MediaSgomento ed incredulità anche nella comunità di Peia alla notizia raccapricciante del delitto compiuto da Alfredo Zenucchi, 57 anni, che ha ucciso la moglie Rossella Cominotti 53 anni, di origini mantovane, la quale dal gennaio scorso gestiva con lui un’ edicola e cartolibreria a Bonemerse, in provincia di Cremona. Il delitto è avvenuto in una camera dell’’Antica Locanda Luigina’ in un piccolo paese dell’entroterra ligure, per motivi ancora non chiariti:“Zenucchi era originario di Peia, non di Gazzaniga come hanno detto alcuni mass- media – dice Santo Marinoni, ex sindaco -. Certo qui se ne ricordano in pochi, i peiesi di una certa età, io invece lo ricordo bene perché qui era cresciuto e, per il passato, quando ero sindaco, avevo dovuto occuparmi di lui a livello di servizi sociali in quanto aveva problemi di tossicodipendenza. Poi però era sparito, non sapevamo dove fosse andato e che facesse, del resto prima di andare via non aveva un vero e proprio mestiere, faceva dei lavoretti quando gli capitava… Qui nessuno sapeva nemmeno che si era sposato, da quando era andato via qui in paese non l’abbiamo più visto, né lui né la moglie, che del resto nessuno poteva conoscere, essendo forestiera… Certo dispiace sapere quel che ha fatto e anche la brutta fine che farà lui, in fondo è un nostro compaesano, e anche Peia non ci fa una bella figura…”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo PEIA – Viaggio nel paese di Alfredo Zenucchi, l’uomo che ha sgozzato la moglie con un rasoio: “Quando ero sindaco mi ero occupati di lui, aveva problemi di tossicodipendenza” proviene da Araberara.
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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/12/tredici-martiri-scaled-e1702626255655.jpeg">Media</a><strong>Grazia Milesi*</strong>Fu uno dei primi episodi di violenza politica pubblica della Repubblica Sociale Italiana, creata e sostenuta dai tedeschi che avevano invaso e occupato l’Italia del Nord dopo l’8 settembre 1943. Si volle dare una lezione alla popolazione di Lovere e dei paesi vicini per colpire chi osava sfidare le direttive della RSI che, su istruzioni del Reich, rifiutava di riconoscere l’armistizio firmato dall’Italia, affiancandosi – per un capovolto senso dell’onore – all’esercito della Germania nazista, saldamente insediato nell’Alta Italia.Così furono uccisi tredici uomini, bollati come “banditi, teppisti da bassifondi, emuli del disperato gangsterismo statunitense”, accusati di aver ucciso due esponenti di spicco del vecchio Partito Nazionale Fascista e del rinato Partito Fascista Repubblicano durante le azioni del 29 novembre, previste a Lovere dalla strategia dei due comandanti partigiani, <strong>Eraldo Locardi</strong>, monarchico, e <strong>Giovanni Brasi</strong>, comunista, per dare un segnale chiaro che non tutto il paese accettava di stare sotto il tallone nazista né condivideva il servilismo fascista.I Tredici furono catturati con l’aiuto di una spia, tale Ninetto Vaccaro, infiltratasi abilmente nella banda dei Patrioti Loveresi, nata dalla fusione dei due gruppi partigiani del Nord e del Sud del lago d’Iseo: sette furono presi nel rastrellamento nazifascista del 7 dicembre e sei nei giorni seguenti, sorpresi nelle loro case a Grumello del Monte e a Milano. Furono portati a Bergamo, incarcerati, torturati e infine condannati a morte. Giunsero sul luogo dell’esecuzione, viaggiando seduti sulle loro bare. Sette di loro furono uccisi a Poltragno, dove era stato colpito il notaio Rosa, ex podestà di Lovere; sei invece, a causa della manifesta opposizione degli operai, furono fucilati non sul piazzale dello stabilimento ILVA – come avrebbero voluto i fascisti: il commissario prefettizio Cortesi era stato ucciso lì – bensì nello spiazzo fornito dal Capo Provincia Giovanni Capitanio, nella sua segheria. <strong>IL SACRARIO</strong>I nomi dei martiri spiccano sulle stele disposte a cerchio intorno al sarcofago di pietra a definire uno spazio consacrato alla memoria resistenziale, sulla destra di chi entra nel cimitero loverese (qui i loro corpi furono deposti il 17 giugno 1945 con una cerimonia solenne, una volta recuperati dalla fossa, scavata nel 1943 nel “campo sterile” del cimitero di Bergamo).Con i nomi, spiccano le date di nascita. Tranne <strong>Giulio Buffoli</strong>, del 1902 e <strong>Luca Nitckisc</strong>, di cui si conosce solo la provenienza (Berigaluga, in Jugoslavia), appartenevano tutti alla schiera dei giovani cresciuti durante la dittatura e che avevano saputo aprire gli occhi nonostante l’ottundimento prodotto dal fascismo, dimostrandosi capaci di ragionare da sé, scegliendo la disubbidienza alla chiamata di leva della RSI e imboccando