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MediaProbabilmente (molto probabilmente) è la rassegna bovina più antica della bergamasca. Centodieci anni! Significa risalire al 1913. Ma c’è qualche delibera comunale che la farebbe risalire anche in anni più remoti (addirittura sarebbe la 115ª edizione). Due giornate per una “festa dell’agricoltura”, adesso che l’allevamento scalvino ha settori che un tempo erano molto marginali: quello dei caprini. Un tempo ognuno aveva in casa (letteralmente, la stalla inglobata nell’abitazione) due o tre mucche, e di contorno qualche pecora e qualche capra, animale per antonomasia poco controllabile. Ognuno poi portava alla “casera” il latte e una volta al mese toccava a lui “cagiare”. Uno scenario che adesso sembra da “favola”, in realtà era economia di complemento per la famiglia dove il “pater” magari faceva il minatore ma bisognava arrotondare per mettere qualcosa in tavola.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo VILMAGGIORE – Alla Fiera Giuseppe Giudici fa il record nella… mungitura proviene da Araberara.

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MediaC’è un passaggio che sembra terra di nessuno. Ce lo segnala una lettrice che, constatando il maggior flusso di turisti sul lago, e l’ampio parcheggio al Bersaglio di Costa Volpino, fa presente che la maggior parte di questi che parcheggiano al Bersaglio, si riversano poi sul lungolago di Lovere. Questo specialmente il sabato, giorno di mercato. Per arrivare a Lovere dal Bersaglio per un tratto c’è una bella passeggiata sul lungolago. Solo che si interrompe proprio vicino al confine. E qui ci sono le forche caudine di un passaggio pericoloso per i pedoni “privo di marciapiede che quindi costringe le persone a camminare sulla carreggiata asfaltata” dove si rischia di essere arrotati dai veicoli in transito, proprio perché lì si crea una strettoia dovuta a vecchi edifici, alcuni abbandonati e comunque in situazione tutt’altro che abitabile, almeno a prima vista. “Si cammina su un piccolo passaggio ricavato da un canaletto, abitualmente invaso di rifiuti ed erbacce e costeggiando altresì i muri e relative gronde di tetti, forse anche pericolanti, di alcuni fabbricati disabitati da tantissimi anni. Inoltre, detti muri, al fondo, disegnano anche una curva che non consente buona visibilità della strada al punto che si teme sempre di poter essere investiti da qualche autoveicolo che ‘compare’ all’improvviso”. Scegliere l’altro lato della strada non migliora le cose, non c’è marciapiede e anche qui non si vedono arrivare i veicoli visto che c’è una curva.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBRE L'articolo LOVERE – Quel passaggio è terra di nessuno: “Tra un mesetto lo sistemiamo” proviene da Araberara.

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MediaQuella che abbiamo chiamato la “minoranza silenziosa” si fa sentire. La voce è quella di Roberto Martinelli, capogruppo della lista che si era presentata quattro anni e mezzo fa con candidato a sindaco Pasquale Fenaroli. Il gruppo è completato da Roberta Manenti. La vicenda della spaccatura dei due ex assessori di Filippo Colosio (appunto l’attuale sindaco Ioris Pezzotti e Pasquale Fenaroli) dopo la rinuncia al trono di Filippo I detto il pacificatore aveva rievocato (si parva licet…) la lotta tra i “diadochi” per la successione ad Alessandro Magno. Ma pasquale, eletto in Consiglio Comunale aveva subito rinunciato alla carica di capogruppo, caso mai gli toccasse anche partecipare a delle riunioni di preconsiglio con il rivale.Revenons a nos moutons. Roberto Martinelli faceva parte del “gruppo giovani” che aveva sostenuto Filippo Colosio, ma al tempo non era stato eletto in Consiglio comunale.Giudizio complessivo sull’Amministrazione retta da Ioris? “Disastrosa. Ha ereditato i progetti di Filippo e nemmeno li ha portati a termine. Adesso poi si mette a inaugurare opere finite da quattro anni…”. Ti riferisci al campo in sintetico a Cambianica? “Esattamente. La gente si chiede che senso ha inaugurare un’opera che esiste da quattro anni (realizzata tra agosto e settembre 2019), collaudata al tempo. Non ha finito il marciapiede per Gallinarga, non ha fatto niente per l’area ex Berta, poi il Polo Scolastico non ancora rendicontato col risultato di non aver incassato 50 mila euro. Manca solo che inauguri la copertura di una buca sulla strada, con tanto di fascia tricolore…”,Mi spieghi La vicenda del Polo Scolastico? Non è finito? “Certo, solo che non c’è ancora la rendicontazione al CIPE e quindi non si possono avere i 50 mila euro che restano da incassare. Ioris dice che è competenza del Provveditorato Opere Pubbliche ma ricordo che quando c’era un problema con Provveditorato sia Filippo che Pasquale andavano a Bergamo a sollecitare, erano sempre là. In questi anni ho visto solo soldi persi, mentre Predore, Vigolo e perfino Parzanica ottenevano soldi Tavernola nemmeno un euro. Faccio un esempio, la Regione al tempo del Covi ha stanziato soldi, l’Amministrazione Ioris aveva fatto un progetto di sostituzione coperture al cimitero, progetto del settembre 2021, mai realizzato.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo TAVERNOLA – LA PAROLA ALLA MINORANZA – Roberto Martinelli: “Ioris sta inaugurando opere di 4 anni fa. Dà sempre la colpa ad altri ma non si assume responsabilità…” proviene da Araberara.

