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MediaDopo la sua nomina a Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Famiglia della Diocesi, il sacerdote don Giorgio Antonioli ha ricevuto dal Vescovo di Bergamo Mons. Francesco Beschi un altro incarico. Il cinquantaduenne prete originario di Zandobbio è infatti stato designato nei giorni scorsi collaboratore pastorale di Vall’Alta e di Fiobbio. Si tratta di due parrocchie presenti sul territorio comunale di Albino, nella Valle del Lujo, collegata alla Valle Cavallina tramite il passo del Colle Gallo.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo ZANDOBBIO – Nuovo incarico per don Giorgio, originario di Zandobbio proviene da Araberara.

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MediaTutto parte da un ponte e finisce in un altro ponte. Che poi alla fine il ponte serve proprio per unire, che è il racconto di questa storia, che sembra uscita da un romanzo e invece arriva dritta da qui, da quest’uomo e questa donna che ho davanti e che sorridono, non smettono mai di sorridere, perché si amano, perché sono innamorati. Due ponti, uno a Castione e uno a Venezia e un anno, il 2008. Giordano Tomasoni da Castione, il 14 novembre del 2008 da un ponte ci è….saltato, il ponte di Castione, per farla finita. Giuliana Ghidoli invece sul ponte ci ha costruito il suo lavoro, un ponte di Venezia, dove ha aperto ‘Il ponte dei sogni’, un negozio di giocattoli in legno. Due ponti diversi. Due ponti che però col tempo sono diventati un ponte solo, quei ponti che uniscono, ci cammini sopra in due per arrivare dritto ai sogni. “Io da un ponte ho cercato la fine, e invece ora scopro che era un nuovo inizio”. La storia di Giordano l’avevamo già raccontata, perché è un tentativo di suicidio che ha ridato vita, invece di donare morte, già, perché Giordano ha sempre detto che dopo quel salto si è sentito liberato, di nuovo vivo: “Era il 14 novembre del 2008, sono uscito di casa per trovare la soluzione al mio male di vivere. Nessuna paura dell’attesa ma fretta di porre fine a una sofferenza che nessuno capiva. Il viaggio in auto, il cambio di destinazione perché aveva paura di essere seguito, la scelta del posto ‘giusto’, il ponte, le mani sul parapetto, lo slancio nel vuoto, una mano che resta aggrappata al ferro. Avevo bisogno di morire per guarire. E’ così”. Giordano non muore ma perde l’uso delle gambe, paralizzato: “Le mani mi hanno tradito. Non si sono staccate dal parapetto. Io volevo cadere, ma loro erano lì ferme, allora io ho pensato che era questione di qualche secondo, poi avrebbero ceduto. Sono rimasto lì appeso e poi davvero hanno ceduto. Ma, a quel punto, sono caduto modificando la traiettoria e sono arrivato giù con le gambe. Mi sono fracassato gambe, caviglie, testa del femore, ho spaccato il bacino in due, due vertebre della spina dorsale sono esplose. Ma non sono morto. Non ho nemmeno perso coscienza. Ho cominciato a gridare, a chiedere aiuto. Passava un mio conoscente che faceva l’infermiere, è sceso, abbiamo parlato, ha chiamato il 118, è arrivata l’ambulanza. Io ho pensato: ‘Qualcuno adesso si occuperà di me. E ho provato un senso di pace. Ho fatto un anno di ospedale, compresa la riabilitazione alla Casa degli Angeli, a Mozzo’. In quella caduta e nei mesi successivi mi sono liberato di tutto quel peso. Non me ne fregava niente di essere disabile, la disabilità più grande l’avevo provata quando ero depresso. Non importa. La disabilità più grande, terribile, l’ho provata quando ero depresso. Tutto ti sembra una montagna da scalare, tutto ti schiaccia, ti opprime. Arrivano l’insonnia, l’inappetenza, la freddezza verso le persone care. Non ti interessa più niente, nemmeno tua figlia. Nemmeno la tua vita. Perché tutto è un peso”. Giuliana invece a Castione ci veniva da piccola, lei che arrivava da Milano e in estate veniva Dorga in vacanza: “Ci sono venuta dai 6 ai 16 anni, prima vivevo a Milano e dal 1997 mi sono trasferita a Venezia, perché mio padre dipinge, è un artista, Giorgio Ghidoli e così l’ho seguito”. Poi nel 2008, lo stesso anno in cui Giordano si è gettato dal ponte Giuliana ha aperto il suo negozio….SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo CASTIONE – Giordano & Giuliana e un destino legato a un ponte. Quell’amore nato da un… tentato suicidio da un ponte e quel ‘ponte dei sogni’ a Venezia proviene da Araberara.

