MediaOcchi chiari e capelli raccolti in una coda di cavallo, Anna Grassi ha 26 anni e un sorriso che racconta un sogno realizzato. A partire da settembre infatti darà il via alla professione di medico di base a Clusone.“Ho studiato a Milano al San Raffaele per sei anni e mi sono laureata a luglio dell’anno scorso – spiega -. In realtà ho fatto un anno di tesi in psichiatria e poi ho lavorato come specializzando per sei mesi e alla fine di aprile sono tornata qui”.Poi la decisione di prendere questa strada: “Sono stata per un mese da uno dei medici di Clusone, mi sono informata e ho deciso di prendere tempo fino a settembre per capire un po’ di cose per poi iniziare”.Anna inizierà il suo percorso professionale nello studio associato insieme agli altri tre medici, Brasi, Gianforcaro e Lamberti: “Io almeno inizialmente coprirò i 1130 pazienti della dottoressa Esposito che è andata in pensione più di un anno fa. Lavorare in uno studio associato è una cosa positiva, perché ci sono altri medici che hanno molta esperienza e con cui posso collaborare e scambiare informazioni”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 23 AGOSTO L'articolo ROVETTA – CLUSONE – Anna, 26 anni, nuovo medico di base: “La città mi ha dato tanto, ma questo è il mio posto. Vorrei fare la differenza nella vita di qualcuno” proviene da Araberara.
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MediaUn mese dopo. Ci siamo. Almeno cosi parrebbe. Il condizionale è d’obbligo. Era il 30 luglio quando Sharon Verzeni è stata uccisa a coltellate a Terno d’Isola. E ora quella che dovrebbe essere la svolta, è stato fermato quello che da giorni era individuato come ‘l’uomo in bicicletta’. S.M, queste le iniziali, trentuno anni, italiano residente a Suisio, disoccupato, su di lui ci sarebbero ‘gravi indizi di colpevolezza’, Avrebbe ucciso ‘senza un apparente motivo’, non avrebbe tentato di aggredirla sessualmente o rapinarla, e la questione non riguarderebbe nemmeno Scientology. L’uomo era stato identificato dalle telecamere mentre era sulla sua bicicletta e poi si allontanava velocemente dalla scena del crimine. I carabinieri hanno spiegato che a carico dell’uomo ci sono “gravi indizi di colpevolezza, elementi probatori del pericolo di reiterazione del reato, di occultamento delle prove, nonché del pericolo di fuga”, che hanno determinato “la decisione del Pubblico Ministero di disporre un decreto di fermo di indiziato di delitto”. L'articolo La svolta nell’omicidio di Sharon Verzeni. Arrestato il presunto assassino proviene da Araberara.
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MediaL’assassino di Sharon Verzeni ha confessato.“Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”, sono le parole di Moussa Sangare, il 31enne italiano fermato per l’omicidio di Sharon Verzeni.L’uomo, disoccupato, è nato a Milano e residente a Suisio, a pochi chilometri di distanza da Terno d’Isola, dove è avvenuto l’omicidio. L’uomo era stato immortalato dalle telecamere mentre si allontanava in bici dal luogo dell’omicidio e dopo le serratissime indagini concluse stanotte “siamo pervenuti a identificare il signore in bicicletta che ha reso prima spontanee dichiarazioni poi, in sede di interrogatorio, ha reso una piena confessione”, ha spiegato Maria Cristina Rota, procuratrice aggiunta a Bergamo, nel corso della conferenza stampa delle 12 di oggi, venerdì 30 giugno. Il 31enne fermato con l’accusa di aver ucciso Sharon Verzeni a Terno d’Isola è, infatti, l’uomo che appare nelle immagini delle telecamere di sorveglianza mentre in bicicletta, la notte fra il 29 e il 30 luglio, si allontanava velocemente dal luogo dell’omicidio.Ci sono “gravi indizi di colpevolezza” nei confronti dell’italiano fermato. I carabinieri in una nota spiegano che il Pm ha deciso il fermo per il rischio di reiterazione del reato e di occultamento delle prove oltre che per il pericolo di fuga. L’uomo, infatti, come