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MediaLunedì di inizio ottobre. Come capita ormai da alcuni mesi, la zona centrale di Trescore Balneario è in fermento. Sembra un grande alveare con tante api operaie che si danno da fare. C’è chi sta sistemando Via Guglielmo Marconi, la strada che fa da ‘trait d’union’ tra Piazza Cavour e Via Nazionale. Altri operai si trovano nella grande piazza, la cui parte centrale è ancora transennata. Altri stanno invece piantando alberi in Via Locatelli, la strada che porta alla zona in cui si trovano il palazzo comunale e la chiesa parrocchiale. Un operaio sta dando un’occhiata al tratto di Via Locatelli ancora chiuso al traffico.Attorno a chi si sta occupando del mega cantiere in centro, ci sono pensionati che passeggiano e che danno un’occhiata all’andamento dei lavori, donne con la borsa della spesa, persone sedute all’esterno dei bar godendosi il tepore di questo inizio di ottobre.Quando il mega intervento di riqualificazione e sistemazione del centro cittadino è cominciato, la primavera era iniziata da poco. A sei mesi di distanza dalla sua apertura, il cantiere è a metà strada. Prendendo a prestito il celeberrimo inizio della Divina Commedia, si può dire che ci si trova “nel mezzo del cammin di nostra vita…”.Del resto, si sapeva fin dall’inizio che i lavori sarebbero durati un annetto (undici mesi) e che, quindi, sarebbero stati conclusi nei primi mesi del 2024 (e, in effetti, non ci sono ritardi).Abbiamo quindi voluto fare un viaggio nel cuore della cittadina termale per tastare con mano il polso della situazione, ascoltando chi nel centro ci vive, ci lavora, o ci va per andare al bar o fare gli acquisti, sentendone i pareri su quello che sta avvenendo e sugli inevitabili disagi.Il primo negozio in cui entriamo è anche il più antico, la ‘Ferramenta e Casalinghi Gualini’, che affonda le sue radici nel lontanissimo 1806. “Non metto in dubbio che i lavori siano importanti e che, quando saranno finiti, sarà tutto bello qui – sottolinea Andrea, il titolare – Però di disagi ce ne sono, anche perché non sono stati fatti i parcheggi alternativi. Per limitare i disagi ai commercianti e ai clienti, sarebbe stato opportuno prima fare i parcheggi e solo dopo partire con i lavori. Invece è stato fatto il contrario, purtroppo”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo TRESCORE – “Nel mezzo del cammin di nostra vita…”, il mega cantiere 6 mesi dopo l’inizio dei lavori, tra voci favorevoli e critiche proviene da Araberara.

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MediaLe ultime due campagne elettorali a Ranzanico, in occasione delle elezioni comunali, sono state particolarmente calde e dense di polemiche. Nel 2014 il tema centrale era la famosa ‘questione Roncaglia’, con lo sfidante Renato Freri che era partito ‘con lancia in resta’ contro il sindaco uscente Sergio Buelli. E aveva vinto per soli sette voti.Cinque anni dopo, nel 2019, la partita era stata accesissima fino alla fine. Un po’ come quando in una partita di calcio si resta sullo zero a zero fino alla fine e il tutto viene deciso ai rigori.Freri e Buelli (a parti invertite, perché in quella occasione il primo era sindaco e il secondo era lo sfidante) avevano addirittura (caso più unico che raro) ottenuto lo stesso numero di voti (359 a 359); si era andati al ballottaggio e il sindaco uscente aveva vinto con pochi voti di scarto. Anche quella campagna elettorale era stata densa di veleno.Fra otto mesi si andrà nuovamente alle urne. Freri si ripresenterà per conquistare un terzo mandato quinquennale, ma al posto dello storico rivale Buelli, che non si ricandiderà, troverà lo storico dipendente comunale Angelo Pizzighini, ora pensionato.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo RANZANICO – Freri, la palestra e il… leone da tastiera: “Siamo già in clima elettorale…” proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/10/DSCF2416-scaled.jpg">Media</a>di Antonio BernardiNella storia di ogni paese succede che passando il tempo, vengono a mancare le persone anziane, e il ricordo di fatti accaduti, lieti o tristi si perdono, ma  la storia è storia e non per questo può essere giustificato il lasciarne decadere il ricordo. E’ appunto la storia,  che veniva tramandata a voce dagli anziani a figli e nipoti, con l’avvento della comunicazione digitale la cronaca locale intrisa di piccoli fatti difficilmente trova un posto, tutto passa troppo velocemente.Per Cazzano Sant’Andrea un triste fatto accaduto pochi giorni prima  che fosse annunciata la fine della seconda guerra mondiale è sempre rimasto  nella memoria delle persone che hanno vissuto quegli anni difficili e in particolar modo nelle persone testimoni dell’accaduto.Per capire  dove avvenne il triste episodio, è utile sapere che dalla Villa Giuseppina (ora supermercato Iperal) partiva un sentiero che poco oltre a ovest, risalendo il crinale dell’agro portava a Casnigo proseguendo portava alla cascina Sȍcc (Asciutto) dove ora sorge il Centro sportivo Consortile e da qui  passando per la valle Brȯnèsca  portava verso Casnigo dove anticamente c’era la chiesetta di Santa Mària.Il sentiero principale proseguiva sul fondo valle costeggiando il torrente Re e ad un certo punto una diramazione si staccava verso nord seguendo la Valle Morino  (Mǖrì) passando per la cascina  Vòèr, prima di arrivare alla cascina Vòèr il sentiero