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Media«Credo che le amministrazioni non possano sottrarsi dal dare una soluzione a una problematica globale come quella delle migrazioni». Simonetta Flaccadori, leader del gruppo di opposizione extra consigliare “Alzano Viva” ha un’opinione chiara a proposito delle parole del sindaco Camillo Bertocchi riguardanti il tema dell’arrivo di venticinque richiedenti asilo nella frazione di Nese, nell’ex Albergo Stella. Il primo cittadino alzanese si è detto contrario perché la frazione è lontana dai servizi e dal centro della città, perché lì la popolazione è composta da solo 400 unità e perché a Nese ci sono problemi di carenza d’acqua che obbliga ad un consumo idrico limitato.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo ALZANO – Migranti in arrivo a Nese: al no del sindaco le opposizioni si ribellano. Flaccadori: “Bertocchi assente sul tema integrazione”. Zanchi: “Prende in giro i cittadini” proviene da Araberara.

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MediaPhilippe scandisce le parole. Piano piano. Come a pesarle. Come a respirarle. Come a scalarle. Come chi va in montagna. Passo dopo passo. Fino in cima. E in cima ci si trova quel Paradiso interno che fa stare bene. Philippe un francese a Schilpario. Per viverci. Per restare. Questa è la storia di un uomo, 59 anni che ha deciso di ripartire. E ripartire da qui. Nuovo paese. Nuova gente. Nuova lingua, ma non pensate all’italiano ma al dialetto scalvino, nemmeno bergamasco. Nuova cittadinanza. Settimana Santa, lunedì mattina, Philippe è a Schilpario, nella sua Schilpario e racconta: “Sono arrivato il 31 maggio dello scorso anno – spiega con un forte accento francese, per lo scalvino c’è tempo – sono nato in Francia, a Versailles, la città di re Luigi XIV, ho studiato Economia nei pressi di Parigi e poi ho deciso di seguire la mia strada e la mia strada era la montagna. Sono andato a vivere sul massiccio del Giura, al confine tra Francia e Svizzera, poi sono stato 8 anni in Bretagna, mi mancava la neve, l’inverno, io amo la montagna anche per questo, e così sono tornato sul Giura ma nella parte svizzera della montagna”. Di cosa vivevi? “Facevo il giornalista, l’ho fatto per 20 anni, poi quando sono entrato in Svizzera ho fatto il postino, in poco tempo sono diventato responsabile informatico e responsabile delle risorse umane e poi…ho dovuto divorziare, non ho voluto ma dovuto, scrivilo”. Philippe sente forte l’esigenza di cambiare vita: “Dovevo andarmene”. E come sei finito a Schilpario? “Nel 2020 ero con la mia ex moglie in Val Poschiavo, vicino al Bernina, in vacanza, il tempo era bruttissimo e avevamo deciso così di spostarci e andare a Lovere a fare il bagno al lago. Era estate. Ma c’era un incidente…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo SCHILPARIO – Philippe, dalla Francia a Schilpario: “Sono finito qui per caso e qui ho deciso di cambiare vita. Imparo il dialetto, aiuto chi ha bisogno e…” proviene da Araberara.