affermato da Rota: “È uscito di casa con 4 coltelli e quindi gli è stata contestata la premeditazione: l’obiettivo era evidente, voleva colpire qualcuno. Non c’è nessun movente religioso, né terroristico, non appartiene ad alcun movimento religioso, poteva essere la signora Verzeni o uno di noi che passavamo di lì. Non c’è stato alcun movente, non si conoscevano e non hanno mai avuto contatti”.La procuratrice ha inoltre spiegato che al killer gli investigatori sono arrivati grazie all’aiuto di due persone che erano presenti e hanno raccontato quanto avevano visto. “All’identificazione del fermato hanno collaborato due cittadini stranieri che si trovavano su luogo” spiega Maria Cristina Rota aggiungendo che il presunto omicida di Sharon Verzeni aveva “delle denunce per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella ed era andato a vivere da solo”.Le due persone che hanno collaborato alle indagini sono “cittadini stranieri di origine marocchine inseriti nel territorio, incensurati, due lavoratori, due onesti cittadini che si trovavano sul luogo del delitto e che in realtà inizialmente si sono presentati per segnalare un’altra presenza strana – ha proseguito – ma la prima segnalata non era strana e poi è stata segnalata la presenza del ciclista su cui si è lavorato”. “Approfitto per lanciare un invito a due ragazzini di 15-16 anni nei cui confronti il presunto autore del fatto di sangue, come da lui dichiarato, prima di scegliere e individuare a caso come vittima la signora Verzeni avrebbe puntato il coltello minacciandoli. Erano presenti sulla scena del crimine e a oggi non si sono ancora presentati. Li invito a presentarsi in una caserma affinché forniscano un riscontro a quanto acquisito”, ha aggiunto la procuratrice. “Ha desistito con i due ragazzini per poi incontrare Sharon Verzeni che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato”. “Sarebbe anche un dovere” per i due ragazzi minacciati presentarsi alle forze dell’ordine, ha aggiunto la procuratrice Rota. “Se vengo minacciato per strada, posso anche ritenere di non andare a denunciare – ha spiegato – ma dopo un omicidio di questo genere riteniamo sia un dovere se erano in quell’arco temporale e nello spazio dello stesso paese”, “visto che potevano dare informazioni utili per ricostruire l’identikit” dell’omicida. “Né durante le dichiarazioni spontanee né durante l’interrogatorio Moussa Sangare ha mai dimostrato di essere sotto l’effetto di sostanze alcoliche o di droghe”, ha sottolineato la Rota. L’uomo ha detto di essere “dispiaciuto per quello che ha fatto” e a un certo punto dell’interrogatorio, iniziato ieri e concluso con il fermo alle 4 di questa mattina, “si è liberato del…
Una bambina di 6 anni è caduta dall'altalena, è stata colpita alla testa ed è morta.Tragedia al parco giochi di Villongo, in piazza Vittorio Veneto. Ieri sera, lunedì 2 settembre, verso le 21:15 una bambina di 6 anni si trovava sull’altalena quando sarebbe caduta a terra e poi colpita alla testa dalla stessa. La tragedia si è consumata sotto gli occhi della mamma e i presenti, che hanno subito notato la gravità della situazione, hanno lanciato l’allarme. Sul posto sono giunte l’ambulanza della Croce Blu del Basso Sebino e l’automedica di Sarnico che hanno tentato di rianimare la bambina, originaria del Marocco e residente a Credaro. E’ stata trasportata in gravi condizioni con l’elisoccorso all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove i medici purtroppo non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Verso le 23 è arrivata la notizia della morte della piccola, che avrebbe compiuto 7 anni ad ottobre. Le cause dell’incidente sono da accertare e se ne stanno occupando i carabinieri di Sarnico, mentre la salma della bambina è a disposizione dell’autorità giudiziaria.L'articolo Bambina muore colpita dall’altalena al parco giochi di Villongo proviene da Araberara.
