MediaIl Comune di Sovere con 1464 preferenze vince e stravince la Social Call fotografica organizzata dalla Regione Lombardia per la Giornata del Verde 2023 (i votanti sono stati 2343). Questi sono stati gli utenti che hanno seguito e manifestato l’interesse per la giornata ecologica che si è svolta a Sovere il 1° aprile e che ha visto la partecipazione di 10 associazioni del territorio, un’azienda privata, cinque classi della scuola primaria, gli amministratori Comunali e il personale dell’ufficio tecnico comunale che a fine giornata hanno raccolto 680 kg di rifiuti. La premiazione è avvenuta alla presenza dell’assessore regionale all’Ambiente e Clima Giorgio Maione presso l’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia a Milano. 140 i comuni che hanno aderito all’iniziativa, 30 invece si sono sfidati sui social partecipando con la foto più rappresentativa della giornata. Sovere con le sue 1464 preferenze ha dimostrato che l’evento è stato seguito con molta partecipazione e che l’iniziativa è stata apprezzata da tantissimi simpatizzanti, permettendo di vincere, posizionandosi al primo posto nella categoria comuni medi (5.000-15.000 ab.) e surclassando anche il primo comune della categoria con più di 15.000 ab. che si è fermato a soli 597 voti mentre una cordata di tre comuni ha raggiunto le 207 preferenze.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo SOVERE – Il Comune di Sovere e quel primo posto in Lombardia: “10 associazioni, un’azienda, le scuole e l’amministrazione e quella giornata del Verde” proviene da Araberara.
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MediaLa specialità degli amici della ‘Cumpagnia del fil de fer’, come tutti sanno, sono gli abiti antichi, che essi custodiscono e valorizzano con grande cura e passione. Forse per questo non potevano più tollerare che l’abito della Madonna del Rosario – la cui statua è opera dei Fantoni – con l’andar del tempo si fosse ormai rovinato irreparabilmente. Che fare? Gli amici del “Fil de Fèer”, col loro presidente Paolo Legrenzi in testa, non ci hanno pensato due volte: la Madonna tanto cara alla devozione popolare meritava un nuovo abito!SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBRE L'articolo PIARIO – Un vestito nuovo per la Madonna del Rosario, gli Amici del Fil del Fer e la sarta Fioranna proviene da Araberara.
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Media “E’ un periodo tranquillo, tutto procede secondo i programmi e quindi siamo soddisfatti”, dice il sindaco Mauro Marinoni. “Il cantiere del Pallone va un po’ a rilento, ma la ditta è presente sul posto e quindi non siamo preoccupati. I lavori per la realizzazione della mensa alla scuola elementare verranno affidati a novembre e inizieranno a gennaio, mentre per quanto riguarda gli interventi sull’edificio siamo ormai al termine. Stiamo lavorando sul progetto del nuovo centro di raccolta rifiuti e sono partiti i lavori sulla piscina. Abbiamo anche terminato una serie di asfaltature di alcuni tratti stradali, nell’ambito delle previste opere accessorie alla sostituzione di alcune tubazioni di distribuzione del Gas Metano (lavori a carico della società di gestione Retipiu Gruppo A2A).SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo ROVETTA – Il sindaco, i lavori e il grazie ai volontari proviene da Araberara.
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MediaNel tardo pomeriggio di sabato 14 ottobre la comunità di Fiorano al Serio accoglierà il nuovo parroco don Nazzareno Bertoli, in arrivo dalle parrocchie di Capriate San Gervasio e Crespi d’Adda.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo FIORANO AL SERIO – In attesa di don Nazzareno proviene da Araberara.
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MediaLa fine del mese di settembre ha portato una novità nel Comune di Vigano San Martino, dove una impiegata comunale, Federica Ghilardi, ha concluso la sua attività in Val Cavallina in vista di un nuovo impiego in Val Seriana.L’Amministrazione guidata dal sindaco Alfredo Nicoli ha voluto salutare e ringraziare l’impiegata, annunciando anche il nome della sua sostituta.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo VIGANO SAN MARTINO – Cambio di impiegate in Municipio proviene da Araberara.
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MediaProseguono spediti i lavori per la ristrutturazione dell’Asilo di Bueggio. All’opera la ditta Serioli di Costa Volpino, una garanzia in questo settore. Una ristrutturazione piuttosto radicale, sia negli interni che per l’esterno con nuovi parcheggi e per gli impianti e l’efficientamento energetico.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo VILMINORE – BUEGGIO – Proseguono spediti i lavori per ristrutturare l’Asilo di Bueggio proviene da Araberara.
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MediaIl sindaco Marco Zoppetti, insieme ad un gruppo di parrocchiani di Rova, ha accompagnato don Simone Pandini alla cerimonia d’ingresso nella sua nuova parrocchia di Orio al Serio, dove proseguirà il suo cammino. Dopo otto anni passati a Endine è iniziata per lui una nuova pagina tutta da scrivere. Prima di salutarlo, l’amministrazione comunale gli ha augurato “buona vita nella nuova comunità”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo ENDINE – L’ingresso di don Simone a Orio proviene da Araberara.
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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/10/B2B00548-scaled.jpg">Media</a>Luca Percassi, ex calciatore, amministratore delegato di un miracolo calcistico guardato a livello economico e sportivo da tutta Europa. Domanda brutale: quindi si può guadagnare anche mischiando finanza e calcio di alto livello?