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Media«Era uno stillicidio costante. Negli ultimi due mesi l’hanno fatto almeno una volta al giorno e anche di notte. È una cosa folle. Uno dei due l’ho anche incontrato per caso e si è avvicinato a me con un atteggiamento palesemente minaccioso e non mi ha detto nulla se non una parolaccia. Lì ho capito che la situazione poteva andare oltre». Vanessa Bonaiti, classe 1976, avvocata e assessora ai servizi sociali di Torre Boldone spiega così il motivo del suo sfogo social con il quale ha denunciato il comportamento aggressivo e persecutorio di due uomini nei suoi confronti. «Da tre giorni hanno smesso. Da quando è uscito il primo articolo non hanno più scritto e pubblicato nulla. Io non li ho più visti, quindi un obiettivo l’ho raggiunto. Perciò per il momento posso pensare di aspettare prima di denunciare. Forse già aver denunciato questo atteggiamento sui social è bastato come monito ed è bastato per evitare che la situazione degenerasse. Io non ho mai avuto l’interesse punitivo. Il mio intento era duplice: ottenere l’attenzione su atteggiamenti fastidiosi, che turbano la serenità di una persona e che potevano diventare più gravi. Inoltre volevo far capire loro l’errore, farli spaventare un po’ per evitare che continuassero con questi modi con me e con altre persone. Ad oggi questo duplice obiettivo sembra raggiunto. Qualora dovrebbero ripresentarsi questi atteggiamenti fastidiosi sarà mia cura denunciare. Anni fa ero già stata vittima di stalking. Un uomo che aveva scoperto dove abitassi, si stanziava sotto casa mia dichiarandosi innamorato, ma era evidente che non era amore, ma persecuzione. In quel caso erano intervenuti anche i Carabinieri»…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo TORRE BOLDONE – Vanessa, avvocato e assessora, perseguitata da due uomini: “Teste calde, uno di Torre, l’altro no. Siamo tutti nella stessa barca” proviene da Araberara.

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MediaE’ uno dei posti più suggestivi della zona. Il laghetto ‘Gere due’ va in gestione. Una porzione recintata e l’uso esclusivo delle strutture e infrastrutture che sono localizzate in Via Leopardi. 20.000 euro l’importo per l’affitto. L’area, le strutture e le infrastrutture di proprietà comunale sono di fatto – spiega il Comune – una risorsa e che conseguentemente una attenta, puntuale e oculata gestione delle stesse concorrerà a valorizzare e promuovere il rapporto con il territorio, con gli abitanti e con gli altri operatori, in modo da garantire lo sviluppo e l’immagine del comprensorio”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo ROGNO – Laghetto ‘Gere due’ va in gestione: 20.000 euro l’importo proviene da Araberara.

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MediaLa questione banca continua a tenere banco in paese. La chiusura della filiale di Intesa Sanpaolo prevista a breve è un boccone amaro da mandare giù per la minoranza di Fabrizio Minelli.“Ritengo sia un atto politico gravissimo il fatto che il sindaco e tutti i suoi assessori e consiglieri abbiano bocciato la mozione che ho presentato in consiglio comunale (i consiglieri Cassarino e Gabanelli hanno votato a favore, ndr) senza peraltro dare alcuna spiegazione in merito – spiega -. Ho chiesto l’impegno da parte loro di fare in modo di mantenere un servizio fondamentale e prezioso per i cittadini e per le imprese del nostro territorio, sia per la gestione del risparmio che per l’importante funzione di sostegno per gli investimenti.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo SOLTO COLLINA – Minelli: “Il sindaco dice che li denigro solamente ma ho presentato una mozione per salvare la banca e l’hanno bocciata” proviene da Araberara.