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MediaSabato 21 settembre alle ore 20:30, nella Chiesa di San Defendente di Clusone, risuoneranno per la prima volta le Cantate e i duetti di Giovanni Legrenzi, con l’ensemble francese Concerto soave di Jean-Marc Aymes, al clavicembalo e alla direzione. Si tratta del primo appuntamento della terza edizione di di Musica Mirabilis, il Festival musicale internazionale «Giovanni Legrenzi». Organizzato e promosso dal Comune di Clusone e dal Collegium vocale et instrumentale «Nova Ars Cantandi», in collaborazione con Promoserio, con il contributo di Regione Lombardia, Provincia di Bergamo e BIM e con il supporto del main sponsor BCC Milano, il Festival propone una nuova stagione concertistica dedicata alla riscoperta e alla valorizzazione dell’opera vocale e strumentale del compositore clusonese Giovanni Legrenzi (1626-1690). Otto gli appuntamenti in calendario con la direzione artistica di Giovanni Acciai e di Ivana Valotti: ospitati in luoghi di grande fascino del territorio clusonese e con alcuni dei migliori ensembles vocali e strumentali di prestigio internazionale, i concerti accompagneranno per tutto l’autunno cittadini clusonesi e appassionati nell’ascolto dei capolavori musicali legrenziani non ancora eseguiti in epoca contemporanea, ancor oggi in gran parte sconosciuti. «Siamo ciò che facciamo ripetutamente. L’eccellenza, quindi, non è un atto, ma un’abitudine. Questa citazione che rilegge la famosa immagine di Aristotele della rondine che non fa primavera, riassume perfettamente lo spirito con cui la Città di Clusone si avvia a inaugurare la terza edizione di Musica Mirabilis, un festival o, meglio, un’esplorazione musicale davvero unica che accompagnerà la passione culturale baradella sino al 2026 in un articolato programma di esibizioni concertistiche, momenti di formazione e promozione di giovani talenti, concorsi e seminari di studio. Un progetto importante, che abbiamo sviluppato a fianco di Giovanni Acciai e Ivana Valotti con l’obiettivo di continuare a illuminare la produzione musicale del compositore clusonese Giovanni Legrenzi, uno dei massimi rappresentanti della musica italiana del Seicento. Un’eccellenza clusonese prima e internazionale poi che scegliamo, con orgoglio, di far diventare abitudine», dichiara il Sindaco di Clusone Massimo Ing. Morstabilini.Il programma dell’edizione 2024 si concluderà l’8 novembre, nella Chiesa della Beata Vergine del Paradiso (Clusone), con il concerto della «Nova Ars Cantandi» (Ivana Valotti, organo; Giovanni Acciai, direzione): ancora una primizia musicale legrenziana, un’opera di ammaliante bellezza, l’Harmonia d’affetti devoti, a due, tre e quattro voci, opera terza (Venezia 1655).«È soltanto merito del festival Musica Mirabilis di Clusone se, dopo secoli di oblio e di abbandono, la figura e l’opera del compositore Giovanni Legrenzi, uno dei massimi rappresentanti della civiltà musicale del Seicento lombardo, è tornata a essere al centro dell’attenzione del mondo musicale nazionale e internazionale. Nelle prime due edizioni, il festival si è fatto apprezzare per la valorizzazione del repertorio legrenziano, fino ad oggi non ancora eseguito e per la promozione di giovani talenti esecutivi. Il festival continuerà a seguire questa linea fino alle festose celebrazioni del 2026, quando ricorrerà il quarto centenario della nascita di questo sommo artista, tanto amato da Bach e da Händel per il suo genio ineguagliabile e universalmente riconosciuto», spiegano Giovanni Acciai e Ivana Valotti, direttori artistici del Festival. Sin dagli esordi nel 2022, Musica Mirabilis si è posto non solo come semplice evento ma come progetto culturale interdisciplinare e di lungo termine, confermando la città di Clusone come laboratorio sperimentale di riscoperta degli aspetti estetici, formali, stilistici di un importante periodo della storia italiana ed europea. «Ogni comunità si identifica con la sua storia e con i personaggi che hanno contribuito a scriverla. Clusone ha la fortuna di annoverare tra i suoi figli il grande compositore Giovanni…
Media“Hanno assalito il gregge di Camillo Abbadini, che alpeggia lassù in Grem – dice l’allevatrice Roberta Quistini che abita e lavora al Basello di Gorno- e sono stati avvistati anche Golla ed in Leten. Io quando negli anni scorsi andavo in alpe a Grina non li avevo mai visti, per fortuna, ma gli avvistamenti ci sono stati anche l’autunno scorso sopra l’abitato di Chignolo d’Oneta, mentre alcuni cacciatori li avevano visti, appunto, anche sul confine tra Golla e Grina”.Anche in Leten, poco distante in linea d’aria da Camplano, il lupo ha predato di recente 4 pecore e gli alpeggiatori sentono tutte le notti un branco ululare nella zona…Dunque si tratta di una presenza più diffusa di quanto appaia, anche perché i pastori sono scoraggiati e spesso non denunciano le predazioni. Non era stata denunciata, per esempio, la predazione di ben 40 ovini all’inizio dell’estate in Vigna Vaga…ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo GORNO – ONETA – “I lupi? Ormai sono la nostra condanna”. Anche in Val del Riso, sopra Gorno, hanno predato pecore: “Le troviamo sbranate, oppure spariscono” proviene da Araberara.