la via della montagna.Ecco la stele del tenente <strong>Eraldo Locardi</strong>, comandante del Primo Battaglione Badoglio, nato a Milano nel 1920, ventitré anni; segue <strong>Salvatore Conti</strong>, loverese del 1922, ventun anni come <strong>Mario Tognetti</strong>, di Grumello; vengono poi <strong>Giuseppe Ravelli</strong>, nato a Casnigo nel 1923, vent’anni; <strong>Andrea Guizzetti,</strong> di Lovere, nato nel 1924, diciannove anni come <strong>Ivan Piana; Guglielmo Macario</strong> (Cinto), loverese, del 1925, diciotto anni come <strong>Francesco Bessi</strong> di Cazzago S. Martino, e come <strong>Vittorio Lorenzini</strong> di Telgate. Infine, i più giovani: i diciassettenni <strong>Giovanni Moioli</strong>, nato a Grumello del Monte nel marzo 1926, e <strong>Giovanni Vender</strong>, nato nell’ottobre del medesimo anno. Tutti appartenevano a famiglie operaie o di artigiani.Se ci si ferma davanti a questo sacrario, lo sguardo abbraccia i singoli elementi del monumento, perdendosi…
Media(Ser-To) – “Per aver dedicato la vita agli altri”. C’è scritta questa frase sul San Martino d’Oro conferito dal Comune di Alzano Lombardo a due suoi cittadini; un premio per riconoscere il valore di un’amicizia tra due famiglie, una italiana e l’altra senegalese.Alessandro Rondi e sua moglie Faustarosa Tengattini nel 2002 hanno accolto nella loro casa Abdoulaye Seck, un ragazzo tetraplegico, figlio di alcuni amici originari del Senegal. Abdoulaye è nato a fine agosto del 1997 e a metà dicembre i medici si sono accorti della sua disabilità dopo un attacco febbrile. Non è autonomo nei movimenti, non parla ed ha bisogno di essere aiutato in tutto.Alessandro e Faustarosa abitano ad Alzano e sono sposati da 52 anni, hanno un figlio, Lorenzo, e tre nipoti. I due coniugi avevano già prestato servizio con i ragazzi disabili al Centro Croce Rossa di Albino e Alessandro collabora inoltre con alcune associazioni del territorio, tra cui l’Ufficio stranieri Anolf della Cisl di Bergamo.“All’inizio – spiegano – nemmeno lo volevamo questo riconoscimento, ma poi il sindaco di Alzano Camillo Bertocchi, dopo alcuni incontri, ci ha convinti, spiegandoci che il San Martino d’Oro più che un premio personale poteva essere un esempio di solidarietà per altre persone. Abbiamo conosciuto il padre di Abdoulaye, Ibrahima, che è giunto in Italia dal Senegal all’inizio degli anni Novanta, sul posto di lavoro alle Arti Grafiche di Bergamo, dove entrambi lavoravamo e in quel periodo lo abbiamo aiutato a sistemare la casa dove viveva. Da lì è nata subito una grande amicizia. Successivamente, si è sposato in Senegal e ha fatto arrivare in Italia, tramite il ricongiungimento familiare, la moglie Fatma e la prima figlia”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo ALZANO – Tre cuori in uno: la storia di Alessandro e Faustarosa, che dal 2002 hanno accolto Abdoulaye, ragazzo tetraplegico proviene da Araberara.
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MediaIl Presepe è cercare Dio nell’immensamente grande e vederlo incarnato nell’immensamente piccolo. 800 anni fa. 1223. San Francesco realizzò il primo presepe, fece portare del fieno, un bue un asinello e realizzò la prima Natività della storia. Poi predicò e mentre predicava la gente vide davvero Gesù Bambino in quel luogo, in carne e ossa, e San Francesco lo prese in braccio. Nacque così il Presepe, la notte del 24 dicembre del 1223, a Greccio, in provincia di Rieti. E Giotto la scena l’ha dipinta nel presbiterio che ricorda la Basilica Inferiore di Assisi. Sono passati 800 anni e il Presepe è diventata la tradizione cristiana per eccellenza. E quest’anno per gli 800 anni dal primo presepe, ad Assisi, è stato realizzato un suggestivo presepe a grandezza naturale davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. E questo presepe arriva da…Sovere. Realizzato da Manuel Cantamessi e dalla sua Jolly World Christmas. Sovere – Assisi -Gerusalemme. Un triangolo non certo di tutti i giorni, già, perché nell’occasione dell’inaugurazione, da Gerusalemme si è collegato S.B. Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, presenti ad Assisi la sindaca di Sovere Federica Cadei e la sindaca di Assisi Stefania Proietti. Già, 800 anni dopo a ridare vita alla storica tradizione è Manuel e il suo gruppo di lavoro, una passione per i presepi che nasce da lontano, lontanissimo, una tradizione di famiglia che papà Costante ha fatto diventare una professione e che Manuel ha portato ad Assisi…SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo SOVERE – Per gli 800 anni del primo Presepe della storia, voluto da San Francesco, Assisi ‘chiama’ Sovere, a realizzarlo Manuel e il suo gruppo proviene da Araberara.