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MediaVoce squillante, occhi chiari che raccontano una vita piena di parole, di musica, di emozioni forti che ti scavano dentro e non ti mollano più. Quattro tatuaggi sul viso e sul collo, un messaggio impresso sulla pelle e nell’anima, che quell’anima non la nascondono e anzi, ne disegnano un ritratto nitido.Valeria Fusarri, per tutti ‘Ciao sono Vale’, “un nome che ho scelto in studio a Modena con il mio primo team di lavoro. Mi avevano chiesto di scegliere qualcosa che potesse esprimere la mia arte in modo semplice e cosa meglio di una presentazione?”, classe 1998, i 25 anni li ha compiuti quando fuori si fa primavera, pochi giorni prima dell’uscita del nuovo singolo ‘Back in time’. Un regalo di compleanno che merita uno sguardo speciale. Il suo. Origini loveresi, ma cittadina d’Italia fin da quando a 18 anni ha scelto di fare le valigie, lasciare casa e andare oltre i confini bergamaschi per coltivare la sua grande passione, per vivere finalmente se stessa. Da Modena a Roma passando per Firenze e Milano. Perché la musica non conosce confini, solo orizzonti.Un legame profondo con quella musica che ha fatto crescere i sogni di ragazzina, che li ha alimentati in un percorso a volte in salita, altre in discesa, sempre con quel vento in faccia che ti fa sentire libero ogni volta che ne senti il bisogno. Ed è proprio la ricerca della libertà che ha guidato Vale in quel viaggio che raccontiamo insieme a lei partendo dalla fine, che in realtà è un altro meraviglioso inizio.Sono gli undici mesi che precedono ‘Back in time’ ad aver segnato profondamente la vita e il percorso artistico di Valeria, uno stop che è servito a guardarsi dentro.“Risale a marzo 2022 l’ultimo progetto ufficiale con Bianca Atzei e Danti (intende Videogames, ndr), mi sono fermata per quasi un anno e ho lavorato sulla ricerca dei suoni, delle melodie, dei testi e per trovare il produttore giusto. Mi sono concentrata sulla ricerca artistica di me stessa e a settembre ho trovato il mio produttore, Young Ned, che è molto importante per il mio nuovo progetto perché si occupa della direzione artistica insieme a me e mi aiuta per quanto riguarda la scrittura dei nuovi brani, li produce e… insomma siamo proprio una squadra. Il 17 febbraio 2023 è uscito il nostro primo singolo, ‘Perché x3’, che è già disponibile su tutte le piattaforme digitali e poi il nuovo singolo che si intitola ‘Back in time’ uscito il 31 marzo sempre in maniera indipendente mentre la distribuzione di tutti i miei nuovi brani l’ho affidata ad Artist First”.Quando le chiediamo cosa significa ‘Back in time’, Valeria non ha dubbi: “Questo brano segna una crescita artistica molto importante rispetto a tutti i miei brani precedenti. Io e Ned ci siamo messi al computer e abbiamo deciso di liberare al 100% quello che avevamo dentro, senza nessuno che ci dicesse cosa dovevamo fare. Questo brano parla della mia ultima relazione che purtroppo è finita qualche settimana fa; questo brano parla di questa ragazza con cui sono stata per tanti mesi e descrivo momenti di vita quotidiana tra me e lei, come se fossero conversazioni tra noi due messe in musica”….SUL NIUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo LOVERE – Valeria, la musica, Marco Masini e… “Ho smesso di scappare da me…” proviene da Araberara.

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Media“A dire come sono cambiate le cose e com’è cambiata la gente basterebbe il consumo di pane: per ogni chilo che ne vendevamo quand’ero giovane, oggi ne vendiamo un etto, forse anche meno… La pasticceria invece va sempre più alla grande: brioches, paste, torte, panettoni, colombe, pizze e focacce d’ogni tipo… Infatti io sono nato panettiere, ma in pensione ci sono andato da pasticciere, con tanto di diploma ottenuto alla scuola di Bergamo, quando rientravo dalla città alle 11 di sera ed all’una e mezza  di notte dovevo alzarmi e mettermi all’opera nel forno per preparare sia il pane che le brioches con cui rifornire i bar la mattina presto”.Alessio Fenaroli, nome ufficiale per l’anagrafe ma per tutti ‘Mondo’ dal momento che il suo padrino di battesimo voleva ‘ereditare’ il nome di un suo parente defunto, Raimondo, appunto, – ha 87 anni, ma in pensione ci è andato solo due anni fa, cosa che può fare meraviglia solo a chi non ne conosce la prorompente vitalità che traspare anche dalla sua voce al telefono:“Durante l’ultima guerra, quando noi figli eravamo piccoli, papà aveva due panifici a Brescia con alcuni dipendenti, erano i tempi in cui era obbligatorio aggiungere all’impasto del pane delle patate perché la farina era sempre troppo poca. Ma quando arrivarono i bombardamenti scappammo da là per venire a Tavernola. Dove venne costruita la nostra casa e dove nel 1960 aprimmo il forno in via Valle, proprio di fronte all’Oratorio. Io ero solo un ragazzino ma cominciai subito a lavorarci, appena finita la quinta elementare; dei miei tanti fratelli solo io e Tommaso, che poi mise su un panificio a Bergamo ed è scomparso purtroppo due anni fa, ci abbiamo lavorato”.I fratelli viventi di Mondo sono cinque: don Virgilio, tuttora attivo anche se in pensione in quel di Gromo, Omobono, maestro e a lungo sindaco di Tavernola, Gianbattista che insegnò alla Scuola Alberghiera di Clusone, Agostino ragioniere, e Franca, l’unica sorella:…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo TAVERNOLA – Alessio ‘Mondo’ Fenaroli, panettiere e pasticcere da una vita: “Quando rientravo dalla scuola di Bergamo alle 11 di sera e dovevo alzarmi all’una e mezza di notte…” proviene da Araberara.

