcere di Rebibbia, attraverso partite o iniziative comuni. Non so se una cosa del genere sia fattibile: non conosco nel dettaglio l’organizzazione del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), ma immagino che voi abbiate maggiore esperienza e possiate dirci se tali attività sono realisticamente organizzabili.
Aggiungo, infine, che sono a conoscenza del fatto che, tra le attività della Uisp, rientra anche una tappa del "Vivicittà". Mi chiedevo, anche in questo caso, come si svolga concretamente, dal momento che – immagino – non vengano aperte le porte del carcere per una corsa su strada. Quindi sarebbe interessante capire quale sia l’espediente organizzativo che permette comunque di proporre un'attività sportiva significativa, capace di offrire uno spazio di emancipazione, almeno da un punto di vista fisico e motorio, pur nel rispetto dei vincoli imposti dalla condizione detentiva.
Da ultimo, vorremmo sapere se esistono relazioni o interazioni con la Garante dei Diritti delle Persone private della libertà, Valentina Calderone, nominata da questa Amministrazione come referente per la tutela dei diritti delle persone detenute a tutti i livelli.
A questo punto do la parola a Simone Menichetti, in qualità di Presidente della Uisp Roma. Successivamente, potrà intervenire Alberto Ricci, oppure, se ci saranno domande da parte dei Consiglieri, daremo spazio anche a loro. Prego.
Come Commissione ci interessa comprendere meglio come si svolga questo progetto, come sia nato e se sia stato proposto anche in altre case circondariali del Comune di Roma, in particolare a Casal del Marmo, che ospita minori, ma anche a Regina Coeli. Ci interessa sapere se esistono attività simili, anche se non promosse direttamente da Uisp, ma magari da altri enti o associazioni.
Un altro aspetto che ci preme approfondire riguarda le modalità con cui è stato reperito il sostegno per avviare e portare avanti il progetto, poiché riteniamo questo percorso particolarmente rilevante e meritevole. Tra l’altro, attività di questo tipo potrebbero trovare spazio, qualora non lo abbiate già fatto, anche attraverso i contributi erogati da Roma Capitale. Se non erro, nel 2026 dovrebbe ripartire il bando triennale, quindi potrebbe essere un'opportunità concreta.
Ci interessa inoltre capire in che modo la Commissione possa supportare la diffusione e la valorizzazione di questa esperienza. Pensavo, ad esempio, a un possibile contatto con alcune società sportive, affinché possano incontrare e confrontarsi con la rappresentativa sportiva del carcere di Rebibbia, attraverso partite o iniziative comuni. Non so se una cosa del genere sia fattibile: non conosco nel dettaglio l’organizzazione del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), ma immagino che voi abbiate maggiore esperienza e possiate dirci se tali attività sono realisticamente organizzabili.
Aggiungo, infine, che sono a conoscenza del fatto che, tra le attività della Uisp, rientra anche una tappa del "Vivicittà". Mi chiedevo, anche in questo caso, come si svolga concretamente, dal momento che – immagino – non vengano aperte le porte del carcere per una corsa su strada. Quindi sarebbe interessante capire quale sia l’espediente organizzativo che permette comunque di proporre un'attività sportiva significativa, capace di offrire uno spazio di emancipazione, almeno da un punto di vista fisico e motorio, pur nel rispetto dei vincoli imposti dalla condizione detentiva.
Da ultimo, vorremmo sapere se esistono relazioni o interazioni con la Garante dei Diritti delle Persone private della libertà, Valentina Calderone, nominata da questa Amministrazione come referente per la tutela dei diritti delle persone detenute a tutti i livelli.
A questo punto do la parola a Simone Menichetti, in qualità di Presidente della Uisp Roma. Successivamente, potrà intervenire Alberto Ricci, oppure, se ci saranno domande da parte dei Consiglieri, daremo spazio anche a loro. Prego.