«<em>Guadagnare non è il termine più appropriato, non quello che</em> – <em>perlomeno</em> – <em>rispecchia la nostra politica aziendale. Tutte le linee di ricavo di Atalanta, quindi non unicamente quelle di natura sportiva, vengono infatti reinvestite, secondo un concetto globale che riguarda tutto il Club. Investiamo e reinvestiamo sulla prima quadra, nel tentativo di mantenerla competitiva, ma anche su strutture e infrastrutture (il centro sportivo e il Gewiss Stadium ne sono gli esempi più lampanti), nonché su settore giovanile, seconda squadra, o per meglio dire l’Under 23 che abbiamo iscritto quest’anno per la prima volta al campionato professionistico di Serie C, non trascurando le risorse umane, vale a dire figure professionali di qualità e spessore che possano aiutarci ad accrescere capacità e competenze. Il tutto viene fatto con l’indispensabile criterio e requisito della sostenibilità del Club, ma anche con un grande senso di responsabilità nei confronti di Bergamo e dei bergamaschi che amano l’Atalanta e che per noi sono il fattore trainante del nostro impegno e del nostro orgoglio nel cercare di fare le cose per bene».</em>Lei, per questione di età, non può avere in memoria la conquista della Coppa Italia del ’63. Gliel’hanno raccontata quella giornata mitica che è coincisa purtroppo con la morte di Giovanni XXIII, il Papa bergamasco?<em>«Sì, me l’ha raccontata mio papà, aiutandomi anche in questo caso a comprendere l’indole del bergamasco doc, non solo del tifoso dell’Atalanta. Il motivo è proprio la sfortunata coincidenza fra la gioia per un trofeo vinto e il cordoglio per la morte di Giovanni XXIII, il Papa Bergamasco, avvenuta il giorno stesso. Nel suo racconto mio padre mi spiegò, sottolineando ‘ovviamente’, che non ci fu alcuna festa in città per la vittoria della Coppa Italia. ‘Il rispetto viene prima di tutto, sempre, e fra noi bergamaschi è sacro’. Nel suo ‘noi bergamaschi’ papà includeva Giovanni XXIII, nativo di Sotto il Monte».</em>Quest’anno l’Atalanta è tornata in… Europa. C’è bisogno di alzare una nuova Coppa, anche più prestigiosa?«<em>Per noi aver riportato Bergamo in Europa è già un grande traguardo. Ci tenevamo moltissimo, perché città e tifosi meritavano di tornare a valicare i confini nazionali e di tornare a vivere le emozioni, l’adrenalina e le forti suggestioni di una competizione europea. Siamo entusiasti e orgogliosi di giocare l’Europa League, competizione prestigiosa che ci permetterà di crescere ancora e di continuare a imparare, mettendoci a confronto con club di spessore e tradizione. L’obiettivo, come sempre, è quello di dare il massimo e di cercare di fare bella figura, come siamo riusciti a fare nelle precedenti partecipazioni a Champions ed Europa League. Il calcio è fatto di passione ed emozioni. Beh, l’Europa è qualcosa di straordinariamente coinvolgente in questo senso».</em>Per restare a quei tempi lontani, l’Atalanta pescava in provincia: di quella mitica squadra c’erano bergamaschi doc, Pizzaballa, Nodari, Pesenti, Gardoni, Domenghini, ma anche in panchina Roncoli, Cometti, Rota, Gentili, Carioli. Adesso è una squadra “straniera”. Cosa è cambiato nel calcio provinciale che non vi fornisce più “campioni” di livello?«<em>Sempre difficile paragonare periodi storici così lontani. Anche perché è cambiato il mondo, rispetto ad allora. Siamo nell’era della globalizzazione. Ciò premesso, però, Atalanta continua ad avere una grande attenzione per il proprio territorio, essendo un Club orgogliosamente di provincia. Il nostro settore giovanile lo testimonia eloquentemente, così come la neonata Under 23 che è in larga parte composta da ragazzi cresciuti sin dalla tenera età a Zingonia. E se guardiamo la prima squadra…
«<em>Guadagnare non è il termine più appropriato, non quello che</em> – <em>perlomeno</em> – <em>rispecchia la nostra politica aziendale. Tutte le linee di ricavo di Atalanta, quindi non unicamente quelle di natura sportiva, vengono infatti reinvestite, secondo un concetto globale che riguarda tutto il Club. Investiamo e reinvestiamo sulla prima quadra, nel tentativo di mantenerla competitiva, ma anche su strutture e infrastrutture (il centro sportivo e il Gewiss Stadium ne sono gli esempi più lampanti), nonché su settore giovanile, seconda squadra, o per meglio dire l’Under 23 che abbiamo iscritto quest’anno per la prima volta al campionato professionistico di Serie C, non trascurando le risorse umane, vale a dire figure professionali di qualità e spessore che possano aiutarci ad accrescere capacità e competenze. Il tutto viene fatto con l’indispensabile criterio e requisito della sostenibilità del Club, ma anche con un grande senso di responsabilità nei confronti di Bergamo e dei bergamaschi che amano l’Atalanta e che per noi sono il fattore trainante del nostro impegno e del nostro orgoglio nel cercare di fare le cose per bene».</em>Lei, per questione di età, non può avere in memoria la conquista della Coppa Italia del ’63. Gliel’hanno raccontata quella giornata mitica che è coincisa purtroppo con la morte di Giovanni XXIII, il Papa bergamasco?<em>«Sì, me l’ha raccontata mio papà, aiutandomi anche in questo caso a comprendere l’indole del bergamasco doc, non solo del tifoso dell’Atalanta. Il motivo è proprio la sfortunata coincidenza fra la gioia per un trofeo vinto e il cordoglio per la morte di Giovanni XXIII, il Papa Bergamasco, avvenuta il giorno stesso. Nel suo racconto mio padre mi spiegò, sottolineando ‘ovviamente’, che non ci fu alcuna festa in città per la vittoria della Coppa Italia. ‘Il rispetto viene prima di tutto, sempre, e fra noi bergamaschi è sacro’. Nel suo ‘noi bergamaschi’ papà includeva Giovanni XXIII, nativo di Sotto il Monte».