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MediaRisale ormai febbraio scorso il ritrovamento di una carcassa di animale ungulato – una cerva di circa 1 anno – in un bosco sopra Gandellino in cui Gabriele Salvoldi si era recato a fare legna:“Ho capito che si trattava di una predazione da lupo dal fatto che c’erano sangue e peli dovunque, e così ho deciso, anche per via del mio ruolo di cacciatore e presidente dell’associazione degli Ungulatisti dell’Alta Valle, di posizionare sul posto una fototrappola la quale, la notte seguente, ha immortalato due lupi, uno dei quali privo di una zampa, intenti a… completare il pasto iniziato. Dalle informazioni che ho raccolto quello zoppo pare sia lo stesso animale avvistato ad Ardesio due anni fa e nella zona del Tonale l’anno scorso”.Dopo di allora, altre segnalazioni non ce ne sono più state:“No, almeno da parte nostra, ma potrebbe darsi che i lupi  si siano allontanati dalla zona, che è vicina alla pista ciclabile, e che si siano spostati più in alto, in quota, dove vederli è obiettivamente più difficile”.“Io però i lupi li ho avuti in giardino! – racconta una signora di Gandellino -. Era una notte strana, i miei cani si comportavano in modo anomalo, un’abbaiata diversa, sono uscita per controllare, si pensa sempre ai ladri! Invece vedo questi animali in giardino, 3 cani strani ho pensato, ma non ho avuto il tempo per prendere il cellulare che sono fuggiti come fulmini verso il paese! Durante la notte ho ragionato, concludendo che qui a Gandellino 3 cani randagi non li avevo mai visti! Il giorno seguente chiamo un vicino che sapevo avere le telecamere lungo il tragitto che questi animali hanno fatto, ma purtroppo ora non le ha più.. Il mio dubbio mi rimane per qualche giorno.. fino alla scoperta del cervo squartato, e del video in cui rivedo i “cani strani” e soprattutto li vedo nella direzione che hanno preso quella notte.. Allora penso a quelle jeep della polizia provinciale che circa 15 giorni prima, per più giorni,  passavano a Gandellino, mi ricordo delle gabbie bianche per cani sul vano posteriore e mi chiedo: cosa sta succedendo? Mi confronto con altri abitanti che pure hanno visto quelle jeep e le gabbie, e il mio dubbio comincia a diventare certezza: ripercorro la via da dove sono giunti quella notte questi “cani strani”, risalgo il bosco dietro casa, e lì trovo una serie di tracce nel terreno. Non  posso credere che così tanti cani domestici passino di qui, capisco che ci sono venuti spesso e che hanno frequentato la zona più volte.. Io sono molto preoccupata e molto impaurita, come credo molte altre persone!Ricordo che da giovane, quando si saliva in alta montagna dove il lupo c’era, qualche volta da lontano si faceva vedere, aveva deciso di vivere lì, e ci è stato parecchio, si era creato il suo habitat, lui rispettava noi e noi lui: ma, come dovrebbe essere, non lo abbiamo mai  visto vicino alle case e nemmeno alle baite che frequentavamo, a 2000 metri di quota…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo ALTA VALLE SERIANA – Una donna di Gandellino: “I lupi li ho avuti in giardino”. La sindaca: “Sono preoccupata”. I fondi pubblici per la conservazione del lupo sono finora di 50 milioni di euro proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/04/Brescia090593corteomoto.jpg">Media</a><strong>Daniele Belotti</strong>Dopo ben 22 anni i tifosi atalantini sono tornati a inforcare moto, scooter