+++ Audizione Team UISP: Presentazione dei progetti sportivi "Danza sportiva" e "Pallavolo" realizzati all'interno del carcere di Rebibbia +++
(Presidente Uisp Roma): Grazie a tutti voi dell’invito, fa sempre molto piacere poter raccontare queste iniziative. UISP Roma è in Rebibbia femminile da tantissimi anni, eccezion fatta per l’interruzione ovviamente dovuta al periodo della pandemia: negli anni del Covid non è stato possibile fare attività.
Come dicevi giustamente tu, noi svolgiamo attività a Rebibbia femminile, principalmente, con un corso di danza sportiva che si tiene due volte a settimana e un corso di pallavolo. Poi Alberto entrerà più nel dettaglio sul tipo di attività che si svolge e su come si svolge.
Non abbiamo sostegno, quindi l’attività che svolgiamo è interamente sulle spalle nostre: siamo noi a pagare gli operatori che vanno fisicamente a Rebibbia due volte a settimana per quanto riguarda la danza e una volta a settimana per quanto riguarda la pallavolo.
Abbiamo optato – questa è stata una scelta nostra – per il bando triennale, di svolgerlo con un altro tipo di attività. Noi ne facciamo tanta e diversificata in diverse discipline, e abbiamo scelto di perseguire il progetto carcere con quel finanziamento. Però siamo sempre alla ricerca di aiuti da questo punto di vista, perché ovviamente i detenuti e le detenute non possono pagare una quota di iscrizione, quindi in questo momento è tutto sulle nostre spalle.
Siamo riusciti ad entrare con fatica all’interno di Rebibbia femminile dopo il Covid, grazie ai buoni rapporti che avevamo avviato prima, soprattutto con l’area educativa – con Alessia Giuliani, con Sabrina Maschietto che sono le due referenti dell’area educativa di Rebibbia femminile – e poi anche con la Direzione, oltre che con il personale di polizia penitenziaria.
Non siamo in altre realtà, anche se avevamo avviato un percorso con il carcere di Regina Coeli, che però presenta una problematica rispetto agli altri: non ha spazi fisici per poter fare attività. Non che Rebibbia ne abbia a dismisura – tra poco un passaggio velocissimo lo faccio anche su questo quando parliamo di unicità, ma potrà entrare nel dettaglio Alberto – ma Regina Coeli proprio non ne ha. Quindi avevamo avviato un percorso, soprattutto un’attività di scacchi, che però si è interrotto a marzo 2020, dopo il primo incontro che avevamo fatto, per l’arrivo del Covid.
Ovviamente ci sono altre realtà: diciamo che può accadere a volte che alcune realtà utilizzino l’attività in carcere all’interno di alcuni progetti, terminati i quali termina anche l’attività. Restano un po’ fini a sé stessi. In realtà il nostro percorso è invece duraturo nel corso degli anni, e forse questa è anche la nostra forza.
Come dicevi giustamente tu, noi svolgiamo attività a Rebibbia femminile, principalmente, con un corso di danza sportiva che si tiene due volte a settimana e un corso di pallavolo. Poi Alberto entrerà più nel dettaglio sul tipo di attività che si svolge e su come si svolge.
Non abbiamo sostegno, quindi l’attività che svolgiamo è interamente sulle spalle nostre: siamo noi a pagare gli operatori che vanno fisicamente a Rebibbia due volte a settimana per quanto riguarda la danza e una volta a settimana per quanto riguarda la pallavolo.
Abbiamo optato – questa è stata una scelta nostra – per il bando triennale, di svolgerlo con un altro tipo di attività. Noi ne facciamo tanta e diversificata in diverse discipline, e abbiamo scelto di perseguire il progetto carcere con quel finanziamento. Però siamo sempre alla ricerca di aiuti da questo punto di vista, perché ovviamente i detenuti e le detenute non possono pagare una quota di iscrizione, quindi in questo momento è tutto sulle nostre spalle.
Siamo riusciti ad entrare con fatica all’interno di Rebibbia femminile dopo il Covid, grazie ai buoni rapporti che avevamo avviato prima, soprattutto con l’area educativa – con Alessia Giuliani, con Sabrina Maschietto che sono le due referenti dell’area educativa di Rebibbia femminile – e poi anche con la Direzione, oltre che con il personale di polizia penitenziaria.