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MediaLovere, fragile e affascinante. E molto, molto complesso. Prendere in mano dal punto di vista urbanistico un Comune come Lovere non è certo facile, onere e onore che tocca a Ivo Filosi, Tecnico di grande esperienza per un Comune con grandi complessità e problematiche. Come è stato l’approccio iniziale? “Mi sono ‘messo in gioco’ proprio perchè sono tecnico comunale da 44 anni; in particolare intendo mettere in campo oggi a beneficio della collettività loverese la lunga esperienza maturata nel Comune di Pisogne. Esperienza che finalmente posso mettere a disposizione del mio paese che amo. Il primo approccio è stato quello di conoscere e approfondire tutte le tematiche aperte (e future) che spaziano dalla situazione idrogeologica e fragilità del territorio, alla viabilità, lavori in atto e da intraprendere (Via G. Paglia, Via Nazionale, Piazzale Bonomelli ecc.), alla manutenzione e gestione degli edifici di proprietà, alla situazione delle aree verdi e delle periferie. Pianificare tutti i lavori comporta tempo, che non quantifico, e risorse economiche, che attualmente sembrano essere piuttosto limitate”. Nodo parcheggi, il grande problema loverese, soprattutto nel centro storico.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBRE L'articolo LOVERE – L’INTERVISTA – Ivo Filosi: “Parcheggi: insieme alle proprietà troveremo punti fondamentali. Da Trello a Via Paglia: la fragilissima Lovere e gli interventi per sostenerla” proviene da Araberara.
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MediaCosi non si può andare avanti. E su questo tutti sono d’accordo. Una strada maledetta, di quelle con dati impressionanti per incidenti e morti. Da anni se ne parla e ora dopo l’ennesimo incidente a tirare le file di una protesta che dovrebbe portare anche a una raccolta firme ci pensa Alfredo De Marchi, in qualità di segretario Provinciale della Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità di Bergamo che ha mandato una dura lettera ai vertici della Provincia e della Comunità Montana, ecco il contenuto: “avvalendomi del ruolo di mediatore Istituzionale rimesso al Sindacato , ritengo moralmente e istituzionalmente doveroso porre all’attenzione del presidente della Provincia, della Comunità Montana e delle altre autorità competenti, sull’alto grado di Pericolosità e lo stato di abbandono della strada provinciale 671 della Valle Seriana del tratto Clusone – Bergamo. Già in data 20/7/2012 , ponevo all’attenzione degli organismi Istituzionalmente preposti e alla stampa Locale ( vedi Araberara del 20/07/2012 ) analoga denuncia, senza riscontro alcuno. Considerato che l’obbligo Morale e istituzionale a voi conferito dai cittadini , non può limitarsi a compiti di rappresentanza di facciata e rimanere insensibili alla scia di sangue che purtroppo bagna questi 30 km di strada. ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo VAL SERIANA – Quella strada maledetta: “Basta assistere impotenti a incidenti e morti, una scia di sangue lunga 30 km, incidenti aumentati a dismisura, via alla raccolta firme, le istituzioni intervengano” proviene da Araberara.
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MediaIl Commissario prefettizio Iole Galasso ha preso in mano le patate bollenti lasciate dall’amministrazione che si è dimessa in blocco mercoledì 31 luglio. Dall’assestamento di bilancio alla questione del depuratore del Pora. Ma che i problemi siano tanti è evidente al punto che alla viceprefetto nominata per Castione si affiancherà anche un funzionario prefettizio di lunga esperienza, Andrea Iannotta. Il Commissario (non si sa se il termine sia da usare al femminile) ha avuto modo di sfilare alla grande processione del Patrono S. Alessandro. Nella foto, dietro il gonfalone del Comune, è affiancata oltre che dal nuovo Comandante la Compagnia di Clusone Ten Maurizio Guadalupi (ma con i gradi da Capitano), dal Presidente della Comunità Montana Giampiero Calegari e a sinistra da Fabio Ferrari con la fascia azzurra che sta per il simbolo dell’Amministrazione provinciale (Fabio è consigliere provinciale, ma è anche uno dei due assessori che avevano abbandonato il sindaco dimissionario Angelo Migliorati).ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo CASTIONE – In processione sfila anche il Commissario proviene da Araberara.