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MediaLuca Mariani“Io Claudio Galimberti l’ho sempre stimato. Quando lo incontravi a 23 anni capivi già che era un top class, sia dal punto di vista dell’energia e sia da quello del ragionamento”. Non ha dubbi Andrea Zambelli regista e ideatore del film-documentario “A guardia di una fede” che racconta la storia della Curva Nord Bergamo vista appunto attraverso gli occhi del suo storico leader: il Bocia. La pellicola è stata proiettata sabato 2 e domenica 3 dicembre all’auditorium di piazza della Libertà a Bergamo. In questa ultima opera del regista bergamasco classe 1975 sono racchiusi quasi tre decenni di storia della tifoseria organizzata atalantina: «La prima immagine del film risale al 1993. L’ha girata un mio amico. Poi dal 1998 inizia il mio girato. Inoltre c’è anche qualche immagine che mi hanno dato altri film-maker molto disponibili che hanno interagito con la Curva.» Spiega Zambelli che racconta la genesi del suo lavoro: «La curva è un ambiente che frequentavo dal 1993/94. Ho iniziato a viverla non da atalantino, ma solo perché ero incuriosito da questo mondo di aggregazione, passione e autogestione che negli anni Novanta si vedeva molto. Per citare il filosofo Hakim Bey: era una zona temporaneamente autonoma.» Meno di dieci anni più tardi la fascinazione per questo mondo della curva e la passione per il cinema sfociano in un film. È il 2001 ed esce “Faranno tutti silenzio” la pellicola che segna l’esordio cinematografico di Andrea Zambelli, che proprio quell’anno si laurea al DAMS di Bologna. «Quel film parla della Curva Nord bergamasca. L’ho girato nel 2000 e ho finito di montarlo l’anno successivo.» Ricorda il regista classe 1975: «All’inizio non è stato facile convincere gli ultras che fosse giusto fare un film con delle immagini girate in curva. Claudio è stato uno dei primi che ha capito la necessità di quel lavoro. Lì ci siamo conosciuti meglio. Quando hai a che fare con una persona che è protagonista nel tuo film si sviluppa un legame.»Andrea Zambelli e il Bocia hanno ragione. “Faranno tutti silenzio” è un grande successo. Per anni «ha girato tanto nelle altre curve e ha rappresentato un riferimento anche teorico su cosa vuole dire essere un certo tipo di ultrà.» Rimarca con orgoglio il regista bergamasco.Dopo questo esordio nel mondo del cinema, Andrea Zambelli non solo solidifica il suo rapporto con Claudio Galimberti detto il Bocia, ma diventa sostanzialmente l’addetto alle riperse del tifo organizzato atalantino. «Tutte le volte che alla Curva serviva un filmatino o piuttosto un video da proiettare alla Festa della Dea chiedevano a me. Così nel corso degli anni ho continuato a produrre un girato», nonostante Zambelli negli ultimi vent’anni abbia viaggiato molto. O per motivi di studio o per fare film. Da Bologna a Torino e per un po’ di tempo a Roma. E poi in giro per il mondo: nella striscia di Gaza, in Colombia e in Birmania. «Comunque ho sempre tenuto un occhio sulla Curva Nord.» Precisa il regista quarantottenne. «Così ad un certo punto mi sono reso conto che avevo in mano una storia importante da raccontare. Avevo in mano tanto girato, che se non avessi fatto il film sarebbe rimasto nel mio cassetto e non sarebbe stato comunicato a nessuno. Allora è stato quasi un obbligo fare questa pellicola.» SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo ATALANTA – “A guardia di una fede”, Andrea racconta il Bocia con un film raccolto in 30 anni di Curva: “Lo stadio, un laboratorio sperimentale, tra centro sociale e parrocchia….” proviene da Araberara.