Non siamo in altre realtà, anche se avevamo avviato un percorso con il carcere di Regina Coeli, che però presenta una problematica rispetto agli altri: non ha spazi fisici per poter fare attività. Non che Rebibbia ne abbia a dismisura – tra poco un passaggio velocissimo lo faccio anche su questo quando parliamo di unicità, ma potrà entrare nel dettaglio Alberto – ma Regina Coeli proprio non ne ha. Quindi avevamo avviato un percorso, soprattutto un’attività di scacchi, che però si è interrotto a marzo 2020, dopo il primo incontro che avevamo fatto, per l’arrivo del Covid.
Ovviamente ci sono altre realtà: diciamo che può accadere a volte che alcune realtà utilizzino l’attività in carcere all’interno di alcuni progetti, terminati i quali termina anche l’attività. Restano un po’ fini a sé stessi. In realtà il nostro percorso è invece duraturo nel corso degli anni, e forse questa è anche la nostra forza.
Assolutamente sì, come dicevi Nando: dentro Rebibbia femminile si svolge la tappa del Vivicittà, che è la corsa podistica che si svolge in tutta Italia, in contemporanea in tutte le città d’Italia, anche all’estero, e in alcuni istituti penitenziari, la prima domenica di aprile.
Ovviamente noi quasi mai riusciamo a svolgere il Vivicittà a Rebibbia femminile in quella data, e qui arriviamo alle difficoltà, perché la situazione non è quella esterna, quindi dobbiamo accettare le date che l’istituzione carceraria ci propone. Quasi mai riusciamo a svolgere questa attività nelle giornate previste dal nazionale.
Gli spazi a Rebibbia femminile ci sono per svolgere l’attività, anche se sono piuttosto limitati, tant’è che la prova del Vivicittà non è mai una prova ufficiale, cioè non si svolge mai in un percorso di 10 km. Nel Vivicittà si corre fuori, su strada, oppure all’interno degli istituti di pena, sulla distanza di 10 km. A Rebibbia femminile non è possibile farlo perché non vi è abbastanza spazio. Quindi il percorso è di 1 km, 1,5 km da ripetere un paio di volte.
Quest’anno hanno partecipato circa una quarantina di detenute alla prova del Vivicittà, con una quindicina di podisti esterni. Anche qui l’accesso dei podisti esterni è sempre limitato. Noi abbiamo tante richieste di podisti esterni di società affiliate alla UISP Roma, che vorrebbero venire a fare Vivicittà in carcere, ma abbiamo dei posti limitati.
Quale può essere il ruolo della Commissione? Sicuramente quello di supportare, anche soltanto dal punto di vista comunicativo, questa attività: già sarebbe tantissimo. Poi, sensibilizzare le istituzioni cittadine – che già vedono queste attività, per carità – a vederle ancora di più, quindi a coadiuvarle.
Si pensa sempre a contributi economici, e in realtà a noi servono anche i contributi economici, però a volte può essere un aiuto anche dal punto di vista del materiale, una facilitazione nell’accesso e ingresso anche in altri istituti. Questo è per noi molto importante.
Il rapporto con le varie istituzioni, e anche con la Garante dei detenuti, è buono, assolutamente: stiamo svolgendo questo percorso insieme.
È ovvio che su questo non retrocediamo, perché, qualora non dovessimo intercettare contribuzioni o aiuti economici, continueremo a svolgere questo tipo di attività, perché – e questa forse è la parte più bella di ciò che facciamo – è che abbiamo un riscontro sicuramente molto positivo da parte, in questo caso, delle detenute di Rebibbia femminile che, con il passare dei mesi, vivono questa attività come uno dei pochissimi momenti diversi di svago, di benessere, di salute, anche all’interno delle loro giornate.
Ovviamente noi quasi mai riusciamo a svolgere il Vivicittà a Rebibbia femminile in quella data, e qui arriviamo alle difficoltà, perché la situazione non è quella esterna, quindi dobbiamo accettare le date che l’istituzione carceraria ci propone. Quasi mai riusciamo a svolgere questa attività nelle giornate previste dal nazionale.