</em>Quest’anno l’Atalanta è tornata in… Europa. C’è bisogno di alzare una nuova Coppa, anche più prestigiosa?«<em>Per noi aver riportato Bergamo in Europa è già un grande traguardo. Ci tenevamo moltissimo, perché città e tifosi meritavano di tornare a valicare i confini nazionali e di tornare a vivere le emozioni, l’adrenalina e le forti suggestioni di una competizione europea. Siamo entusiasti e orgogliosi di giocare l’Europa League, competizione prestigiosa che ci permetterà di crescere ancora e di continuare a imparare, mettendoci a confronto con club di spessore e tradizione. L’obiettivo, come sempre, è quello di dare il massimo e di cercare di fare bella figura, come siamo riusciti a fare nelle precedenti partecipazioni a Champions ed Europa League. Il calcio è fatto di passione ed emozioni. Beh, l’Europa è qualcosa di straordinariamente coinvolgente in questo senso».</em>Per restare a quei tempi lontani, l’Atalanta pescava in provincia: di quella mitica squadra c’erano bergamaschi doc, Pizzaballa, Nodari, Pesenti, Gardoni, Domenghini, ma anche in panchina Roncoli, Cometti, Rota, Gentili, Carioli. Adesso è una squadra “straniera”. Cosa è cambiato nel calcio provinciale che non vi fornisce più “campioni” di livello?«<em>Sempre difficile paragonare periodi storici così lontani. Anche perché è cambiato il mondo, rispetto ad allora. Siamo nell’era della globalizzazione. Ciò premesso, però, Atalanta continua ad avere una grande attenzione per il proprio territorio, essendo un Club orgogliosamente di provincia. Il nostro settore giovanile lo testimonia eloquentemente, così come la neonata Under 23 che è in larga parte composta da ragazzi cresciuti sin dalla tenera età a Zingonia. E se guardiamo la prima squadra…
<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/10/raia2-e1696574963988.jpg">Media</a>Quei pomeriggi malinconici di inizio autunno, dove i cieli però regalano sfumature d’incanto. In uno di questi pomeriggi, dove la luce si è scrollata di dosso la foschia del caldo estivo e dove il buio dell’inverno è ancora lontano, Luana racconta Eros. <strong>Luana Raia</strong> è la mamma di <strong>Eros Capuozzo</strong>, un ragazzo di 21 anni che se ne è andato in cielo il 15 luglio, divorato in pochi giorni da un cancro incurabile.Di Eros ne avevamo già parlato, ne hanno parlato in tanti, ma questa volta è diverso, questa è la storia di una madre che racconta suo figlio o, meglio, di una madre e di un figlio che si raccontano a vicenda, perché nelle parole di Luana ci sono quelle di Eros.Luana arriva in redazione con sua madre, <strong>Adele</strong>, la nonna di Eros. Loro tre vivevano insieme, uniti, sempre: “E lo siamo ancora, per sempre”. Luana, capelli lunghi, mossi, insegnante di Disegno e Storia dell’Arte al Liceo Scientifico Decio Celeri di Lovere, artista, grafico incisore, pittrice, scultrice ma soprattutto madre.“Noi due, noi tre avevamo un legame fortissimo, da sempre e appunto per sempre. Lui condivideva ogni respiro con me, e in questi respiri trovavamo ogni giorno la gioia di vivere”. <strong>Da Clusone a Riva di Solto</strong>Eros nasce all’ospedale di Piario il 4 luglio del 2002: “Vivevamo a Clusone – racconta Luana – poi a dicembre di 5 anni fa ci siamo trasferiti a Riva di Solto, amava quel posto, amava Riva e il lago, avevamo fatto una scelta di vita. Eros sin da piccolo è sempre stato in sintonia con me, comprendeva ogni mia sfumatura, capiva tutto senza chiedermi nulla, era sensibilissimo. Quando entrava in casa di qualcuno sentiva subito se c’era armonia, capiva se c’era limpidezza, a quel punto sorrideva e si sentiva a casa. Percepiva subito le dinamiche interne, aveva una grande sensibilità. Aveva una grande capacità di ascolto ma teneva dentro tutto, non voleva condizionarmi nei rapporti con la gente. Capitava magari che tornavo dal lavoro, magari era successo qualcosa, anche senza incrociare il mio sguardo, lui sentiva tutto e mi diceva ‘cosa è successo?’”. Ma in tutto questo Eros ripeteva sempre una frase: “Diceva sempre che noi ce l’avremmo fatta. Lo ripeteva sempre, sì, noi ce l’avremmo sempre fatta”.I momenti tosti non sono mancati: “E in tutti quei momenti lui era sempre positivo, sempre ottimista. Quando è scoppiato il covid ha dovuto fare rinunce come tutti i ragazzi della sua età, eravamo chiusi in casa ma lui anche in quel brutto periodo sentiva e trasmetteva la bellezza del creato, disegnava, scriveva poesie, esternava incanto. Mi diceva di non avere paura, abbiamo passato momenti orribili, duri, mia mamma è stata in ospedale per il covid, ma lui diceva sempre ‘mamma dai che ce la faremo’. E aveva sempre ragione. Ripartivamo sempre”.<strong>“Mamma, dai che ce la faremo”</strong>Luana ed Eros amavano e amano il lago: “Abbiamo deciso di prendere casa a Riva, volevo dare una nuova vita a mio figlio, donargli davvero quella bellezza del creato che c’è a Riva. E così abbiamo fatto questo passo, siamo ripartiti un’altra volta, con Eros che ci spronava sempre e ci ripeteva che ce l’avremmo fatta. A Riva sentivo forte lo stimolo creativo, e durante la pandemia noi tre siamo stati insieme, abbiamo prodotto tanto, mia madre infatti era venuta a Riva a stare con noi. Abbiamo attraversato il covid con la consueta voglia di farcela anche perché la casa di Riva sembrava ci proteggesse, una sorta di guscio d’amore, ci ha sempre protetto, lì abbiamo trascorso momenti indimenticabili noi tre. Ognuno di noi c’era per l’altro e quindi c’era tutto”.Luana racconta, ogni tanto si ferma, gli occhi si inumidiscono ma il sorriso quando parla di Eros non lo perde mai: “Lui era la mia forza, era la nostra forza, prima era più introverso, poi ha cominciato a prendere la forza per esprimere quello che provava dentro, l’amore che provava per noi, lo vedevo come abbracciava…