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Media“Certo non eravamo abituati ad una simile pressione mediatica, ma non è stata la prima volta che sperimentiamo il senso di un lutto particolarmente condiviso e partecipato, come per esempio è avvenuto in occasione della tragica morte per incidente di un componente della Polizia Municipale che ha lasciato tre figli. Non è insomma una novità per noi vedere la nostra chiesa gremita di persone che esprimono un grande dolore, al punto che abbiamo anche dovuto estendere gli amplificatori a tutta la basilica…Tuttavia stavolta si è trattato di una storia locale che si è espansa a livello nazionale e non solo, un’esperienza che definirei esorbitante e che a questi livelli non ci era mai capitata”.Padre Giulio Pagnoni, abate di Santa Giustina a Padova, si riferisce ai recenti funerali della povera Giulia Cecchettin, che ha visto un investimento eccezionale da parte di RAI1, impegnata in modalità monopolio nella ripresa – che poi ha venduto a tutte le altre televisioni – con un dispiegamento massiccio di forze: 6 automezzi, 14 tecnici, 5 giornaliste tra cui la direttrice del TG1, 2 soli fotografi ammessi (per la RAI e per la Diocesi) all’interno della Basilica, anche se le richieste di accreditamento dei giornalisti e dei fotografi giunte all’Ufficio Stampa della Diocesi erano state ben 180:La richiesta di celebrare a S. Giustina i funerali della povera ragazza era giunta dal parroco di Vigonovo che riteneva insufficiente la chiesa della sua parrocchia; i monaci vi hanno consentito perché il Prato della Valle si presta molto bene ad accogliere grandi numeri di persone, come succede a Ferragosto e a Capodanno quando si contano migliaia di spettatori per i tradizionali fuochi d’artificio. Il Prato della Valle inoltre confina con una caserma dell’esercito, e questo costituisce una garanzia anche dal punto di vista della sicurezza e della protezione rispetto ad eventuali minacce terroristiche. Nell’ultima settimana il Questore di Padova ha effettuato personalmente ben tre sopralluoghi:“Il congedo terreno di Giulia è un appello a tutti i i vivi”“Il nostro ‘sì’ è partito dunque da una richiesta di accoglienza e va letto in una prospettiva spirituale che deve prevalere anche nelle giornate in cui c’è stato uno sconvolgimento notevole della nostra vita di monaci, col pericolo di un’esposizione mediatica che non è nelle nostre corde e cui non siamo abituati, a differenza dei frati di S. Antonio che invece posseggono un’attitudine missionaria e predicatoria.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo INTERVISTA ESCLUSIVA – Giulia Cecchettin e l’abate Padre Giulio Pagnoni (originario di Parre) dell’Abbazia di S. Giustina: “Un’esposizione mediatica abnorme ma…” proviene da Araberara.
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MediaC’è una data finalmente. C’è la data ufficiale dell’apertura del primo resort 5 Stelle della zona, il Collina Luxury Relais aprirà il 1 febbraio: “Abbiamo preferito ultimare bene tutti i lavori prima di essere operativi al 100%…SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo CLUSONE – Il Collina Luxury Relais apre il 1° febbraio proviene da Araberara.
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MediaUn incontro molto partecipato di ASCOM con i commercianti scalvini, ma forse dietro il sipario si intravede anche altro, velato ancora da prudenza e discrezione… Ma neanche poi tanto! neanche tanto… Staremo a vedere.ASCOM muove il suo Staff – direttore Oscar Fasini in testa – per visitare il distretto forse più remoto e meno accessibile dell’Associazione Commercianti della Provincia di Bergamo. E se ne dichiara orgoglioso, anche perché la sala concessa dalla Comunità Montana per l’incontro, è piena.A trascinare con entusiasmo l’incontro è un uomo di casa in ASCOM, Alessandro Riva Bonaldi, – bergamasco di nascita, scalvino di DNA – Uomo di casa in ASCOM, dove è stato Presidente delle Botteghe Storiche di Bergamo, e ha ricoperto altri incarichi rilevanti nell’Associazione. Ma è uomo di casa anche in Val di Scalve e Schilpario, in particolare, come dice il suo secondo cognome.Ci tiene a precisare di aver aggiunto al cognome paterno, Riva, un cognome tutto scalvino di Schilpario, Bonaldi, e di non averlo fatto per sfizio o per darsi un’apparenza di nobiltà di stirpe, ma perché Bonaldi è il cognome dei nonni materni ai quali era legato da grande amore. Diciamo piuttosto che si è voluto mettere un distintivo di appartenenza. Di appartenenza a questa Valle alle origini schilpariesi. Nonno Lino gestiva l’Albergo Alpino. Il fratello del nonno era il mitico Giovanni Maria Bonaldi, detto “La Èciå”, combattente sull’Adamello e insignito di medaglia al valore.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo VILMINORE – Alessandro Riva Bonaldi e l’Ascom. Possibile candidato a Schilpario? proviene da Araberara.