proseguiva verso est e costeggiando il colle sul quale c’è il Camposanto di Cazzano, in parte alla valle Caldara giungeva sulla strada che da Cazzano S. A. porta a Casnigo, questo sentiero era chiamato della “Bragia”,  sempre a valle il sentiero proseguiva ancora sul crinale del colle, dove ora ci sono le abitazioni di Via Matteotti,  passando per la sorgente  Reggiolino arrivava presso la chiesa di S. Rocco a Cazzano S. A.Questo sentiero chiamato del Reggiolo, nella toponomastica di Cazzano S. A. è appunto via Reggiolo.La diramazione di questi 5 sentieri oltre che per il collegamento della strada provinciale della Val Gandino con Cazzano S. A. e la parte est di Casnigo serviva per i contadini che coltivavano i fondi agricoli abbastanza rigogliosi in conseguenza della presenza di diverse  sorgenti che permettevano l’irrigazione dei prati che degradavano verso il fondovalle dove scorre il torrente Rè  (anticamente “Torrente Recoldana”) prima di sfociare nel torrente Romna dove una volta c’era il Molino Melgarolo, ma anche per recarsi a lavorare nelle gallerie, chiamate “BÜSE” dove si cavava la lignite che poi attraverso teleferiche veniva portata ai punti di carico sui motocarri.  Questo triste fatto avvenne il giorno 23 aprile 1945 sul sentiero della “Bragia” descritto sopra.A Gandino abitava una persona di nome Mezzogori  Leone Rinaldo Domenico,  era abbastanza conosciuto solo con il nome Domenico.  Da notizie trovate in archivio parrocchiale di Gandino, i genitori Mezzogori Giuseppe e Turcatti Maria provenienti da Ravenna, prima di venire ad abitare a Gandino risiedevano a Sondalo in provincia di Sondrio dove sono nati i figli Leone Rinaldo Domenico il 07.05.1913 e la sorella Maria Rinaldina (data di nascita non indicata) divenuta Suora Orsolina. I genitori sono andati poi a risiedere in Francia. Domenico si era sposato il 15.06.1940 a Gandino con Della Torre Maria Ludovica. Era sordomuto e girava nelle cascine dando una mano ai contadini per lavori nei campi, in cambio riceveva qualche cosa da mangiare. Erano gli anni della Seconda guerra mondiale, tempi difficili anche solo per girare in paese, serviva il lascia passare, ecc. I tedeschi erano accampati nel cortile delle scuole di Gandino.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo <a href="https://www.araberara.it/cazzano-santandrea-mezzogori-leone-rinaldo-domenico-ucciso-dai-tedeschi-sordomuto-non-senti-lalt/">CAZZANO SANT’ANDREA – Mezzogori Leone Rinaldo Domenico, ucciso dai tedeschi, sordomuto non sentì l’alt…</a>…
MediaGuardare lontano senza perdere di vista quello che abbiamo vicino”. Filippo Servalli, 61 anni, è in municipio a Gandino, il suo motto se lo tiene bene in testa da sempre, da quando era ragazzo e la sua Gandino la sentiva dentro, sottopelle, nel cuore.Giornata piena anche oggi, 61 anni, sindaco, dirigente d’azienda, tre figli: “Ogni mattina vengo in Comune – racconta – e ci resto tutta la mattina. Poi torno a casa per pranzo, il pomeriggio sono in azienda sino a sera, poi torno in Comune o se ci sono riunioni in Comunità Montana e quindi rincaso sempre tardi”.Tua moglie cosa dice? “La vedo sempre comunque, perché per fortuna il Comune è a 100 metri da casa mia e l’azienda appena poco più distante; quindi, quando stacco riesco sempre a tornare a casa per pranzo e stare con lei”.Silvia, la moglie di Filippo, tre figli, volontaria in parrocchia da una vita. E poi ci sono appunto i tre figli, Angelo, 34 anni, laureato in scienza dell’Educazione, lavora in una comunità, Claudia, laureata in Chimica, lavora in un gruppo internazionale chimico, Karima 28 anni, sta studiando pedagogia, ha già una laurea in Scienza dell’Educazione. Insomma, famiglia del Mulino Bianco? Filippo sorride: “Non lo so, so che siamo una bella famiglia e va bene così”.Sei sindaco da poco più di un anno, ma da una vita in amministrazione, fare il sindaco era come te l’aspettavi? “Mi piace e mi sto anche divertendo. I problemi ci sono ma cerco di farli diventare opportunità, cerco di affrontare le cose nuove guardando più avanti possibile, non solo all’immediato ma tengo lo sguardo bene dritto sul futuro”.Sembra una citazione da una canzone di Pierangelo Bertoli. Gandino, capitale culturale ma anche storia ed economia della Valgandino, la senti questa responsabilità? “Sì, anche quando vado in Comunità Montana, dove sono assessore, cerco di dare una mano a tutta la valle e ragionare come fossimo un unico territorio, che poi è davvero così. Già quando ero assessore alla Cultura dell’amministrazione Maccari nel 2007 lavoravo in questo senso e Gandino era la caput mundi della Valgandino, ma è una tradizione storica che ha Gandino e che risale all’800. I consigli comunali li teniamo in quello che non per niente si chiama ‘il salone della valle’, vicino a dove abbiamo l’archivio storico. Gandino sino agli anni ’70 aveva il tribunale, insomma, era ed è un punto di riferimento. Se pensi che Gandino già nel 1500 aveva qualcosa come 3500 abitanti che erano tantissimi, ti dà l’idea dell’importanza storica del nostro paese”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo GANDINO – Filippo Servalli, 3 figli, dirigente, sindaco: “Ho cominciato a 21 anni, nel 1983 e poi…” “Il mio sogno: una galleria coperta in centro storico”. “Il limite della politica: quando si è pronti per fare i sindaci si è pensionati” “Il Comune unico e…” proviene da Araberara.