MediaLe sole due anime vive in giro per la contrada sono loro, Jhied e Lhiaa: seduti sulla panchina davanti alla chiesa, parlottano tra di loro e fissano la strada, casomai passi qualcuno, oppure un autoveicolo, a rompere la monotonia del paesaggio. Vengono da panorami molto diversi, sono parte del gruppo di otto persone- otto donne, due ragazzi e una ragazza – arrivate a Gavazzo una settimana fa, e vogliono ricordare soltanto l’ultima parte del viaggio, quella che da Lampedusa, in aereo, li ha portati a Milano, e poi da lì in auto fin qui, accompagnati dalla responsabile degli immigrati nella ex-casa vacanza in cui hanno trovato alloggio. Ma qui non ci sono solo loro: c’è un gruppo di algerini e di africani dell’area subsahariana, e tutti i giorni ne arrivano di nuovi, pare che domani ne arriveranno altri quattro, ma con la responsabile non riusciamo a parlare perché è andata all’aeroporto ad accogliere, appunto, altri ospiti.I due ragazzi – 13 e 14 anni – mi spiegano nel loro francese un po’ stentato che vogliono vivere in Italia e andare a scuola: mi pare di capire che la settimana prossima andranno alla scuola media di Valbondione, ma per ora non posso dire se la loro speranza si avvererà, ho il dubbio che le procedure burocratiche lente e farraginose previste dalle normative in tema di immigrati non glielo permetteranno tanto facilmente…Ma non me la sento di spegnere il loro entusiasmo: “A scuola ci saranno altri ragazzi, potremo anche giocare con loro e diventare amici, qui non abbiamo nessuno con cui parlare e giocare, questo paese è deserto, non c’è mai in giro nessuno e tutte le case hanno le porte e le finestre ‘fermées’, non sono abitate… E poi vogliamo continuare a studiare”.Jhied da grande vuole fare il giudice, mentre Lhiaa preferirebbe fare il medico, oppure il poliziotto. Comprendo meglio questo loro desiderio quando, accompagnandomi alla casa che dalla chiesa dista pochi passi, mi presentano la loro mamma, Nissaf: “Siamo riusciti a scappare da una situazione disastrosa, siccome volevo separarmi da un marito prepotente e violento, rischiavo ogni giorno di venire uccisa, mi prometteva che mi avrebbe sgozzata (veramente questo Nissaf me l’ha detto facendo il gesto eloquente di chi ti punta al collo una lama, perché né lei né io ricordavamo come si dice ‘sgozzare’ in francese, n.d.r.). Allora mi sono decisa, ho preso i ragazzi e sono fuggita. Su uno dei tanti ‘bateau’, una barca, come tanti altri. Ho temuto mille volte di non farcela, e invece è andata bene, siamo arrivati sani e salvi a Lampedusa”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo VALBONDIONE – Viaggio a Gavazzo, dove sono arrivate 8 donne e due ragazzini da Lampedusa: “Sono scappata coi miei figli, volevano sgozzarmi” ma qui abbiamo incontrato molti altri profughi, arrivano da… Battipaglia proviene da Araberara.
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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/06/davide-fontana-carol-maltesi-omicidio-2-1.jpg">Media</a>La Corte di Assise di Busto Arsizio, con la contrarietà del pm e delle parti civili, ha ammesso <strong>Davide Fontana</strong> all’istituto della giustizia riparativa, primo caso in Italia, almeno per il reato di omicidio, dell’istituto entrato in vigore il 30 giugno a seguito della riforma Cartabia. E la decisione sta facendo discutere. <strong>“</strong><em>Il sì dei giudici al reinserimento dell’assassino di mia figlia? –</em> ha commentato la mamma di Carol – <em>Non è possibile, questa è un’ingiustizia… Adesso temo davvero che un giorno il mostro che ha massacrato e fatto a pezzi Carol possa tornare libero”.</em> Duro anche il comunicato diffuso dalla Rete Dafne, Rete Nazionale dei servizi per l’Assistenza alle Vittime di reato, presieduta dall’ex magistrato Marco Bouchard: “<em>La decisione della Corte d’Assise di Busto Arsizio, favorevole alla richiesta di programma riparativo per Davide Fontana, ci ha profondamente turbato. La Corte d’Assise viola il sentimento d’ingiustizia che a distanza di un anno e mezzo dai terribili fatti provano ancora le vittime alla sola idea di incontrare l’imputato e non riesce a cogliere nella loro indisponibilità il rischio di una clamorosa vittimizzazione secondaria che in questo caso – lo dice la Direttiva europea 2012 che sul punto ha effetto diretto – dovrebbe essere addirittura presunta poiché una di esse ha appena compiuto sette anni ed è figlio dell’uccisa. La Corte d’Assise lede lo stesso ruolo di mediatori perché li scavalca stabilendo in loro vece la fattibilità del programma riparativo mediante ricorso a vittime sostitutive (quante? Di quale età?): e che fardello dovrà portare la vittima sostituiva nel mettersi nei panni di chi si è rifiutato di entrare nella stanza del mediatore?”.