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MediaArriva il Natale e come da precedenti dichiarazioni arriva anche il tanto atteso inizio dei lavori per la realizzazione della nuova scuola primaria della frazione del Piano. Opera centrale nel primo mandato del sindaco Federico Baiguini e della sua amministrazione. Tempi rispettati e obbiettivo raggiunto, tra l’altro con un’ulteriore buona notizia, un regalo di Natale in anticipo per la comunità di Costa Volpino. “Siamo molto soddisfatti di questo inizio lavori che rispetta i tempi che ci siamo prefissati, un ottimo inizio” continua il sindaco Federico Baiguini “e la bella sorpresa riguarda anche l’aspetto economico finanziario di questa importante opera, abbiamo finalmente certezza di essere stati assegnatari per un ulteriore contributo, questa volta da parte del GSE che assomma a circa 1˙400˙000,00 € che ci verranno riconosciuti in quanto la scuola che realizzeremo raggiungerà caratteristiche dal punto di vista del risparmio energetico molto alte.”SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo COSTA VOLPINO – Iniziati i lavori del nuovo polo scolastico al Piano, l’opera più imponente di questa amministrazione, al lavoro due ditte locali proviene da Araberara.
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MediaDev’esserci davvero un’‘intesa vincente’ tra Livio Carrara, 35 anni, Silvia Chitò, 40 anni, e Simona Rizzardini, 44 anni. Rispettivamente originari di Fiorano al Serio, Ponte Nossa e Clusone, ma di casa a Rovetta. Compagni di gioco, colleghi, compaesani, ma prima di tutto amici. Campioni per quattro puntate del gioco di Reazione a Catena, il programma in onda nella fascia preserale su Rai 1. Negli stessi studi televisivi, a Napoli, avevano già messo piede nel 2021, “ma se non vinci, puoi ripresentarti e quindi abbiamo deciso di riprovare e abbiamo trovato un’atmosfera completamente diversa rispetto a quella che si respirava nel periodo del Covid”, spiega Livio. È proprio insieme a lui che ripercorriamo l’avventura. Nel 2021 erano ‘Gli Abc’, mentre stavolta si sono presentati con un appellativo che non lascia dubbi sulle origini, ‘I galletti di Rovetta’, mentre il loro grido di battaglia è stato… “Uno, due, tre: Chicchirichì”, “che ci ha suggerito Marco Liorni quando gli abbiamo raccontato di noi e ci è piaciuto subito”.Colleghi, dicevamo, ma non solo: “Silvia è la mia compagna e lei e Simona non sono solo colleghe ma anche amiche da una vita. Siamo di Rovetta, tutti e tre lavoriamo in Intesa San Paolo, io a Torre Boldone, mentre loro nella filiale di Ardesio”.Quattro puntate da protagonisti e due vittorie: “Abbiamo vinto 1.469 euro nella prima puntata quando abbiamo battuto ‘Le Amichette’, che erano campionesse da 16 puntate, e 2.844 euro la terza”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo ROVETTA – I Galletti, da Rovetta a ‘Reazione a Catena’. Livio, Silvia e Simona, un lavoro in banca e… proviene da Araberara.
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MediaIl Consiglio comunale, il 30 novembre scorso, ha approvato il “conferimento della cittadinanza onoraria a Mons. Gaetano Bonicelli, che ha compiuto 99 anni proprio il giorno di S. Lucia.Il tutto è fissato per sabato 16 dicembre. Alle ore 17.00 in sala consiliare avverrà la consegna della pergamena con la motivazione del conferimento della cittadinanza onoraria. Alle ore 18.00 poi in chiesa parrocchiale ci sarà una Messa celebrata proprio dal vescovo Bonicelli.Le motivazioni sono perfino ovvie per i tavernolesi, abituati a vedere “don Tano” presente a tutte le cerimonie e celebrazioni importanti, soprattutto il 2 luglio, festa della Madonna di Cortinica. Come si sottolinea nelle motivazioni a supporto della delibera “L’Amministrazione Comunale, nell’interpretare un sentimento diffuso di stima e di riconoscenza, attesta apprezzamento e gratitudine nei confronti di S. E. Mons. Gaetano Bonicelli per l’impegno, l’affetto e l’attaccamento nei confronti della Comunità tavernolese ove, nei periodi della fanciullezza, ha vissuto insieme allo zio, parroco Reverendo Piero Bonicelli che esercitò qui il proprio servizio pastorale dal 1931 al 1959”. In realtà Don Pietro Bonicelli fu nominato prevosto di Tavernola il 2 ottobre 1932. Prosegue la delibera: “Sin da allora, Mons. Bonicelli, nonostante la brillante e fruttuosa carriera ecclesiastica che lo teneva lontano dai luoghi di origine e di frequentazione, ha avuto sempre una particolare attenzione verso i tavernolesi e non ha mai fatto mancare la propria presenza alle innumerevoli manifestazioni civili e religiose, segni tangibili della considerazione e dell’amicizia che lo lega indissolubilmente alla nostra comunità”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo TAVERNOLA – “Don Tano”, 99 anni, cittadino onorario. Il suo racconto dell’infanzia proviene da Araberara.