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MediaMa che succede?”. A farsi questa domanda ad alta voce è una delle persone in testa al corteo che a Fiobbio sta accompagnando il nuovo parroco. Ad attirare l’attenzione di questa persona sono tre figure, una accanto all’altra, che se ne stanno immobili all’inizio della via che porta alla chiesa parrocchiale. Sì, sono due guardie svizzere e, in mezzo a loro, il papa. Ovviamente non si tratta degli originali venuti da Roma per l’occasione, ma di tre uomini in costume. Il finto papa, sorridente, va incontro al nuovo parroco di Fiobbio e Vall’Alta e al nuovo collaboratore pastorale delle due parrocchie e li abbraccia; poi, li prende sottobraccio e li scorta fino al sagrato. Ovviamente, tutti si mettono a ridere.È in questo modo scherzoso che la comunità di Fiobbio, frazione del Comune di Albino nella Valle del Lujo, ha salutato il suo nuovo parroco, don Gianluca Colpani (45 anni) e il nuovo collaboratore pastorale, don Giorgio Antonioli (53 anni).L’ultimo giorno di settembre e il primo di ottobre sono infatti stati speciali (e gioiosi) in Valle del Lujo, non solo a Fiobbio, ma anche a Vall’Alta. Sabato 30 settembre sono stati i vallaltesi ad accogliere don Gianluca e don Giorgio. A fare gli onori di casa ci ha pensato il sindaco di Albino Fabio Terzi; erano presenti anche il vicesindaco Daniele Esposito, alcuni dei parroci del territorio albinese e i componenti della Confraternita del S.S. Sacramento.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo ALBINO – VALLE DEL LUJO – L’abbraccio di Fiobbio e Vall’Alta a don Gianluca, scortato dalle guardie svizzere proviene da Araberara.

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MediaIl primario di senologia al papa Giovanni è un professionista di lungo corso. Privato Fenaroli, tavernolese dirige il reparto dal 1998. Ma non ha perso entusiasmo, anzi, ha in corso un progetto rivoluzionario, primo al mondo: “E’ chiamato Personal breast. Per fine anno aspettiamo il via libera del Comitato Etico, chiamato in causa quando si avvia un progetto innovativo e speriamo per la primavera prossima di metterlo in atto. Si tratta di trattare, secondo la nostra filosofia, di adattare il ‘vestito’ ad ogni persona. Si scannerizza la mammella prima dell’intervento e la si crea uguale. Oggi diciamo che forniamo alle pazienti una berlina standard, una mammella rotonda o a goccia. Noi pensiamo che ogni persona debba ritrovarsi com’era, noi proponiamo, per stare all’esempio automobilistico, una fuoriserie. È fattibile e speriamo di metterlo in atto qui al Papa Giovanni entro il 2024, se ci danno l’ok. La società che produce le protesi ha già studiato la fattibilità. Sarebbe una rivoluzione, primi al mondo”. Ma avrà un costo maggiore… “E’ vero, se non sarà supportato completamente dal servizio sanitario nazionale la persona dovrà metterci del suo ma avrà una risultato ottimale”.Riavvolgiamo il nastro. Siamo partiti dalla fine ma il principio è quando la donna scopre di avere un tumore al seno. Che percentuale ha in prospettiva di guarigione. “Qui nel nostro reparto la percentuale di guarigione è tra il 90 e il 95%. Dipende se preso per tempo. In Italia ci sono circa 60 mila casi di tumore al seno ogni anno, a Bergamo ne trattiamo ogni anno tra gli 800 e gli 850, facciamo circa 1000 interventi all’anno, 600 dei quali per tumori maligni. Ah, da ricordare che ogni 100 casi al femminile c’è anche 1 caso al maschile, ne operiamo tra i 6 e i 10 ogni anno. Comunque, se una paziente va in un reparto dedicato come il nostro, supportato dai reparti di radiologia, oncologia, chirurgia plastica, ha un 20% in più di probabilità di guarire. A Bergamo operiamo 3-4 persone al giorno”.Non sei mai stato in qualche caso emotivamente coinvolto a fronte di un caso particolare? “E’ una domanda sbagliata, sono coinvolto emotivamente in tutti i casi. Il tumore statisticamente è più frequente in donne tra i 20 e i 50 anni, in questa fascia sta il 30% dei tumori e nelle persone più giovani è più aggressivo”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo OTTOBRE IN ROSA – IL PRIMARIO DI SENOLOGIA DEL PAPA GIOVANNI XXIII DI BERGAMO – Privato Fenaroli: “Da noi la guarigione sta tra il 90 e il 95%. Operiamo più di 800 persone l’anno. Ed ecco il mio progetto unico al mondo…” proviene da Araberara.