Gli spazi a Rebibbia femminile ci sono per svolgere l’attività, anche se sono piuttosto limitati, tant’è che la prova del Vivicittà non è mai una prova ufficiale, cioè non si svolge mai in un percorso di 10 km. Nel Vivicittà si corre fuori, su strada, oppure all’interno degli istituti di pena, sulla distanza di 10 km. A Rebibbia femminile non è possibile farlo perché non vi è abbastanza spazio. Quindi il percorso è di 1 km, 1,5 km da ripetere un paio di volte.
Quest’anno hanno partecipato circa una quarantina di detenute alla prova del Vivicittà, con una quindicina di podisti esterni. Anche qui l’accesso dei podisti esterni è sempre limitato. Noi abbiamo tante richieste di podisti esterni di società affiliate alla UISP Roma, che vorrebbero venire a fare Vivicittà in carcere, ma abbiamo dei posti limitati.
Quale può essere il ruolo della Commissione? Sicuramente quello di supportare, anche soltanto dal punto di vista comunicativo, questa attività: già sarebbe tantissimo. Poi, sensibilizzare le istituzioni cittadine – che già vedono queste attività, per carità – a vederle ancora di più, quindi a coadiuvarle.
Si pensa sempre a contributi economici, e in realtà a noi servono anche i contributi economici, però a volte può essere un aiuto anche dal punto di vista del materiale, una facilitazione nell’accesso e ingresso anche in altri istituti. Questo è per noi molto importante.
Il rapporto con le varie istituzioni, e anche con la Garante dei detenuti, è buono, assolutamente: stiamo svolgendo questo percorso insieme.
È ovvio che su questo non retrocediamo, perché, qualora non dovessimo intercettare contribuzioni o aiuti economici, continueremo a svolgere questo tipo di attività, perché – e questa forse è la parte più bella di ciò che facciamo – è che abbiamo un riscontro sicuramente molto positivo da parte, in questo caso, delle detenute di Rebibbia femminile che, con il passare dei mesi, vivono questa attività come uno dei pochissimi momenti diversi di svago, di benessere, di salute, anche all’interno delle loro giornate.
Quindi abbiamo compreso, con il passare del tempo, quanto bene faccia a queste persone poter fare attività sportiva.
Da ultimo, abbiamo portato anche all’interno – su questo interverrà Alberto tra poco – delle associazioni sportive a noi affiliate, che hanno disputato, oltre ai podisti che vengono dall’esterno, incontri amichevoli di pallavolo con le ragazze di Rebibbia.
Un’iniziativa in questo senso è in procinto di partire. Ovviamente siamo sempre in attesa delle autorizzazioni: l’iter autorizzativo è molto lungo per tutte le persone che entrano da fuori, ma abbiamo svolto negli anni iniziative di questo tipo.
L’impegno, devo dirvi la verità, è molto pesante, soprattutto per gli operatori, perché la condizione nelle nostre carceri – credo lo sappiate meglio di me – corre sempre sul filo. Per cui è capitato ad Alberto, Ilaria, Cinzia, a tutti i nostri operatori, spesso anche di arrivare davanti alla porta ed essere rimandati a casa perché all’interno del carcere è successo qualcosa. C’è stata una problematica che non possiamo ovviamente sapere, ma che ha impedito la fruizione dell’attività sportiva da parte delle ragazze. E questo capita molto spesso.
E quindi gli operatori, che prendono il tempo, la loro giornata per investirlo in questa attività, a volte tornano a casa senza poterla svolgere, operando in un contesto – questo ci tengo a dirlo – veramente complicato.
La situazione nelle nostre carceri è al limite dell’esplosione dal punto di vista dei numeri: le persone sono veramente tante, forse troppe rispetto alle strutture, e rispetto alle attività – non soltanto sportive, ma anche culturali – che possono svolgere per trascorrere in modo costruttivo la giornata.
Ecco, noi questo lo tocchiamo con mano – Alberto lo potrà confermare – la situazione nelle nostre carceri è veramente, veramente complessa.