</em> Nell’istanza presentata alla Corte, Fontana scrive: “<em>È interesse primario del sottoscritto poter partecipare a tale tipo di programma al fine di riparare, per quanto possibile, ai danni e al dolore provocati ai genitori di Carol Maltesi e soprattutto al figlio Carlos, impiegando fruttuosamente il tempo della reclusione per intraprendere fin da subito un percorso carcerario riabilitativo e rieducativo”.</em>***Davide e l’omicidio di Carol: fatta a pezzi, smembrata e gettata via<strong>Davide Fontana</strong>, bancario, aveva 43 anni quando ha ucciso <strong>Carol Maltesi</strong>, nel 2022, a gennaio, nel suo appartamento di Rescaldina, provincia di Milano, ma il cadavere, o meglio i resti del corpo vengono scoperti solo il 21 marzo sempre del 2022. La giovane Carol Maltesi, 25 anni e madre di un bimbo di 6, è stata uccisa e fatta a pezzi, il corpo messo in un congelatore e poi occultato in alcuni sacchi, infine gettato in un dirupo a Borno (Brescia).“Discutibile la decisione di concedere l’accesso a un percorso così. Difficile e prematuro pensare a un percorso adeguato”Sara Riva. Sindaca di Gromo, AvvocatoCommentare un processo senza conoscere gli atti lascia il tempo che trova. In ogni caso, in base a ciò che ho letto e stante la gravità dei fatti, trovo discutibile la decisione di concedere l’accesso a un percorso di giustizia riparativa a Fontana, pur trattandosi di un percorso complementare rispetto alla giustizia ordinaria, che non fa venire meno la condanna. ASSOCIAZIONE VOL.CA BRESCIA“La giustizia riparativa è uno dei mezzi per rieducare, può far paura, ma…”Abbiamo chiesto anche a chi opera tra le mura del carcere come l’associazione Vol.Ca di Brescia cosa ne pensa di questa decisione presa dal giudice. A risponderci è la presidente, originaria di Pisogne, <strong>Caterina Vianelli</strong>: “<em>Questa situazione è molto delicata, anche perché il caso è ancora aperto. La Giustizia riparativa, che è un percorso nuovo, può fare paura e dare fastidio perché si ritiene di sminuire il ruolo delle vittime e della loro sofferenza rinunciando ad una logica che sia “punitiva”. Ma la Giustizia riparativa è uno dei mezzi…
<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/10/bc2c4073-e844-4efa-9d57-235ff336ee17-scaled.jpg">Media</a>Una bellissima edizione, quella di quest’anno della Mostra Zootecnica di Clusone, cui hanno dato una mano sia il meteo che il luogo in cui è stata allestita, la Casa dell’Orfano della Selva, sia la competenza di AssoMostre che ha collaborato con la Comunità Montana e col Comune di Clusone. Gli animali, i veri protagonisti, a detta degli esperti e di <strong>Angelo Savoldelli</strong>, si sono rivelati di grande qualità, a sottolineare l’impegno degli allevatori che alla Mostra hanno portato i loro capi migliori. Quanto al pubblico, nemmeno gli organizzatori si aspettavano un afflusso così assiduo e numeroso, le centinaia di persone a passeggio tra i numerosi stand ed a seguire le varie manifestazioni collaterali. Alto anche il numero dei giovani, sia di quelli che allevano bestiame per professione che di quelli che lo fanno per hobby; c’erano anche i ragazzi e le ragazze dell’ABF di Clusone che hanno dato prova delle capacità acquisite in tema di caseificazione e che si sono resi utili anche a livello organizzativo. Insomma una manifestazione ben riuscita, a dimostrazione che quest’attività tradizionale della montagna, pur con le necessarie innovazioni, continua a costituire una parte importante dell’economia delle terre alte, e lo potrà essere anche per il futuro se gli addetti al settore a vendere sempre di più i loro prodotti in proprio accorciando così la filiera commerciale. Naturalmente sono emersi anche i problemi di lunga data che affliggono il settore e appesantiscono il lavoro degli allevatori: la burocrazia asfissiante, la disattenzione dei legislatori e dei governanti che non conoscono da vicino le loro difficoltà ed i loro bisogni, la presenza sempre più diffusa dei cinghiali che rovinano i campi, i prati ed i raccolti di foraggio e quella dei grandi predatori che decimano le greggi e gli altri animali domestici, sostenuti da un animalismo tanto diffuso quanto ideologico ed aggressivo.<strong>Le ‘new entry’ premiate</strong>La rassegna bovina ha visto la partecipazione di dieci aziende per un totale di circa cento capi. Come ormai da decenni, l’azienda agricola Cocchetti-Bertolazzi di Cerete si è aggiudicata con Albachiara e Ginevra il titolo delle regine per la razza frisona e la bruna, premi ai quali l’azienda ceretese è, se così si può dire, ormai…abbonata. Per la razza bruna originale la corona è toccata invece ad una <em>new entry, </em>Granda, dell’allevatore <strong>Roberto Colotti</strong> di Parre, che ha la sua azienda in località Fansèghì sul monte Trevasco, sopra il paese:<em>“La razza bruna originale è quella più autenticamente ‘nostra’, nel senso che, più rustica, più leggera e più forte, si adatta meglio all’ambiente montano, in cui si muove con maggiore disinvoltura. La produzione di latte è ovviamente minore, ma in compenso l’erba dei pascoli alti gli conferisce una maggiore qualità</em> – dice Roberto che, originario di Onore, 35 anni, è diventato parrese di adozione quando ha sposato <strong>Sara Torri,</strong> entrando a far parte della grande tribù dei ‘Péca’-. <em>Vengo anch’io da una famiglia di allevatori, ho imparato il mestiere fin da piccolo e quindi anche la passione per gli animali è di lunga data”.</em>Il premio alla sua ”Granda” ha premiato anche la sua costanza:<em>“Sono anni che partecipo alla Mostra, e quasi quasi a vincere non ci speravo più, anche se ovviamente lo desideravo…Perciò il titolo di ‘reginetta’ è stato una bella sorpresa e una bella soddisfazione”.</em>SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo <a href="https://www.araberara.it/le-storie-roberto-colotti-di-parre-e-alessia-e-luca-bellini-di-fino-del-monte-e-le-loro-aziende-agricole-giovani-bovini-in-alpeggio-formaggi-e-molto-altro-si-fatica-ma/">LE STORIE – Roberto Colotti di Parre e Alessia e Luca Bellini di Fino del Monte e le loro aziende agricole ‘giovani’: “Bovini in alpeggio, formaggi e molto altro, si fatica ma siamo felici”</a> proviene…