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MediaStoriella preelettorale: ci sono un sindaco che potrebbe rinunciare al terzo mandato, un vicesindaco in rampa di lancio, un ex consigliere regionale, due capigruppo e un possibile nome ‘super partes’. Sembra la famosa barzelletta del genere: “Ci sono un italiano, un francese, un tedesco e uno spagnolo…”. In realtà stiamo parlando dello scenario preelettorale del Comune di Casazza.Partiamo dal sindaco. Sergio Zappella, primo cittadino dal 2014, potrebbe ricandidarsi per un terzo mandato, ma sembra intenzionato a rinunciare, lasciando al suo gruppo di maggioranza, ‘Orizzonte Comune’, il compito di scegliere il suo successore. Al massimo, Zappella potrebbe decidere se rimanere in Consiglio comunale per continuare ad avere un ruolo amministrativo anche nel prossimo quinquennio.Passiamo al vicesindaco. Come dichiarato da Renato Totis al nostro giornale nell’intervista del 22 settembre, “il sindaco c’è e spetta anche a lui decidere se ricandidarsi o meno”. In caso di probabile passo indietro dell’attuale primo cittadino, sarebbe proprio il suo vice a balzare in pole position nel gruppo di maggioranza. In paese molti danno per scontato che uno dei nomi stampati sulla scheda elettorale del prossimo giugno sarà proprio quello di Totis, che nel borsino preelettorale di Casazza sta costantemente crescendo.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo CASAZZA – Il ‘borsino’ preelettorale: sale Totis, minoranza incerta tra i due capigruppo (potrebbe spuntare un nome ‘super partes’) proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/10/bc2c4073-e844-4efa-9d57-235ff336ee17-scaled.jpg">Media</a>Una bellissima edizione, quella di quest’anno della Mostra Zootecnica di Clusone, cui hanno dato una mano sia il meteo che  il luogo in cui è stata allestita, la Casa dell’Orfano della Selva, sia la competenza di AssoMostre che ha collaborato con la Comunità Montana e col Comune di Clusone. Gli animali, i veri protagonisti, a detta degli esperti e di <strong>Angelo Savoldelli</strong>, si sono rivelati di grande qualità, a sottolineare l’impegno degli allevatori che alla Mostra hanno portato i loro capi migliori. Quanto al pubblico, nemmeno gli organizzatori si aspettavano un afflusso così assiduo e numeroso, le centinaia di persone a passeggio tra i numerosi stand ed a seguire le varie manifestazioni collaterali. Alto anche il numero dei giovani, sia di quelli che allevano bestiame per professione che di quelli che lo fanno per hobby; c’erano anche i ragazzi e le ragazze dell’ABF di Clusone che hanno dato prova delle capacità acquisite in tema di caseificazione e che si sono resi utili anche a livello organizzativo. Insomma una manifestazione ben riuscita, a dimostrazione che quest’attività tradizionale della montagna, pur con le necessarie innovazioni, continua a costituire una parte importante dell’economia delle terre alte, e lo potrà essere anche per il futuro se gli addetti al settore a vendere sempre di più i loro prodotti in proprio accorciando così la filiera commerciale. Naturalmente sono emersi anche i problemi di lunga data che affliggono il settore e appesantiscono il lavoro degli allevatori: la burocrazia asfissiante, la disattenzione dei legislatori e dei governanti che non conoscono da vicino le loro difficoltà ed i loro bisogni, la presenza sempre più diffusa dei cinghiali che rovinano i campi, i prati ed i raccolti di foraggio e quella dei grandi predatori che decimano le greggi e gli altri animali domestici, sostenuti da un animalismo tanto diffuso quanto ideologico ed aggressivo.<strong>Le ‘new entry’ premiate</strong>La rassegna bovina ha visto la partecipazione di dieci aziende per un totale di circa cento capi. Come ormai da decenni, l’azienda agricola Cocchetti-Bertolazzi di Cerete si è aggiudicata con Albachiara e Ginevra il titolo delle regine per la razza frisona e la bruna, premi ai quali l’azienda ceretese è, se così si può dire, ormai…abbonata. Per la razza bruna originale la corona è toccata invece ad una <em>new entry, </em>Granda, dell’allevatore <strong>Roberto Colotti</strong> di Parre, che ha la sua azienda in località Fansèghì sul monte Trevasco, sopra il paese:<em>“La razza bruna originale è quella più autenticamente ‘nostra’, nel senso che, più rustica, più leggera e più forte, si adatta meglio all’ambiente montano, in cui si muove con maggiore disinvoltura. La produzione di latte è ovviamente minore, ma in compenso l’erba dei pascoli alti gli conferisce una maggiore qualità</em> – dice Roberto che, originario di Onore, 35 anni, è diventato parrese di adozione quando ha sposato <strong>Sara Torri,</strong> entrando a far parte della grande tribù dei ‘Péca’-. <em>Vengo anch’io da una famiglia di allevatori, ho imparato il mestiere fin da piccolo e quindi anche la passione per gli animali è di lunga data”.</em>Il premio alla sua ”Granda” ha premiato anche la sua costanza:<em>“Sono anni che partecipo alla Mostra, e quasi quasi a vincere non ci speravo più, anche se ovviamente lo desideravo…Perciò il titolo di ‘reginetta’ è stato una bella sorpresa e una bella soddisfazione”.</em>SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo <a href="https://www.araberara.it/le-storie-roberto-colotti-di-parre-e-alessia-e-luca-bellini-di-fino-del-monte-e-le-loro-aziende-agricole-giovani-bovini-in-alpeggio-formaggi-e-molto-altro-si-fatica-ma/">LE STORIE – Roberto Colotti di Parre e Alessia e Luca Bellini di Fino del Monte e le loro aziende agricole ‘giovani’: “Bovini in alpeggio, formaggi e molto altro, si fatica ma siamo felici”</a> proviene…