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MediaLa società sportiva Raptors Valcavallina Rugby ha preso il nome da una delle specie più pericolose di dinosauri: i voraci, intelligenti e veloci raptors (di cui sono particolarmente famosi i velociraptor). Però, evidentemente, i ladri che si sono affezionati alla loro sede non ne hanno paura, tanto da esserci entrati per ben 24 volte negli ultimi due anni.Non sarà un record, ma poco ci manca. Questo non succede nella periferia di qualche città famosa per la sua malavita organizzata, ma nella tranquilla e ridente cittadina di Trescore Balneario.Ecco cosa ha scritto il Consiglio della società sportiva dopo l’ennesimo furto: “La calma è la virtù dei forti… ma la pazienza si sta esaurendo. Ce l’avete con noi, ci avete rubato tutto quello che poteva essere rubato, ma quello che non capite è che fate del male ai nostri bambini e ragazzi. Ci fate spendere i pochi fondi che abbiamo per riparare i danni che fate… Altra cosa che non avete capito è che, nel nostro sport, nel rugby vige la regola del sostegno… vuol dire che ad ogni colpo subìto noi ci rialzeremo ed andremo avanti con l’aiuto di tutti quanti… Noi siamo abituati a giocare affrontando i nostri avversari a viso aperto, placcando, spingendo fino a raggiungere la meta, seguendo le nostre regole e guai a chi non le rispetta…SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo TRESCORE – La sfortuna dei Raptors: è arrivato il 24esimo furto alla loro sede proviene da Araberara.
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MediaIl profumo del panettone appena sfornato accompagna Stefano e Silvia Ferri in redazione. Dentro due sacchetti i panettoni sono ancora caldi. Sono passate da poco le 8:30 di un lunedì mattina di metà dicembre, un periodo magico e indaffarato allo stesso tempo per il Panificio Minuscoli. A una manciata di metri da qui c’è il laboratorio dove nascono questi panettoni, Stefano è appena uscito dopo una nottata passata ad impastare meraviglia.“È il periodo dell’anno più impegnativo, ma mi dà tante soddisfazioni… dal nostro laboratorio escono 10mila panettoni tra la fine di novembre e la vigilia di Natale, in tutto sono 30 quintali di impasto che poi vanno divisi a seconda delle pezzature”.Silvia lo guarda e aggiunge: “Lui sta sempre dietro le quinte, non vuole mai farsi vedere, ma ha un senso del dovere infinito, una grande passione fin da quando ha iniziato a fare questo mestiere a 14 anni”.E allora in questo mondo ci facciamo accompagnare proprio da Stefano: “Si parte da un primo impasto, che si chiama biga, alle due o alle tre del pomeriggio, si mettono farina, lievito, acqua, burro e tuorlo d’uovo… gli ingredienti vanno messi a filo, la pasta non deve mai stracciarsi e deve restare sempre in corda. Mi soffermo un attimo sugli ingredienti, credo sia importante sottolineare la qualità, anche perché cerchiamo di sceglierli sempre dal territorio, in modo da conoscere la loro provenienza e la loro storia. L’impasto va messo in cella per la lievitazione dove resta per 12 ore a 28° con un’umidità controllata tra i 75% e gli 85%…SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo Stefano & Silvia, fratello e sorella, e i loro 10mila panettoni: “Gli ingredienti e la loro storia, la birra, il cioccolato e quelli a presepio. Quando escono dal laboratorio c’è sempre un po’ di me” proviene da Araberara.