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Mediadi Luca MarianiDa Tokyo a Schilpario. Dal Giappone alla val di Scalve. Dall’estremo oriente al cuore delle Alpi Orobie. Dalla megalopoli più popolosa del mondo a un comune con poco più di mille abitanti. «Mi sono innamorata della vita che facevano i suoi nonni.» Sorride felice Yuko Yamazaki, nata appunto nella capitale giapponese 44 anni fa e che dal marzo 2022 vive a Schilpario con suo marito Andrea. «Ho passato in val di Scalve due estati in vacanza, perché mia suocera è nata qui. Subito sono rimasta affascinata».Yuko ha gli occhi scuri, che ondeggiano tra la curiosità e la fantasia. Nata e cresciuta a Tokyo con un fratello, una sorella, la mamma maestra in composizione di fiori “Ikebana” e il papà che «dopo essere andato in pensione si è dedicato completamente all’hobby della calligrafia Shodo.» La giovane donna respira e assorbe le passioni dei genitori, avventurandosi, però, in esperienze nuove e personali: «Durante il liceo ho fatto per quattro anni la pizzaiola. Poi terminati gli studi ho fatto la designer di abbigliamento per bambini e in seguito l’ingegnere informatico.» In questo bugaku di attività diverse Yuko inizia anche a studiare la lingua italiana: «L’ho fatto per mia passione, stimolata da mia mamma perché era cristiana, perché suonava il pianoforte e imparava l’opera in italiano.»Forse è un disegno del destino o forse è soltanto un caso fortunato, ma questa decisione cambia la vita di Yuko. Infatti nel 2004 incontra Andrea, nato e cresciuto in provincia di Milano ma che ha nonni materni e mamma scalvini: «Lui aveva studiato e conosceva già il giapponese. Veniva spesso a Tokyo per studio e per lavoro. Così degli amici in comune ci hanno fatto conoscere.» Passa qualche anno. Nell’estate del 2006 i due fidanzati certificano il loro amore e si sposano in Giappone. «Poi ci siamo trasferiti in Italia. Abbiamo sempre vissuto a Lecco, tranne una piccola parentesi giapponese.»ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo SCHILPARIO – Yuko da Tokyo a Schilpario per amore: “Produciamo miele e ortaggi, e così è nato ‘L’orto delle api’ tra laboratori di origami e decorazioni…” proviene da Araberara.
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MediaRiceviamo e pubblichiamo la lettera di una signora di San Paolo d’Argon che intende, con questo suo scritto, risparmiare ad altri la spiacevole esperienza da lei vissuta nelle scorse settimane sui Colli di San Fermo. E chissà che possa servire a chi pecca a volte di ‘eccessiva solerzia’. Perché l’eccesso di solerzia in campo civile, religioso o politico è spesso un errore. (…)***Spett.le Redazione Araberara,La scorsa vigilia di Ferragosto eravamo in molti a trascorrere una giornata di fresco relax ai Colli di San Fermo, anche sul versante solitamente meno frequentato, quello che porta al Monte Torrezzo. L’esiguità dei posti auto disponibili lungo il percorso spingeva alcuni di noi a parcheggiare in un’ansa situata una cinquantina di metri dopo l’inizio della strada agro silvo pastorale asfaltata che ha inizio in prossimità del Monumento ai Caduti della Battaglia di Fonteno…ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo COLLI DI SAN FERMO – LETTERA – Le passeggiate sui Colli e la pioggia di multe degli ‘zelanti esattori’ proviene da Araberara.