MediaFinita la bella estate si riprende a sfogliare la margherita, che non ha niente a che vedere con il partito del dopo Democrazia Cristiana, è proprio il fiore cui affidare il dubbio del “m’ama non m’ama”. Qui il dilemma è: passa o non passa il terzo mandato anche per i Comuni almeno fino a 10 mila abitanti? La Lega nazionale con Salvini ha chiesto ufficialmente all’alleato Fratelli d’Italia di portare il limite addirittura a 15 mila abitanti. Fratelli d’Italia è sempre stato contrario. Perché? Perché non ha candidati, non ancora, all’altezza di poter competere con sindaci uscenti che già di loro si portano in dote un pacchetto di voti a prescindere, quelle persone che non sanno chi votare e non hanno particolari motivi di votare contro.La richiesta della Lega chiede 15 mila ma si potrebbe accontentare di portare il limite dagli attuali 5 mila a 10 mila abitanti. Con Sarnico tutto questo c’entra eccome. Perché, se passa anche solo la richiesta sui 10 mila il sindaco uscente Giorgio Bertazzoli si ricandiderebbe e allora tutto lo scenario attuale cadrebbe. “Su meno di 8 mila sindaci, la metà, se le cose restassero così, non potrebbe ricandidarsi, il 52% dei sindaci attuali, di ogni colore politico. E non è che nei paesi ci sia la fila per candidarsi, sai benissimo le difficoltà di trovare candidati. Se mi ricandiderei? Certamente”. SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo SARNICO – SCENARI ELETTORALI – Terzo mandato sotto i 10 mila abitanti? Bertazzoli: “In questo caso mi ricandido”. E Dometti non scioglie la… riserva proviene da Araberara.
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MediaLuca Mariani«Con il miele di rododendro quest’anno abbiamo vinto due Gocce d’oro, vale a dire un secondo posto in tutta Italia.» Pietro Zucchelli è soddisfatto del premio ricevuto dall’Osservatorio Nazionale Miele che gratifica il suo lavoro e quello delle sue api. Per l’apicoltore di Castione della Presolana non è la prima volta che un concorso riconosce la bontà e la qualità del suo impegno tra gli alveari: «L’anno scorso così per scherzo abbiamo provato a mandare dei campioni dei nostri mieli al concorso nazionale che si chiama “Tre gocce d’oro” e abbiamo vinto una Goccia d’oro, che equivale a un terzo posto nazionale, con il millefiori di alta montagna delle Alpi. Nello stesso periodo abbiamo inviato gli stessi campioni di miele anche al concorso dei “Grandi mieli di Lombardia”. Lì abbiamo vinto una rosa d’argento sia con il miele di rododendro, sia con il millefiori di alta montagna delle Alpi».Oltre alla gratificazione dei diversi titoli, a rendere orgoglioso il ventinovenne di Castione ci sono le motivazioni dei vari premi. Infatti in entrambi i concorsi ogni miele viene analizzato in laboratorio a livello chimico-fisico, pollinico e organolettico. Poi viene valutato a livello visivo, tattile, gustativo e olfattivo da una commissione formata dagli esperti dell’Albo nazionale in analisi sensoriali del miele sparsi in tutta Italia.Tutti questi riconoscimenti sono il frutto di un lavoro che ha radici forti e profonde. «Da sempre mio papà Vittorio ha allevato le api. Aveva una decina di alveari, al massimo quindici.» Racconta Pietro con il suo solito sorriso sincero e brillante: «Lui mi ha trasmesso questa passione e mi ha sempre spronato a seguirlo per imparare.» La passione per la natura del ventinovenne di Castione non si esaurisce con l’apicoltura: «Come hobby io e la mia famiglia abbiamo da sempre animali da cortile come conigli e galline. A me piace molto andare nel bosco a cercare i funghi e le erbe spontanee in montagna. La natura mi ha sempre attirato e affascinato anche se non avevo mai preso in considerazione di farlo diventare un lavoro a tempo pieno.»Infatti dopo il diploma di geometra il giovane castionese viene assunto alla Radici Group di Villa d’Ogna. Nonostante il lavoro in fabbrica Pietro non allenta il suo legame con la natura. Così nel 2018 lui, il papà e la mamma Giusi Pasinetti decidono di aprire l’Apicoltura Baita del Sole. «Abbiamo scelto questo nome perché uno dei primi nostri apiari si trovava e si trova ancora nei pressi della baita qui sopra casa nostra al Donico. L’ha costruita mio nonno più di ottant’anni fa e l’avevano chiamata così perché ai tempi era la prima abitazione che all’alba riceveva i raggi del sole qui in Presolana.» SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo CASTIONE – Pietro l’apicoltore ‘nomade’, turni in fabbrica e poi tra le sue api, il suo miele giudicato il secondo migliore in Italia: “Dall’Altopiano di Clusone al Donico, mamma Giusi e l’Apicoltura Baita del Sole” proviene da Araberara.