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MediaL’anno 2023 è stato particolarmente impegnativo per l’amministrazione comunale nella gestione dei lavori pubblici, del territorio e della quotidianità amministrativa.L’amministrazione Comunale unitamente agli uffici è impegnata nell’analisi, che porterà nel 2024 la variante al PGT. Prima dell’approvazione incontrerà i cittadini in un’assemblea pubblica per illustrala.Sono molti i lavori pubblici realizzati: parcheggio di Via Giardini, Adeguamento sismico di scuola e palestra, interventi di tutela e messa in sicurezza Castignicco; lavori di manutenzione straordinaria Ponzano Manutenzione straordinaria e messa in sicurezza campo sportivo e area adiacente Completati i lavori di installazione dei nuovi punti luce (alimentati con pannello solare) nelle vie Ing. Giorgio Schiavi e Poma. Sono stati sostituiti i corpi illuminanti all’interno della palestra comunale.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo BOSSICO – “Si chiude un anno intenso, quasi un milione di euro di opere e ora…” proviene da Araberara.
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Media“Il problema, così come nelle altre zone, c’è ed è in aumento”. Flavia Bigoni, presidente dell’Ambito e assessore ai servizi sociali di Clusone commenta i dati sulla ludopatia in Alta Valle Seriana…SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo INCHIESTA LUDOPATIA – Clusone si gioca ogni anno più di 7 milioni di euro (escluso l’online) boom anche a Castione e Rovetta proviene da Araberara.
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MediaAlla fine, nemmeno Santa Lucia ha portato in dono agli automobilisti, camionisti e pendolari che passano ogni giorno sulla Statale 42 della Valle Cavallina l’agognato progetto della variante. E quasi certamente non lo porterà nemmeno la Befana all’inizio del nuovo anno.Ormai nessuno (o quasi) crede più a questo intervento che secondo i più ottimisti (politici e amministratori locali) avrebbe rappresentato la panacea di tutti i mali della vecchia Statale. Ma sono disillusi anche i più realisti e pragmatici, che pure si rendevano conto che il prolungamento per una manciata di chilometri della superstrada da Gorlago a Entratico non avrebbe risolto tutti i problemi. C’era però la pia illusione che un domani, o meglio, un dopodomani, questo prolungamento avrebbe coinvolto anche la Media Valle Cavallina (cioè la zona di Borgo di Terzo, Luzzana e Vigano San Martino) e poi anche Casazza. E, chissà, in tempi più remoti avrebbe perfino lambito la zona di Endine collegandosi con l’Alto Sebino bergamasco. Certo, si trattava di una pia illusione, ma ormai non c’è più nemmeno quella.Quella della variante alla Statale 42 della Valle Cavallina, dopo che era stata messa a disposizione parte dei fondi legati alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina d’Ampezzo del 2026, sembrava una fiaba dotata del classico lieto fine. “Chissà che stavolta riescano davvero a fare qualcosa per migliorare il traffico sulla Statale 42”, veniva da dire. E molti l’hanno detto o pensato.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo RUBRI42 – Il 2023 va in soffitta, ma del progetto della variante nemmeno l’ombra proviene da Araberara.
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Media“Abbiamo chiuso da poco, il 2 dicembre scorso, ma confesso che un po’ il negozio mi manca già… Sa, dopo tanti anni di impegno dalle 5,30 del mattino alle 19 di sera faccio un po’ fatica ad abituarmi a tutta questo tempo libero, anche se non sono uno che sta con le mani in mano e troverò di sicuro qualcosa da fare, dedicando più tempo sia al Gruppo Sportivo Colzate, di cui sono il presidente, che alla banda musicale, nella quale suono il sax tenore da una vita”.Così Angelo Cominelli, neo-pensionato, che nel suo negozio di alimentari, il minimarket proprio al centro del paese, era praticamente cresciuto, cominciando fin da ragazzo a dare una mano al padre Alfredo ed alla mamma Caterina Merelli che l’avevano aperto ben 65 anni fa: “Il negozio era diventato mio a tutti gli effetti quando avevo compiuto i 18 anni, e da allora l’ho sempre portato avanti, prima da solo e poi con mia moglie Sandra Migliorati e mia figlia Francesca”.Dunque un’attività storica, oltre che una tipica azienda a conduzione famigliare…“Famigliare anche nel senso che i nostri clienti in tutto questo tempo erano diventati proprio come una grande famiglia – precisa Angelo –, tanti di loro li conosco fin da quando ero un ragazzino e adesso sono anziani, ed è proprio soprattutto per loro che mi rincresce aver chiuso i battenti, i vecchi non hanno la possibilità di raggiungere in auto i tanti supermercati della media valle, e noi li aiutavamo anche col servizio a domicilio…Tanti di loro, alla notizia della chiusura, mi hanno chiesto preoccupati – E adesso noi come faremo?”SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo COLZATE – Il negozio di alimentari Cominelli ha chiuso i battenti dopo 65 anni di attività. Il neo-pensionato Angelo: “Mi dispiace soprattutto per gli anziani del paese” proviene da Araberara.