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Media“Due anni fa il mio sogno più grande lo dicevo a bassa voce, perché ci credevo ma non sapevo se ce l’avrei fatta”. E invece il sogno Paralimpiadi con la sua canoa per Mirko Nicoli, gorlaghese doc, è diventato realtà (e proprio in questi giorni, il 6 e l’8 settembre, si stanno svolgendo le gare). Lo sport è la colonna sonora della sua vita dopo l’incidente in moto dell’estate del 2016.“Era mezzanotte, avevo finito di lavorare, come secondo lavoro facevo il pizzaiolo alle feste di paese, e stavo rientrando a casa”, poi il violento impatto contro un cartello stradale “e in ospedale hanno fatto il possibile per salvarmi la gamba destra, ma le ferite erano troppo gravi e hanno deciso per l’amputazione”.È proprio qui, da un letto di ospedale, che è iniziata la sua seconda vita: “Tornare indietro non si poteva e ho scelto di guardare subito avanti. Un giorno alla televisione stavano trasmettendo le Paralimpiadi, che io fino a quel momento non conoscevo. Ecco, è nato tutto come una scommessa: ‘Adesso che ho perso una gamba voglio diventare un atleta paralimpiaco’, mi sono detto, e io ho la testa dura, quindi una volta che ho trovato il mio sport, la canoa, con cui è stato amore a prima vista, mi ci sono dedicato come prima facevo con il lavoro”, sorride.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo GORLAGO – Mirko e le Paralimpiadi con la canoa: “Il mio sogno quando ero nel letto d’ospedale. Noi disabili siamo considerati bravi per l’impegno nonostante le difficoltà, ma siamo atleti a tutti gli effetti” proviene da Araberara.
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MediaIl tempo dei saluti per don Sergio Alcaini è arrivato. Domenica 1° settembre, davanti ad una chiesa gremita, il parroco ha fatto un bilancio dei 12 anni trascorsi a Cerete.“Sono molto dispiaciuto di andarmene, quando il Vescovo mi ha chiamato il 25 febbraio e mi ha chiesto se avessi avuto qualcosa in contrario a spostarmi in un’altra Parrocchia, non ho saputo dire altro che ‘sto bene dove sono’, ma non è stato sufficiente. Sono dispiaciuto perché si lasciano relazioni, persone, storie, ma non nascondo di essere anche entusiasta. Cambiare è sempre faticoso, ma ogni dodici anni bisogna anche accontentare quelli che non vedono l’ora che il parroco se ne vada. Tutti devono mettersi in gioco, noi preti per primi ma soprattutto le parrocchie e i parrocchiani, ma questo ci fa vedere che la chiesa è grande. È bene fare questi cambiamenti perché alcune cose a cui io non sono stato attento, perché non le ho notate, perché non sono nelle mie corde, qualcun altro le tiene più in considerazione e viceversa”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo CERETE – Don Sergio: “Lascio persone, storie, relazioni. Cambiare è faticoso, ma si accontenta chi non vedeva l’ora che me ne andassi. Chiedo scusa del mio carattere e dell’entusiasmo che non ho saputo trasmettere” proviene da Araberara.
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MediaIl conto alla rovescia è cominciato. E sembra procedere spedito alla meta. Via Macallè si riapre, dopo più di 15 anni, la strada che collega Costa Volpino e Lovere dalla parte superiore del paese torna in funzione, dovrebbe quindi permettere di alleggerire il traffico sul porto di Lovere. “L’apertura è prevista – spiega il sindaco Federico Baiguini – per fine settembre, inizio di ottobre, ci sono alcune cose da completare ma indicativamente il periodo è quello, insomma, ormai ci siamo”. Si sono invece allungati più del previsto i tempi per il mega profetto turistico privato che riguarda la grande zona del Bersaglio: “Ora le autorizzazioni ci sono tutte – continua Baiguini – l’iter è finalmente concluso, il progetto definitivo è stato approvato, ora il prossimo passo è la concessione per 37 anni dell’area al privato, in cambio della riqualificazione delle opere e poi il testimone passa in mano al provato che ha tutto l’interesse per cominciare e finire i lavori in tempi brevi”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo COSTA VOLPINO – Via Macallè: ci siamo quasi. Zona turistica: il testimone passa al privato. Scuola Primaria del Piano: si rifà il tetto proviene da Araberara.