MediaBueggio è il primo paese travolto dalla valanga di acqua piombata giù dalla valle del Gleno. Dopo aver distrutto case, chiesa, campanile, la prima centrale sotto il paese, l’ondata avanza spianando tutto quello che si trova nella vallata.“Mentre andavo a scuola ho sentito un frastuono e poi, girandomi, ho visto le piante volare come uccelli, nella zona della centrale di Valbona la nebbia aveva come preso fuoco” (Mario Romelli – Meto di Vilminore).“Eravamo qui in casa, d’improvviso è stato come un terremoto, il vento rompeva i vetri delle finestre. Siamo usciti con davanti il parroco e dall’alto abbiamo guardato giù: c’era un banco di nebbia, dalla centrale sotto Bueggio si è alzato un fuoco tremendo. Quando la nebbia si è diradata abbiamo visto quelli che si erano salvati vicino ai boschi, sopra le case del paese” (Domenico Magri – Pianezza).A Vilminore c’era la villa del Viganò. Vale la pena riportare di nuovo la testimonianza della donna che era di servizio con la sorella: “Mia sorella Marina stava scopando vicino all’oeto quando mi gridò di ascoltare un rumore. I vestiti ci si bagnarono senza motivo apparente, l’umidità dell’aria, pensammo che si fosse rotto il canale lì vicino che portava l’acqua al bacino di S. Maria. Siamo scese in cortile. In quel momento esce la segretaria del Viganò. Quando le abbiamo spiegato la nostra paura è rientrata a chiamare Casati, Viganò e gli altri. Siamo scese da una stradina per guardare nella valle, si vedeva coma una montagna nera e non si capiva cosa fosse. Prima che l’acqua arrivasse le piante si spianavano. Ad un tratto abbiamo visto un grande bagliore: erano le centrali che bruciavano. Il Viganò si era allungato per terra e batteva la testa sui sassi. Gridavano e piangevano tutti”. (Catì Bonicelli in Capitanio – Vilminore).Più in basso, frazione Sant’Andrea, la gente si avviava al lavoro: “Ero d’accordo con mio fratello che sarei sceso al Dezzo e poi saremmo andati per legna. La nonna mi sveglia, ma ero duro ad alzarmi. Tre volte è venuta a chiamarmi. Poi è venuto lo zio e sono dovuto uscire dal letto. Mi sono avviato giù per la strada che porta al Dezzo. Avevo appena passato le case delle Fucine, ho guardato giù in basso e ho fatto in tempo a vedere il fiume di acqua che si portava via il santuario della Madonnina. Subito dopo si sono alzate le fiamme, altissime, a me sono sembrate alte come la Presolana, l’acqua era arrivata alla centrale e poi al forno fusorio del Dezzo. Un uomo passava di lì correndo e mi ha gridato di tornare indietro perché era scesa la diga” (Carlo Pedrini – Sant’Andrea di Vilminore).In quasi tutte le testimonianze c’è l’immagine di quelle fiamme altissime che si erano levate dalle centrali, prima di Bueggio, poi di Valbona, poi di Dezzo e più in basso di Mazzunno.Anche a Dezzo (paese diviso a metà, una sponda in Comune di Azzone e l’altra in Comune di Colere) la gente si era svegliata dai suoi incubi quotidiani dello sbarcare il lunario con “quelle due paure sopra la testa”. “Ero a letto ammalato, al primo piano di questa casa e non avevo sentito niente. Sono venuti su a prendermi e mi hanno portato in una casa più in alto. Queste case si sono salvate per puro caso perché la fiumana è stata deviata verso l’altra sponda dal masso che c’è qui davanti, con sopra la casa del Curato”. (Giovanni Allegris – Dezzo di Azzone).SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo VILMINORE – STORIA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO /6 – Le piante volavano come uccelli proviene da Araberara.

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MediaIl triathlon per me è uno stile di vita, una filosofia, è un modo per espandere i confini delle mie capacità fisiche, mentali e spirituali, per esprimermi e fare sempre meglio”, è così che Maria Chernysh, ragazza di origini russe residente ad Anfurro, piccola frazione di Angolo Terme dopo l’Iron Man che si è svolto il 16 settembre a Cervia. Per la prima volta una ragazza residente in Valle Camonica è riuscita nell’impresa di chiudere i 3,8 chilometri di nuoto, i 180 chilometri in bicicletta e i 42,2 chilometri di corsa con un tempo di 14 ore e 52 minuti. Maria fa parte della squadra Triathlon Vallecamonica 226, associazione con sede a Darfo Boario Terme nata nel 2016.“Lo sport dà la gioia di conoscere sè stessi – spiega Maria -, l’opportunità di vedere la bellezza di questo mondo e sentire la felicità. Per me il triathlon è un’altra opportunità per mostrare con il mio esempio ai miei figli che è possibile realizzare i propri sogni e obiettivi, la cosa principale è avere un piano, disciplina e non aver paura di andare avanti, superando le difficoltà. Avendo completato la distanza di Ironman, posso tranquillamente dire questo famoso slogan: l’impossibile è possibile. Fondamentale è potersi allenare in posti meravigliosi come la Vallecamonica ed il Lago D’Iseo. Luoghi di bellezza incredibile”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo SPORT – Maria, la prima donna della zona a chiudere l’Iron Man in 14 ore e 52 minuti: “Il triathlon è il mio stile di vita, così dimostro ai miei figli che i sogni si possono realizzare” proviene da Araberara.

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MediaDon Ivan Dogana è arrivato a Predore cullato dalle acque del Lago d’Iseo, a bordo di una barca che gli ha mostrato la sua nuova parrocchia da una prospettiva diversa, per certi versi insolita.“È stata emozionante l’accoglienza che mi hanno preparato, è andata davvero oltre ogni aspettativa – commenta don Ivan -. In mezzo al lago ho visto i confini del paese, le montagne, il Santuario… e poi ci siamo avvicinati, ho sentito la musica della meravigliosa banda di Sarnico, ho visto i sindaci di Onore e Songavazzo che mi hanno accompagnato e con cui ho avuto una bella collaborazione in questi anni, i preti dell’Unità Pastorale di Rovetta e don Alessandro Beghini, vicario parrocchiale della Fraternità del Lago che ha presieduto la celebrazione d’ingresso e ci tenevo fosse lui, perché l’ho conosciuto nel 2000 quando ho prestato servizio all’oratorio in Sant’Anna in città e in quei due anni abbiamo costruito una bella amicizia…SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo PREDORE – Don Ivan: “Ho visto il paese dal lago, anche le case più nascoste erano addobbate. Gli anziani mi hanno chiesto di non dimenticarli, don Alessandro ha messo il cuore in questi anni” proviene da Araberara.