e motorini per seguire la Dea in una trasferta. Sabato 1 aprile si sono ritrovati in 400 al piazzale del Baretto dello stadio di Bergamo pronti a dirigersi verso Cremona. Un corteo di oltre 200 mezzi, con in testa, a fare da apripista, una vecchia ambulanza, una station wagon Peugeot degli anni ottanta, completamente personalizzata nel nome dell’Atalanta. Grafiche sulla carrozzeria, interni con l’immagine della Dea ovunque, dai sedili al volante, dal cruscotto alla manopola del cambio, persino sulle borchie dei cerchioni. Tutto intorno uno stormo di motorini con bandiere, fumogeni e clacsonate a manetta.Una tradizione, quella delle trasferte su due ruote, tipicamente atalantina. Se si esclude un esodo dei fiorentini ad Empoli di una quindicina di anni fa, in Serie A e in B, nessuna tifoseria ha mai scelto la “cavalleria motorizzata”. A Bergamo, invece, come raccontiamo dopo, se ne sono fatti diversi di questi rumorosi e “fumosi” cortei nerazzurri in giro per la Lombardia.Ma torniamo a sabato scorso. La distanza non è delle più agevoli: tra Bergamo e Cremona, lungo la direttrice Seriate, Martinengo, Romano e poi la statale Soncinese fino ai piedi del Torrazzo, sono ben 80 km. Pochi se li fai con una Bmw 1000, una sorta di Parigi-Dakar se sotto la sella c’è un motore da 50 cc. Non è un caso, infatti, che la partenza sia fissata alle 10. A che ora è la partita? Alle 15! Cinque ore di margine per andare a Cremona.Del resto la velocità media non può essere superiore ai 30/40 kmh. In più ci sono un paio di soste per far riposare ossi sacri e cocchige sotto stress e per fare il pieno. Non solo di benzina. Il tutto per la gioia dei due bar con distributori di Romano di Lombardia e Casalbuttano che in una ventina di minuti, tra birra, grappe, panini e patatine, hanno fatto l’incasso di un mese.Dal Sentierone, fino a Cremona, ogni centro abitato, comprese le microfrazioni della pianura cremonese, è “svegliato” dallo stormo rumoroso dei duecento motorini. Una festa itinerante, salutata dai passanti e da chi si è precipitato alla finestra anche quando si è varcato il Fosso bergamasco, l’antico confine della Serenissima (ovviamente oggi vanno aggiunti come orobici e atalantini anche Covo, Antegnate e Fontanella) e sorvegliata a vista, nelle ultime miglia da un elicottero della polizia.Ma alla fine, per fare sti benedetti 80 km, quanto tempo ci è voluto? Tre ore e 45 minuti! In pratica lo stesso tempo con cui si va a Trieste o a Firenze. Un po’ più veloce il ritorno, quasi tre ore, con arrivo dopo le 20, ormai al chiaro dei fari (senza contare il tratto da aggiungere per chi è partito dalle valli). In sintesi, 6 ore e mezza seduti sulla sella di uno scooterino, con il pollice praticamente incollato al clacson, per seguire i ragazzi di Gasperini allo stadio Zini e gioire, insieme ad altri 2000 atalantini, per una vittoria che tiene vive le speranze europee. E magari, si potrebbe azzardare un voto di rito pagano per i devoti della Dea: in caso di qualificazione in Champions, la prima trasferta, anche se è in Norvegia, si va in moto!Dal presente, al passato. Facciamo un piccolo amarcord delle trasferte su due ruote dei tifosi della Curva Nord.<strong> </strong><strong>Brescia 29 maggio 1988</strong>Tutto cominciò per scherzo. “Pota, ma a Brèsa ‘n và com’è? – si pensò allora – I pullman mi troa mia, i machine i à spaca sö, col treno ‘n resta in stassiù du ure… Pota e se va ‘n muturì?”. Però una trasferta oltre Oglio non è certo una scampagnata. Al ritrovo, sempre al Baretto, la mattina, ci sono 300 moto e motorini, un altro centinaio si aggregherà lungo la strada a Palosco.Velocità media inferiore ai 30 kmh anche perché, a differenza degli scooter di oggi, la maggior parte dei mezzi sono dei Ciao e quasi tutti portano due persone (sul sellino singolo!) e delle Vespe 50. Tre ore per arrivare…