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MediaIl mitico Gino Bartali avrebbe così commentato la sentenza dei giorni scorsi del TAR di Brescia sull’enorme parco fotovoltaico di Torre Boldone: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.Sì, perché attorno al mega impianto inaugurato pochi giorni prima delle elezioni di giugno si polemizzava da mesi; da una parte l’Amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Luca Macario che aveva ‘sposato’ il progetto della Comunità energetica rinnovabile (CER) Imotorre, il grandissimo parco fotovoltaico con oltre 6.300 pannelli solari, dall’altra il Parco dei Colli che metteva in dubbio la regolarità dell’iter autorizzativo. E, fra i critici c’era anche l’allora consigliera di minoranza Simonetta Farnedi, che da giugno ha preso il posto di Macario.Il TAR ha accolto il ricorso del Parco dei Colli sottolineando due fondamentali mancanze al progetto dell’impianto fotovoltaico: l’autorizzazione paesaggistica e il parere della Soprintendenza, obbligatorio ma non vincolante. Quindi, è tutto da rifare.Direttamente colpito dalla sentenza del TAR, il gruppo ‘Insieme per Torre’ (l’ex maggioranza e attuale primo gruppo di minoranza) ha preso posizione, sottolineando che si tratta di una questione tecnica: “Facciamo chiarezza sulla questione del nuovo impianto fotovoltaico. Per procedere alla sua realizzazione, l’Ufficio tecnico del Comune di Torre Boldone (e non la parte politica rappresentata dal nostro gruppo), prima di dare l’autorizzazione avrebbe dovuto chiedere alla Sovrintendenza un parere non vincolante sulla fattibilità del progetto.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo TORRE BOLDONE – Il TAR ‘oscura’ il mega parco fotovoltaico proviene da Araberara.
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MediaDa Bossico riceviamo e volentieri pubblichiamo:In seguito all’articolo pubblicato sull’ultima edizione di Araberara, riguardante il resoconto della seconda edizione della Soap Boxxico Rally, ci tengo a precisare in prima persona che io Arrighetti Fabio sono vicepresidente dell’associazione Gruppo Sportivo Bossico, ente promotore della manifestazione e non ho nulla a che vedere con la Pro Loco del paese. Preciso questo prima di tutto per la infondatezza della cosa e principalmente per rispetto verso tutti i ragazzi del direttivo che con lunghi mesi di lavoro hanno dato vita all’evento senza aver nemmeno la pretesa di venir citati.Vorrei infine esprimere un mio punto di vista: i tempi cambiano, i modi cambiano ed il mondo va avanti, le generazioni corrono facendo passi da gigante spesso dimenticando le radici da cui provengono. Questo è il ragionamento di base per cui credo che anche a livello di piccola realtà come Bossico, nella volontà di tutti partendo da quanto espresso sopra, sarebbe opportuno sedersi ad un tavolo per gettare le basi per istituire un unico gruppo di lavoro che pensi a ideare, organizzare e portare avanti quanto di buono si possa fare per far si che la gente sia del paese ma soprattutto da fuori, venga a conoscere e apprezzare la nostra piccola realtà.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo BOSSICO – LA LETTERA – “Abbandoniamo i piccoli e grandi scogli e torniamo uniti, istituiamo un unico grande gruppo di lavoro” proviene da Araberara.
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MediaIl sole scotta. Il vento cerca di lenire il calore ma può poco di fronte all’ennesimo giorno infuocato di questa lunga estate. Però lassù, lungo una strada che sembra portare in nessun posto, dopo qualche chilometro, sopra Sellere, frazione di Sovere, si apre un Paradiso, la strada si fa un po’ più stretta e si arriva all’Azienda Agricola Fior di Ciliegio, un’insegna in legno e ….attorno il Paradiso, colline, un senso di pace infinito, il lago d’iseo e dall’altra parte si vede il lago di Piangaiano. Dario Tarzia, 47 anni, barba curata, sguardo vivo ci accoglie insieme a Pietro, suo figlio, è al lavoro, come sempre, in quella che non è solo un’azienda agricola e ora anche un agriturismo, ma anche e soprattutto una passione che coinvolge lui e la moglie Veronica: “Questa casa – comincia Dario – l’abbiamo costruita io e mia moglie nel 2012, viviamo qui con i nostri tre figli, Noemi, Pietro ed Emma. Questo era un terreno di famiglia e abbiamo deciso di trasformarlo nella nostra vita e nel nostro lavoro, la casa che vedi lì in fondo (indica una casa a un centinaio di metri) è dei miei genitori, mio nonno lo chiamavano il ‘banchetì’, faceva i cestini con le ‘strope’ e molto altro, vendeva la frutta anche a Bossico, insomma, si dava da fare”. Dario racconta: “Perché ‘Fior di ciliegio’? perché nel nostro progetto iniziale, mio e di mia moglie, c’era l’idea di portare avanti un frutteto di ciliegie, e così abbiamo piantato circa 200 piante, poco dopo siamo partiti anche con l’apicoltura, arnie, impollinazione e produzione miele ma presto ci siamo resi conto che la coltivazione di ciliegie cozzava con le nostre idee, le due cose non si sposavano una con l’altra, se si vogliono mangiare le ciliegie la pianta va trattata chimicamente e noi questo non lo volevamo fare. E così ci siamo buttati anche su altro mantenendo però il nome ‘Fior di ciliegio’. Genuinità e nello stesso tempo qualità del prodotto, senza contare le ore, perché dietro c’è una grande passione”.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo SOVERE – LA STORIA – Dario & Veronica e il loro ‘Fior di Ciliegio’ tra piatti a km0, coltivazione di zafferano e produzione di miele, e ora l’agriturismo proviene da Araberara.