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MediaIl campo sportivo ‘Luciano Libico’ è giunto ormai a fine vita. Quindici anni dopo la sua realizzazione, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Simona Gregis ha deciso di pensare ad un progetto di riqualificazione che è già sul tavolo da qualche mese.“Questo – spiega Lino Brevi, assessore ai Lavori Pubblici – è un campo sul quale hanno giocato e si sono allenati centinaia di atleti e calciatori che si sono cimentati in campionati di livello (oggi la Real Calepina disputa il campionato di Serie D, ndr). La responsabilità di ogni amministrazione è quella di dover provvedere al mantenimento di strutture belle e funzionali e ciò significa investire per effettuare le manutenzioni straordinarie necessarie a consentire una fruibilità attiva della struttura e dove necessario a provvedere alle omologazioni obbligatorie che le federazioni sportive di volta in volta ritengono di dover effettuare”.E oggi la FIGC ha notificato che non è più in grado di omologare il campo: “Il tappeto è ormai logoro e non più consono per effettuare partite di federazione – continua Brevi – La mancata omologazione comporterebbe la sospensione immediata di qualsiasi partita ufficiale di federazione comprese quelle del settore giovanile e delle squadre maggiori.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo GRUMELLO DEL MONTE – Il ‘Luciano Libico’ è a fine vita: ora lavori per l’omologazione, poi cambierà volto con 900mila euro proviene da Araberara.

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MediaL’appuntamento per gli abitanti di Monasterolo del Castello è per il giugno 2024 (probabilmente il 9). Saranno infatti chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio comunale e per scegliere il sindaco, confermando l’attuale o puntando sullo (o sulla) sfidante.A fine maggio 2019 il giovane Gabriele Zappella (pochi mesi dopo avrebbe compiuto 26 anni) aveva vinto contro la lista che rappresentava la maggioranza uscente, facendo un vero e proprio ‘ribaltone lacustre’. Salvo sorprese, l’attuale primo cittadino si ripresenterà per un secondo mandato.E la minoranza cosa farà? Cercherà la rivincita facendo un controribaltone? Oppure, vista la difficoltà che si incontra (quasi) sempre quando si sfida un sindaco uscente, segnerà il passo rinunciando alla contesa? Da notizie che ci arrivano dall’ambiente del gruppo di minoranza, sembra che i ragionamenti al riguardo siano ancora prematuri. Non solo non ci sarebbe (il condizionale è d’obbligo…) il nome del candidato sindaco, ma il gruppo starebbe ancora facendo le sue valutazioni in vista della futura scadenza elettorale.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo MONASTEROLO DEL CASTELLO – Gabriele punta al bis, la minoranza ‘valuta’. E c’è chi parla di una ‘lista di giovani’ proviene da Araberara.

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MediaBuone notizie per le attività commerciali presenti nei cinque comuni presenti sul territorio di Honio: Cene, Colzate, Fiorano al Serio, Gazzaniga e Vertova. Il Distretto del Commercio di Honio, presieduto dal cenese Alessandro Valoti, ha comunicato l’elenco delle domande ammesse al bando riservato alle imprese del territorio. Sono state infatti finanziate 28 attività commerciali del distretto che hanno fatto interventi sul territorio per oltre 350 mila euro. Il Distretto del Commercio è intervenuto con una sovvenzione di 72 mila euro a favore di queste attività. Erano escluse dal bando le imprese che svolgono attività di commercio al dettaglio di articoli per adulti (sexy shop), gestione di apparecchi che consentono vincite in denaro funzionanti a moneta o a gettone, attività connesse con le lotterie e le scommesse, servizi dei centri per il benessere fisico.­SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo HONIO – Distretto del Commercio, 72 mila euro a 28 imprese dei cinque comuni proviene da Araberara.

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MediaMatteo Grigis e il titolo italiano di Enduro: “La prima moto a 5 anni, i consigli di papà e quel senso di libertà…”Campione italiano di Enduro Junior 300, Matteo Grigis ha incorniciato una vittoria che ti resta nel cuore per sempre. Un mix di sacrifici, dedizione e felicità. Ci sono passioni che fanno vibrare le corde dell’anima, come quella che Matteo si porta dietro fin da bambino. Di casa a Costa Volpino, anzi Ceratello per la precisione, un mestiere da piastrellista e un amore infinito che lo porta in sella alla sua moto “che mi dà tanta adrenalina e una sensazione di libertà ogni volta che ci salgo e che forse a parole non riesco nemmeno a spiegare”. 22 anni e quel campionato Under 23 vissuto d’un fiato con tre gare vinte e le altre due sul secondo gradino del podio. All’ultima giornata, a Castiglion Fiorentino, in Toscana, la grande festa: “Se me l’aspettavo? Beh, sì, volevo vincere, sapevo di andare più forte rispetto al mio avversario, anche lui è in gamba… diciamo che me l’ha fatta sudare, ma ce l’ho fatta”. Dedica? “No, non ci ho pensato”, sorride. A te stesso? “Un po’ sì, è uno sport impegnativo sia a livello economico, fisico, ma anche di tempo. Quando ci sono le gare si parte sempre due, tre giorni prima e poi ci sono gli allenamenti… e quando hai anche un lavoro, non è sempre facile far combaciare tutto”…Thomas: “Mamma e papà ci seguono ovunque, mi alleno sempre con mio fratello. Senza moto non so stare…” “Dovevo correre l’ultima gara e portarla a termine, bastava solo quello per vincere il titolo, perché ero in testa alla classifica con 15 punti di vantaggio sul mio avversario” ed è andata proprio così per Thomas Grigis, che si è laureato campione italiano Junior nella categoria 250 2T a Castiglion Fiorentino, in Toscana. 22 anni, operatore forestale di mestiere con una grande passione per la moto che coltiva fin da bambino insieme al fratello gemello Matteo, a papà Marco e mamma Enrica, che li seguono ovunque. “L’ho vissuta come una gara normale, poi certo, non dovevo commettere errori e dovevo restare concentrato fino alla fine. Dovevo solo contare su di me e sulla moto, quindi sì, me l’aspettavo potesse andare così. È stato un anno di alti e bassi, sono partito con una vittoria e poi ho sempre mantenuto il secondo posto e i risultati sono arrivati… anche se non l’ho realizzato subito di essere diventato campione. In gara contano sia il fisico che la testa, perché a metà gara non ce la fai più e lì deve subentrare la testa e se non sei concentrato guidi male”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo COSTA VOLPINO – Matteo e Thomas, i gemelli campioni di enduro proviene da Araberara.