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MediaLuca Mariani«Domenica 1 ottobre ha esordito allo stadio il nostro due-aste. Logicamente l’ha portato il nostro presidente Antonio Barbeni.» Marco Fornoni, per tutti Kigio, è entusiasta. La sua idea di creare il primo club Amici dell’Atalanta ad Ardesio è diventata realtà. «Visto che qui la Dea è molto seguita ho spinto per creare un nuovo punto di ritrovo per tutti quelli che vogliono vedere insieme le partite.» Racconta euforico Marco che aggiunge: «Quando io ero piccolo e andavo all’oratorio tutti i bambini avevano le magliette di Juve, Inter e Milan. Adesso invece, grazie agli ottimi risultati della squadra, tanti bambini anche qui ad Ardesio crescono indossando la maglietta dell’Atalanta. Quindi è bello aiutare i ragazzi a crescere con questa passione che unisce».Così sabato 23 settembre il bar Smile si è colorato di neroblù per festeggiare il battesimo di questo nuovo club e diventarne la casa. Oltre a Kigio e gli altri dodici membri del direttivo attorno al bancone e ai tavolini del locale ardesiano in piazza Moretto ci sono tanti tifosi atalantini. «La giornata inaugurale abbiamo tesserato 113 persone. Adesso siamo già più di 130 iscritti. Principalmente siamo di Ardesio, ma ci sono persone anche dei paesi limitrofi come Gromo e Gandellino. Ci sono almeno una cinquantina di under 14 a cui facciamo pagare il tesseramento solo 5 euro. Sono contento perché li ho visti molto galvanizzati.» SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo ARDESIO – Boom per il nuovo Atalanta Club di Ardesio. Al Bar Smile in poche ore 130 tesserati per il Go Atalanta proviene da Araberara.
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MediaC’è un passaggio che sembra terra di nessuno. Ce lo segnala una lettrice che, constatando il maggior flusso di turisti sul lago, e l’ampio parcheggio al Bersaglio di Costa Volpino, fa presente che la maggior parte di questi che parcheggiano al Bersaglio, si riversano poi sul lungolago di Lovere. Questo specialmente il sabato, giorno di mercato. Per arrivare a Lovere dal Bersaglio per un tratto c’è una bella passeggiata sul lungolago. Solo che si interrompe proprio vicino al confine. E qui ci sono le forche caudine di un passaggio pericoloso per i pedoni “privo di marciapiede che quindi costringe le persone a camminare sulla carreggiata asfaltata” dove si rischia di essere arrotati dai veicoli in transito, proprio perché lì si crea una strettoia dovuta a vecchi edifici, alcuni abbandonati e comunque in situazione tutt’altro che abitabile, almeno a prima vista. “Si cammina su un piccolo passaggio ricavato da un canaletto, abitualmente invaso di rifiuti ed erbacce e costeggiando altresì i muri e relative gronde di tetti, forse anche pericolanti, di alcuni fabbricati disabitati da tantissimi anni. Inoltre, detti muri, al fondo, disegnano anche una curva che non consente buona visibilità della strada al punto che si teme sempre di poter essere investiti da qualche autoveicolo che ‘compare’ all’improvviso”. Scegliere l’altro lato della strada non migliora le cose, non c’è marciapiede e anche qui non si vedono arrivare i veicoli visto che c’è una curva.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBRE L'articolo LOVERE – Quel passaggio è terra di nessuno: “Tra un mesetto lo sistemiamo” proviene da Araberara.
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MediaContinuano le ricerche di Claudio Ongaro, il 40enne di Clusone disperso in Presolana da giovedì 5 ottobre.E’ stata la famiglia a lanciare l’allarme non avendo visto rientrare Claudio a casa.Questa la nota diffusa dal Soccorso Alpino: “Ancora nessun esito per le ricerche in Presolana del 40enne di Clusone Claudio Ongaro, dispero da ieri giovedì 5 ottobre. Diversi i tecnici e gli operatori del Soccorso alpino, dei Vigili del fuoco, della Guardia di Finanza e altri operatori che sono stati impegnati dalla tarda serata di ieri nelle ricerche anche attraverso l’utilizzo di droni ed elicotteri.Claudio indossava al momento della scomparsa una felpa grigia, pantaloncini scuri e scarponi marroni. Con sè aveva uno zaino azzurro della Salomon. A dare l’annuncio della scomparsa per le ricerche i suoi famigliari che attendono con apprensione notizie.La sua auto è stata trovata al Passo della Presolana. Claudio indossava anche un caschetto di arrampicata, con ogni probabilità era diretto ad una cima del massiccio della Presolana. Chiunque lo abbia incontrato durante un’escursione è pregato di rivolgersi alle forze dell’ordine chiamando il 112.L'articolo Si continua a cercare Claudio, disperso sulla Presolana proviene da Araberara.
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MediaLunedì di inizio ottobre. Come capita ormai da alcuni mesi, la zona centrale di Trescore Balneario è in fermento. Sembra un grande alveare con tante api operaie che si danno da fare. C’è chi sta sistemando Via Guglielmo Marconi, la strada che fa da ‘trait d’union’ tra Piazza Cavour e Via Nazionale. Altri operai si trovano nella grande piazza, la cui parte centrale è ancora transennata. Altri stanno invece piantando alberi in Via Locatelli, la strada che porta alla zona in cui si trovano il palazzo comunale e la chiesa parrocchiale. Un operaio sta dando un’occhiata al tratto di Via Locatelli ancora chiuso al traffico.Attorno a chi si sta occupando del mega cantiere in centro, ci sono pensionati che passeggiano e che danno un’occhiata all’andamento dei lavori, donne con la borsa della spesa, persone sedute all’esterno dei bar godendosi il tepore di questo inizio di ottobre.Quando il mega intervento di riqualificazione e sistemazione del centro cittadino è cominciato, la primavera era iniziata da poco. A sei mesi di distanza dalla sua apertura, il cantiere è a metà strada. Prendendo a prestito il celeberrimo inizio della Divina Commedia, si può dire che ci si trova “nel mezzo del cammin di nostra vita…”.Del resto, si sapeva fin dall’inizio che i lavori sarebbero durati un annetto (undici mesi) e che, quindi, sarebbero stati conclusi nei primi mesi del 2024 (e, in effetti, non ci sono ritardi).Abbiamo quindi voluto fare un viaggio nel cuore della cittadina termale per tastare con mano il polso della situazione, ascoltando chi nel centro ci vive, ci lavora, o ci va per andare al bar o fare gli acquisti, sentendone i pareri su quello che sta avvenendo e sugli inevitabili disagi.Il primo negozio in cui entriamo è anche il più antico, la ‘Ferramenta e Casalinghi Gualini’, che affonda le sue radici nel lontanissimo 1806. “Non metto in dubbio che i lavori siano importanti e che, quando saranno finiti, sarà tutto bello qui – sottolinea Andrea, il titolare – Però di disagi ce ne sono, anche perché non sono stati fatti i parcheggi alternativi. Per limitare i disagi ai commercianti e ai clienti, sarebbe stato opportuno prima fare i parcheggi e solo dopo partire con i lavori. Invece è stato fatto il contrario, purtroppo”.Sulla questione dei cosiddetti ‘parcheggi alternativi’ torna anche un altro negoziante della zona compresa tra Piazza Cavour e il Municipio. Ha chiesto espressamente di non essere citato. “Non avete idea dei disagi che stiamo avendo da mesi. I parcheggi alternativi? Certo, due anni fa, prima di iniziare i lavori, 50 commercianti hanno scritto una lettera al Comune chiedendo: ‘prima facciamo i parcheggi alternativi, poi cominciate coi lavori’. Ci sembrava una cosa logica. E, invece, la lettera non è stata considerata. Li vede lei questi parcheggi alternativi? No, non ci sono ancora. Forse si inizia a novembre a fare questi parcheggi, ma ormai è tardi, bisognava pensarci prima…”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo TRESCORE – VIAGGIO IN CENTRO – “Nel mezzo del cammin di nostra vita…”, il mega cantiere 6 mesi dopo l’inizio dei lavori, tra voci favorevoli e critiche proviene da Araberara.