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Media“Simona era il volto della gioia, ti guardava e ti sentivi a casa, al sicuro, e questo lo respiravano anche i pazienti”. Già, le colleghe infermiere di Simona Gusmini, 54 anni di Albino, sono ancora incredule. Simona è morta così, lunedì 26 agosto, mentre stava andando al lavoro all’Ospedale Bolognini di Seriate, da Albino, dove viveva con il marito Ivan Mastroianni, coordinatore del Pronto Soccorso di Alzano e coordinatore del Dipartimento emergenza urgenza dell’Asst Bergamo Est,, lei invece lavorava nel reparto di ‘Rianimazione’ dell’ospedale di Seriate. Avevano tre figli. Hanno tre figli. Perché Simona è come se fosse ancora qui, con quel suo sorriso e quel suo modo di essere inconfondibile.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBRE L'articolo ALBINO – ALZANO – Simona, i colleghi, i tre figli e l’amore per il suo lavoro proviene da Araberara.
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MediaSergio Leone ci avrebbe fatto un film, della serie “per qualche dollaro in più”. Mentre le altre Comunità Montane hanno risolto il rinnovo delle cariche in poche settimane, quella dei Laghi bergamaschi è in alto… lago. Quale sia il lago con l’acqua alta sembra banale, non sarebbe il Sebino ma il Lago d’Endine, arrivando però giù giù fino alle porte di Bergamo, visto che candidato della val Cavallina è l’attuale sindaco di Trescore Danny Benedetti. Ma non di tutti e 16 i sindaci della valle che si sono riuniti martedì 3 settembre con qualche assenza perché qualcuno è in vacanza e quindi il tutto resta vago, è tutta da verificare (se ci sono materialmente le firme) la compattezza della val Cavallina che, come si sa, rivendica il diritto a nominare il nuovo Presidente e la nuova Giunta in base alla turnazione tra le ex tre Comunità Montane.ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo SCENARI – Comunità Montana: Bellini/Benedetti, scontro “per un qualche voto in più” proviene da Araberara.
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MediaColonne di fumo bianco che sono presto diventate di un colore nero intenso, un odore forte come di plastica bruciata e una notte tranquilla che rischia di trasformarsi in un incubo. L’incendio, l’allarme, la corsa in strada, i soccorsi. È quello che ha vissuto Alessandro Bedoya, 28 anni, inquilino del secondo piano della palazzina di via Grumelli al civico 74 nella notte del patrono di Villongo, tra il 26 e il 27 agosto. “Stiamo tutti bene e questo è l’importante”.Ma riavvolgiamo il nastro: “Era da poco passata la mezzanotte – racconta -, ero ancora sveglio e ho sentito un odore forte di bruciato. Sono uscito sul balcone e ho notato che iniziava a passare del fumo, ma pensavo arrivasse dalla festa patronale. Poi ho visto un signore che passava di lì e gli ho chiesto cosa stesse succedendo, di certo non immaginando che l’incendio arrivasse dalle nostre cantine, invece lui diceva che il problema era proprio nella nostra palazzina”.E tu? “Ho aperto la porta e ho iniziato a scendere dalle scale per raggiungerlo… mi sono accorto subito che il fumo arrivava da lì sotto. Ho sentito l’odore farsi sempre più intenso e vedevo il fumo salire dal seminterrato. Sono tornato subito indietro e ho svegliato tutta la mia famiglia e insieme ai miei fratelli abbiamo iniziato a chiamare anche i nostri vicini per scendere in strada”. ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBREL'articolo VILLONGO – Alessandro e la notte dell’incendio della palazzina: “Ho sentito un odore forte e ho svegliato tutti. Mio fratello ha preso nonna in braccio e l’ha portata in strada” proviene da Araberara.
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