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MediaFinita la bella estate si riprende a sfogliare la margherita, che non ha niente a che vedere con il partito del dopo Democrazia Cristiana, è proprio il fiore cui affidare il dubbio del “m’ama non m’ama”. Qui il dilemma è: passa o non passa il terzo mandato anche per i Comuni almeno fino a 10 mila abitanti? La Lega nazionale con Salvini ha chiesto ufficialmente all’alleato Fratelli d’Italia di portare il limite addirittura a 15 mila abitanti. Fratelli d’Italia è sempre stato contrario. Perché? Perché non ha candidati, non ancora, all’altezza di poter competere con sindaci uscenti che già di loro si portano in dote un pacchetto di voti a prescindere, quelle persone che non sanno chi votare e non hanno particolari motivi di votare contro.La richiesta della Lega chiede 15 mila ma si potrebbe accontentare di portare il limite dagli attuali 5 mila a 10 mila abitanti. Con Sarnico tutto questo c’entra eccome. Perché, se passa anche solo la richiesta sui 10 mila il sindaco uscente Giorgio Bertazzoli si ricandiderebbe e allora tutto lo scenario attuale cadrebbe. “Su meno di 8 mila sindaci, la metà, se le cose restassero così, non potrebbe ricandidarsi, il 52% dei sindaci attuali, di ogni colore politico. E non è che nei paesi ci sia la fila per candidarsi, sai benissimo le difficoltà di trovare candidati. Se mi ricandiderei? Certamente”. SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 OTTOBREL'articolo SARNICO – SCENARI ELETTORALI – Terzo mandato sotto i 10 mila abitanti? Bertazzoli: “In questo caso mi ricandido”. E Dometti non scioglie la… riserva proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/10/2.La-classe-quarta-maschile-di-Nembro-1922-scaled.jpg">Media</a>Giampiero ValotiIl dibattito intorno alla scuola, ai suoi obiettivi, alla sua funzione all’interno della società civile fu vivacissimo tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Mentre il mondo laico salutava la legge Daneo – Credaro del giugno 1911 come una grande vittoria sulla via dell’alfabetizzazione di massa, i cattolici vedevano nella “statizzazione” della scuola il pericolo della sua sottrazione al potere locale e la sua definitiva integrazione nel sistema culturale dell’Italia liberale, dominata dalla dottrina positivista; in una parola la vera e propria “scristianizzazione” della scuola primaria, tanto importante per la formazione dell’uomo e del buon cristiano. Lo scontro fu aspro, segno evidente che il tema coinvolgeva profondamente le menti e le coscienze dell’una e dell’altra parte; era anche indice della universale alta considerazione in cui era tenuta l’istruzione primaria quale elemento fondamentale per la costruzione del Paese.In quegli anni il sistema scolastico italiano si andava modificando e strutturando in modo da offrire a tutti i fanciulli di ogni strato sociale la possibilità di inserirsi consapevolmente nell’ordinato e coerente sviluppo economico e civile della società. In particolare nelle provincie di Bergamo e Brescia, che già erano state all’avanguardia anche in epoca pre-unitaria in fatto di istruzione di base, il tasso di analfabetismo andò costantemente riducendosi, sorsero nuove scuole, si ampliarono e si riorganizzarono quelle esistenti, aumentò nella coscienza popolare la convinzione dell’importanza dell’istruzione. Una così rapida e intensa opera di alfabetizzazione presupponeva, oltre all’esistenza di strutture idonee ad accogliere le migliaia di figli del popolo che per la prima volta si accingevano a varcare la soglia di un edificio scolastico, anche la disponibilità di una classe docente numerosa e ben preparata.<strong> </strong><strong>Apostoli dell’educazione</strong>  Erano, i maestri di allora, o almeno molti di loro, veri e propri apostoli dell’educazione: malpagati, sottomessi al potere a volte dispotico di sindaci e maggiorenti dei paesi, svolgevano la loro opera in locali umidi e scarsamente illuminati, spesso in ambienti di fortuna. Non mancavano le felici eccezioni, naturalmente: il nuovo edificio per le scuole di Nembro che prese a funzionare con l’anno scolastico 1898-1899 (oggi ospita la biblioteca), era posto «in sito saluberrimo, isolato da qualsiasi altro fabbricato, circondato da campi e prati, riparato dai venti freddi»; contava otto aule luminose e spaziose, improntate a criteri di sobrietà di solidità e di salubrità: alle pareti oltre al Crocifisso figuravano grandi ritratti dei Padri della Patria, re Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Cavour, Mazzini, re Umberto I. Erano inoltre appesi cartelloni riportanti “Norme igieniche per la prevenzione delle infezioni», la tavola pitagorica, la tavola dei numeri romani, i cartelloni per l’insegnamento della lettura nella classe prima. Nell’aula della classe terza figuravano anche le carte geografiche della Provincia, della Lombardia, dell’Italia, dell’Europa, il mappamondo e la tavola dei pesi e misure. La aule ospitavano in media «trenta banchi da studio a due posti» ognuna, la cattedra con relativa predella, un armadio e un tiretto dei quali il maestro custodiva le chiavi, insieme a quelle della latrina posta in fondo al corridoio. Ogni banco biposto era dotato di calamaio in vetro fissato in un apposito foro del ripiano i di appoggio. La «tavola nera», come allora era chiamata la lavagna, era fissata alla parete a fianco della cattedra. Le classi generalmente erano separate per sesso, così come i cortili per la ricreazione.Una condizione dignitosa e felice se si considera che solo pochi anni prima un’inchiesta a carattere nazionale promossa dal ministro dell’ Istruzione Pubblica Guido Baccelli aveva rilevato che « molte scuole…