Quindi vi riportiamo anche questo tipo di testimonianza. Io vi ringrazio ancora per averci dedicato del tempo, per avermi ascoltato, e sono chiaramente a disposizione di tutti coloro che vorranno porre domande o quesiti su ciò che facciamo e su come lo facciamo. Grazie.
Da ultimo, abbiamo portato anche all’interno – su questo interverrà Alberto tra poco – delle associazioni sportive a noi affiliate, che hanno disputato, oltre ai podisti che vengono dall’esterno, incontri amichevoli di pallavolo con le ragazze di Rebibbia.
Un’iniziativa in questo senso è in procinto di partire. Ovviamente siamo sempre in attesa delle autorizzazioni: l’iter autorizzativo è molto lungo per tutte le persone che entrano da fuori, ma abbiamo svolto negli anni iniziative di questo tipo.
L’impegno, devo dirvi la verità, è molto pesante, soprattutto per gli operatori, perché la condizione nelle nostre carceri – credo lo sappiate meglio di me – corre sempre sul filo. Per cui è capitato ad Alberto, Ilaria, Cinzia, a tutti i nostri operatori, spesso anche di arrivare davanti alla porta ed essere rimandati a casa perché all’interno del carcere è successo qualcosa. C’è stata una problematica che non possiamo ovviamente sapere, ma che ha impedito la fruizione dell’attività sportiva da parte delle ragazze. E questo capita molto spesso.
E quindi gli operatori, che prendono il tempo, la loro giornata per investirlo in questa attività, a volte tornano a casa senza poterla svolgere, operando in un contesto – questo ci tengo a dirlo – veramente complicato.
La situazione nelle nostre carceri è al limite dell’esplosione dal punto di vista dei numeri: le persone sono veramente tante, forse troppe rispetto alle strutture, e rispetto alle attività – non soltanto sportive, ma anche culturali – che possono svolgere per trascorrere in modo costruttivo la giornata.
Ecco, noi questo lo tocchiamo con mano – Alberto lo potrà confermare – la situazione nelle nostre carceri è veramente, veramente complessa.
Quindi vi riportiamo anche questo tipo di testimonianza. Io vi ringrazio ancora per averci dedicato del tempo, per avermi ascoltato, e sono chiaramente a disposizione di tutti coloro che vorranno porre domande o quesiti su ciò che facciamo e su come lo facciamo. Grazie.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Grazie Simone Menichetti, Presidente della Uisp Roma. Prima di dare la parola ad Alberto Ricci, Dirigente del settore pallavvolo, peró volevo chiedere a te Simone, perché solamente al settore femminile viene dedicata l’attivitá, ci sono piú problemi con il settore maschile?
(Presidente Uisp Roma): Si, su questo puó rispondere ancora meglio di me Ilaria, peró ecco due motivazioni. C é piú difficoltá con il maschile, al maschile facevamo attivitá prima del Covid, c’é stata difficoltá a rientrare post pandemia e dall’altra parte abbiamo trovato maggiore sensibilitá, forse anche per i rapporti personali che avevamo nelle Istituzioni del femminile e soprattutto nella parte, come dicevo prima, riguardante l’area sortivo-culturale.
(Presidente Uisp Roma): Si, su questo puó rispondere ancora meglio di me Ilaria, peró ecco due motivazioni. C é piú difficoltá con il maschile, al maschile facevamo attivitá prima del Covid, c’é stata difficoltá a rientrare post pandemia e dall’altra parte abbiamo trovato maggiore sensibilitá, forse anche per i rapporti personali che avevamo nelle Istituzioni del femminile e soprattutto nella parte, come dicevo prima, riguardante l’area sortivo-culturale.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Scusa Simone, quando parli di difficoltá nel maschile a cosa ti riferisci? Al tessuto sociale dei detenuti o ad altri aspetti?
Presidente Uisp Roma: Non al tessuto sociale dei detenuti, ma proprio alla volontà, perché a un certo punto diventa una volontà dell’Istituzione carceraria, cioè quanto l’Istituzione punta sull’attività sportiva. C’è chi va anche oltre, a volte sempre stando nelle regole, per carità, e ci mette davvero tanto, dal lato dell’Istituzione carceraria, per permettere di fare sport e per superare anche quelle difficoltà burocratiche che, ovviamente, operando all’interno di un carcere, esistono e non potrebbe essere altrimenti. E ci sono anche direzioni dove questa cosa riesce, in maniera...