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MediaPer Fabio Terzi si è aperto l’ultimo semestre da sindaco di Albino, un’esperienza iniziata nel 2014 e ormai prossima alla conclusione. Non si tratterà però di un ‘semestre bianco’, inattivo. Al contrario, il primo cittadino albinese vuole lasciare al suo successore una sorta di ‘comune chiavi in mano’.“La prossima Amministrazione vivrà di rendita per due anni – sorride Terzi – perché abbiamo lavorato molto e sistemato tante situazioni che andavano affrontate da tempo. Ad esempio, avendo risolto la questione del vecchio Cotonificio Honegger, che verrà finalmente recuperato come complesso produttivo e per il quale prenderemo quasi due milioni di euro, chi verrà dopo di me avrà la strada spianata anche per una questione annosa e per molto tempo irrisolta come quella dell’Honegger. E poi, altro tema di grande importanza, ricordiamo che a gennaio parte l’intervento nell’ala dell’ex monastero di Sant’Anna che ospiterà la Casa di Comunità. Si tratta di un intervento di quasi tre milioni per il quale mi sono veramente dannato. Volevo infatti che ad Albino ci fosse una Casa di Comunità; andava fatto per dare alla gente una risposta dopo tutto quello che è successo durante la pandemia. Sono contento di essere riuscito ad averla qui ad Albino, così come era capitato per il centro vaccinale”.Che bilancio puoi dare del 2023, che è stato l’ultimo tuo ‘anno pieno’ come sindaco di Albino? “Beh, posso dire che è stato veramente un anno ricco di opere pubbliche. Purtroppo, a causa del Covid, come tutti i comuni siamo rimasti in stallo per un paio di anni, quindi nel 2022 e nel 2023 abbiamo dovuto recuperare il tempo perso. Nell’ultimo anno ci siamo veramente dati da fare tantissimo, sia la Giunta che l’Ufficio tecnico del Comune, per portare avanti alcuni lavori a cui tenevamo molto. E così, siamo riusciti ad aprire e chiudere quattro cantieri attesi da tempo”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo ALBINO – Terzi: “Il 2023? Aperti e chiusi 4 cantieri. La prossima Amministrazione vivrà di rendita per due anni…” proviene da Araberara.
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MediaUna mole imponente di lavori – la cui spesa ammonterà a 14 milioni di euro – per la Fondazione Sant’Andrea, che ristrutturerà totalmente i suoi immobili tramite il Superbonus 110%: “Sì, la normativa relativa a questo bonus è stata emendata l’anno scorso, rendendolo ancora valido per le onlus a condizione che i membri del CdA non ricevessero compensi per il loro lavoro – spiega il presidente Emiliano Fantoni – e dal momento che noi già dal 2022 avevamo rinunciato ai compensi, abbiamo potuto rientrare tra i beneficiari del bonus stesso”.Così è stato portato avanti il grande progetto che ora è giunto alla fase conclusiva: “Con un grande lavoro di selezione delle imprese, è già stata fatta la manifestazione di interesse ed ora attendiamo le adesioni delle ditte interessate. Si tratta di intervenire in modo completo sui due edifici della Fondazione rifacendo i tetti e dotandoli di pannelli fotovoltaici, di realizzare i ‘cappotti’ e di sostituire i serramenti e le caldaie, il tutto in prospettiva antisismica. Parallelamente, al di fuori del beneficio del bonus, procederemo anche a realizzare gli impianti di raffrescamento dei locali ed a un ampliamento del soggiorno dell’area Alzhehimer per una superficie di circa 90 mq. Siamo infatti convinti che la nostra struttura diventerà in questo modo sempre più efficiente e meno dispendiosa mentre ne aumenteranno il comfort e la vivibilità, sia per i nostri ospiti che per i nostri dipendenti”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo CLUSONE – Concluso l’iter per la ristrutturazione degli immobili della Fondazione Sant’Andrea: 14 milioni di lavori da ultimare entro luglio 2025 proviene da Araberara.
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MediaDopo i lavori di ristrutturazione che erano iniziati nel settembre scorso ha riaperto i battenti lo storico Albergo Ferrari, una sorta di istituzione, a Bratto, dove nel lontano 1922 l’avevano fondato i fratelli Giuseppe e Pietro Ferrari: “L’albergo passò poi ai miei nonni Domenico Ferrari ed alla moglie Delfina Tomasoni – dice Stefano Castellani – , poi ai miei genitori Daniela Ferrari e Giuseppe Castellani ed ora a me, a mio fratello Cesare ed a mia moglie Isabella Arrighetti”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 15 DICEMBREL'articolo BRATTO – Riapre i battenti dopo il restauro lo storico Albergo Ferrari proviene da Araberara.
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