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Nel 2023 Missione Calcutta Onlus, organizzazione indipendente con sede a Bergamo e a Calcutta, ha raggiunto un traguardo importante: 30 anni dalla fondazione. Era il 1992 quando Hélène Ehret, fondatrice di Missione Calcutta Onlus, riceveva una lettera da parte di Madre Teresa di Calcutta che le indicava la strada per aiutare il maggior numero di bambini bisognosi indiani. Da allora i volontari dell’organizzazione hanno raggiunto sette Paesi nel mondo con progetti in loco dedicati all’istruzione, alla salute e alla sicurezza alimentare, per un totale di oltre 9.000 bambini e bambine aiutati, grazie anche all’attività di sostegno a distanza.Per festeggiare i tre decenni di attività, Missione Calcutta Onlus organizza l’evento “30 ANNI NEL MONDO”, che si terrà sabato 7 ottobre, a partire dalle ore 18.00, presso lo Spazio Polaresco di Bergamo (via del Polaresco, 15).Media«Non potevamo non celebrare quest’anno così significativo insieme a tutta la comunità» commenta Hélène Ehret, fondatrice Missione Calcutta Onlus. «La nostra grande famiglia è cittadina del mondo: per raccontare la quotidianità di Missione Calcutta abbiamo invitato a Bergamo le persone che operano in India, Kenya e Ucraina».La serata sarà introdotta dai saluti istituzionali di Marcella Messina, Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo, cui seguirà una tavola rotonda: un momento di condivisione aperto a tutti in cui si alterneranno le testimonianze di alcune voci dell’organizzazione. Oltre all’intervento di Hélène Ehret, il momento di incontro sarà arricchito dalle parole di Rakhi Banerjee, responsabile e referente per l’India, Dennis Mwenda, responsabile e referente per il Kenya, Vira Bila, responsabile e referente per l’Ucraina, Padre Ivan Stefurak, direttore del Dipartimento Informazione dell’Arcidiocesi di Ivano-Frankivs’k e Fr. Anthony Tusher Rodrick, Direttore Seva Kendra Calcutta. I loro racconti sono la prova di quanto lontano è arrivato l’operato di Missione Calcutta Onlus: da un sogno a sostegno concreto per bambini, donne e famiglie.Al termine della tavola rotonda è prevista una cena con buffet (25€ adulto, 15€ bambino). Concludono la serata una mostra fotografica e un’asta benefica.«Questo 2023 – conclude la fondatrice – è stato ancora più speciale grazie alla nascita di Casa Hélène in Italia, a Bergamo, e in India, a Rajnagar. Due realtà diverse nell’infrastruttura, ma simili nell’obiettivo: far sentire a casa donne e bambini, dando loro validi strumenti per costruire il proprio futuro. E sarà sempre il futuro il faro di Missione Calcutta per i prossimi trent’anni: un domani dove i diritti universali e fondamentali dell’individuo sono davvero di tutti”. Per partecipare all’evento è possibile inviare una mail a n.adobati@missionecalcutta.it.L'articolo BERGAMO – Missione Calcutta conclude i festeggiamenti per i 30 anni dalla fondazione con i referenti da tutto il mondo proviene da Araberara.
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MediaVa sotto 2-0 poi reagisce, vince 2-3 e scoppia la festa. E’ andato così l’esordio della Pallavolo Cbl di Costa Volpino che ha messo in cassaforte la vittoria nell’esordio in Serie A2.“La prima vittoria in Serie A non si può scordare, una gara da bollino rosso ,soprattutto dopo il doppio svantaggio – scrive in una nota la società -. La reazione e la determinazione di poter ribaltare la partita ha permesso alle ragazze di Coach Luciano Cominetti di portarsi a casa 2 punti ,quasi insperati. Una partita dai 2 volti, primi 2 set con parecchi errori e con la paura della PRIMA volta in Serie A.Gli altri set , maturità da grande squadra , che ha saputo imporre il proprio gioco contro una squadra più esperta e con ottime individualità.Ora testa alla prossima gara in casa, nella nostra casa, contro un avversario storico, TRASPORTI BRESSAN OFFANENGO”.L'articolo Costa Volpino, esordio vincente in A2 per la Pallavolo Cbl proviene da Araberara.
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