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Quindi c’é una discrezionalitá, insomma, per capirci.
Presidente Uisp Roma: C’é una discrezionalitá. Con Ilaria abbiamo fatto diversi tentativi in questi anni di rientrare anche al maschile con diverse proposte e non é escluso che ci riuscirá. A settembre torneremo di nuovo a chiedere questa cosa. Abbiamo richiesto di fare attivitá ad esempio nel reparto per transessuali, cosa che non ci é stata consentita.
Presidente Uisp Roma: Non al tessuto sociale dei detenuti, ma proprio alla volontà, perché a un certo punto diventa una volontà dell’Istituzione carceraria, cioè quanto l’Istituzione punta sull’attività sportiva. C’è chi va anche oltre, a volte sempre stando nelle regole, per carità, e ci mette davvero tanto, dal lato dell’Istituzione carceraria, per permettere di fare sport e per superare anche quelle difficoltà burocratiche che, ovviamente, operando all’interno di un carcere, esistono e non potrebbe essere altrimenti. E ci sono anche direzioni dove questa cosa riesce, in maniera...
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Quindi c’é una discrezionalitá, insomma, per capirci.
Presidente Uisp Roma: C’é una discrezionalitá. Con Ilaria abbiamo fatto diversi tentativi in questi anni di rientrare anche al maschile con diverse proposte e non é escluso che ci riuscirá. A settembre torneremo di nuovo a chiedere questa cosa. Abbiamo richiesto di fare attivitá ad esempio nel reparto per transessuali, cosa che non ci é stata consentita.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Avevo fatto una richiesta all’inizo, nell’introduzione, se su queste attivitá che voi proponete avete rapporti con Valentina Calderone.
Presidente Uisp Roma: Sì, Ilaria può confermarlo: abbiamo sempre avuto rapporti storicamente con il Garante dei detenuti, sia quando c’era Gabriella Stramaccioni, sia adesso con Valentina, che abbiamo incontrato in diversi appuntamenti. Ovviamente lei è a conoscenza dell’attività che svolgiamo ed è un supporto. Ma anche quando Stefano Anastasia è stato Garante, abbiamo sempre intrattenuto rapporti con i Garanti: ovviamente sono loro la prima porta di accesso all’attività sportiva (e non solo) all’interno del carcere. Però c’è una sensibilità che varia da carcere a carcere, varia a seconda della Direzione, di chi si occupa di questo tipo di attività, ecc.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Di nuovo benvenuta, Ilaria. Io darei la parola ad Alberto, perché ha seguito fin dall’inizio la nostra discussione e presentazione. Quindi do la parola a lui per completare la presentazione delle attività specifiche e, dall’altro lato, illustrarci le problematiche che si riscontrano soprattutto a livello di strutture, perché mi sembra di aver capito che “vi arrangiate”, nel vero senso della parola. Prego, Alberto.
Presidente Uisp Roma: Sì, Ilaria può confermarlo: abbiamo sempre avuto rapporti storicamente con il Garante dei detenuti, sia quando c’era Gabriella Stramaccioni, sia adesso con Valentina, che abbiamo incontrato in diversi appuntamenti. Ovviamente lei è a conoscenza dell’attività che svolgiamo ed è un supporto. Ma anche quando Stefano Anastasia è stato Garante, abbiamo sempre intrattenuto rapporti con i Garanti: ovviamente sono loro la prima porta di accesso all’attività sportiva (e non solo) all’interno del carcere. Però c’è una sensibilità che varia da carcere a carcere, varia a seconda della Direzione, di chi si occupa di questo tipo di attività, ecc.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Di nuovo benvenuta, Ilaria. Io darei la parola ad Alberto, perché ha seguito fin dall’inizio la nostra discussione e presentazione. Quindi do la parola a lui per completare la presentazione delle attività specifiche e, dall’altro lato, illustrarci le problematiche che si riscontrano soprattutto a livello di strutture, perché mi sembra di aver capito che “vi arrangiate”, nel vero senso della parola. Prego, Alberto.
Operatore, Uisp Roma: Si Nando, ci arrangiamo nel vero senso della parola. Tieni conto che Ilaria utilizza una palestra per fare danza, una palestra che é la metá di un campo di pallavolo.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Uno stanzone
Operatore, Uisp Roma: Si, 9x9 forse un po’ piú grande, ma poco piú grande di un campo di pallavolo.
Operatrice Uisp Roma: Adesso stiamo facendo attivitá nell’atrio sotto le celle, perché non é possibile accedere all’interno.
Operatore, Uisp Roma: Ah, perfetto, non lo sapevo questo. Io faccio l’attività della pallavolo, che svolgiamo su un campo all’aperto, quello dove si fanno i passeggi, quelli che nei film vengono chiamati “ora d’aria” e che in carcere si chiamano, appunto, passeggi. Naturalmente possiamo utilizzarlo soltanto nei momenti in cui è libero, quindi prima dell’inizio del passeggio per tutte, dalle 14 alle 16 ogni giorno. Siamo all’aperto, su un campo da pallavolo che è rimediato, perché realizzato con misure un po’ naïf.
Le ragazze si sfogano in quelle due ore, anche se, da parte di alcuni operatori, mi chiedono se qualcuna si comporta in maniera violenta con le altre. Durante l’attività sportiva questo non succede, o succede in minima parte, e questo grazie al fatto che la tensione viene scaricata sulla palla, invece che sull’avversaria o sulla diretta “rivale” all’interno del carcere. Ci sono delle dinamiche tra di loro che sono piuttosto complesse, e chiaramente bisogna entrarci dentro per cercare di risolverle. Succede che, magari, quando arrivano, portino rancori pregressi: sta poi all’operatore, che spesso non sa nulla e deve intuire, ercare di aprire e mediare nelle discussioni. Ma per il resto, l’attività si svolge come in qualsiasi altra palestra di Roma che fa pallavolo, con la differenza che qui le dinamiche sono forse meno tecniche e più orientate al gioco, per permettere loro di sfogarsi. E ne hanno bisogno.
Ferdinando Bonessio (Presidente, Europa Verde Ecologista): Uno stanzone
Operatore, Uisp Roma: Si, 9x9 forse un po’ piú grande, ma poco piú grande di un campo di pallavolo.
Operatrice Uisp Roma: Adesso stiamo facendo attivitá nell’atrio sotto le celle, perché non é possibile accedere all’interno.
Operatore, Uisp Roma: Ah, perfetto, non lo sapevo questo. Io faccio l’attività della pallavolo, che svolgiamo su un campo all’aperto, quello dove si fanno i passeggi, quelli che nei film vengono chiamati “ora d’aria” e che in carcere si chiamano, appunto, passeggi. Naturalmente possiamo utilizzarlo soltanto nei momenti in cui è libero, quindi prima dell’inizio del passeggio per tutte, dalle 14 alle 16 ogni giorno. Siamo all’aperto, su un campo da pallavolo che è rimediato, perché realizzato con misure un po’ naïf.
Le ragazze si sfogano in quelle due ore, anche se, da parte di alcuni operatori, mi chiedono se qualcuna si comporta in maniera violenta con le altre. Durante l’attività sportiva questo non succede, o succede in minima parte, e questo grazie al fatto che la tensione viene scaricata sulla palla, invece che sull’avversaria o sulla diretta “rivale” all’interno del carcere. Ci sono delle dinamiche tra di loro che sono piuttosto complesse, e chiaramente bisogna entrarci dentro per cercare di risolverle. Succede che, magari, quando arrivano, portino rancori pregressi: sta poi all’operatore, che spesso non sa nulla e deve intuire, ercare di aprire e mediare nelle discussioni. Ma per il resto, l’attività si svolge come in qualsiasi altra palestra di Roma che fa pallavolo, con la differenza che qui le dinamiche sono forse meno tecniche e più orientate al gioco, per permettere loro di sfogarsi. E ne hanno bisogno.