MediaDomenica mattina. Serena non è nella Casa di Sere ma a casa sua. Che poi sono la stessa cosa. Già, Sere sta per Serena e Serena sta per Sere. Insomma la stessa persona dentro un mondo di creatività che prende a cazzotto il cancro. La storia di Serena Nodari l’avevamo già raccontata, una delle dodici modelle del calendario di Araberara, CCW calendarcancerwoman ma la storia di Serena come tutte le storie, del resto, ha un seguito ma questa volta il seguito è un percorso davvero d’incanto. E così siamo andati a seguire questo filo di Arianna che altro non è che un filo dove lavorare all’uncinetto ma non per realizzare le solite, seppur bellissime mattonelle, ma per creare capi davvero originali, dove classe e qualità si mischiano e diventano un tutt’uno. “Durante la pandemia – racconta Serena – qui a Gandino era partito un progetto particolare, speranza al quadrato, mattonelle realizzate all’uncinetto o a maglia, io ho cominciato a farle a maglia perché conoscevo già come si faceva, poi però mi sono detta che forse sarebbero state più belle all’uncinetto come le faceva mia nonna e ho seguito un tutorial su internet per imparare a farle. Passata la pandemia ho deciso di comprare il cotone e continuare a farle per mio conto ed è nata l’idea di unirle e creare così la prima borsa”.SUL NUMERO IN EDICOLA IL 7 APRILEL'articolo GANDINO – Dal cancro di Serena nasce ‘La casa di Sere’: borse e cappelli ‘pazzi’ creati a mano ‘Sto bene quando lavoro con le mani…” proviene da Araberara.

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Media«Io faccio le polveri con la calamita. Il problema è che quella roba lì noi la respiriamo». Sono arrabbiati e delusi i cittadini di Nembro che vivono vicino alla fonderia Fratelli Gandossi Acciaierie Elettriche. «Io è da una vita che ho problemi di tosse. Nembro è uno dei paesi che ha avuto più vittime di covid: sarà un caso o forse è dovuto anche al fatto che abbiamo già i polmoni indeboliti dai fumi della fonderia?»Sono uomini e donne. Ci sono pensionati, artigiani, liberi professionisti e casalinghe. Tutti con età diverse. Ognuno con la sua storia e i suoi impegni. Però tutti hanno deciso di ritagliarsi questo spazio di tempo per parlare del problema che li accomuna e più li affligge: «In questi giorni c’è una puzza enorme. Anche mia cugina che abita in via Lonzo lo sente. A volte c’è lo spiffero qui nella porta. La sera sono qui e sento l’odore, nonostante sia tutto chiuso. Io appena apro le finestre ce l’ho in faccia, tutte le mattine. Il peggio è in estate che non possiamo nemmeno aprire le finestre altrimenti la polvere e l’odore ci inondano la casa. È veramente brutto perché quella puzza lì si impregna sull’arredamento. Spesse volte anche i ciclisti che passano sulla ciclabile si lamentano del tanfo insopportabile. Oltre all’odore c’è anche il problema del rumore. Io stavo diventando matta, quel rumore costante per tutto il giorno ti porta all’esasperazione. È un rumore forte. Ti fa prendere via di testa. Non posso aprire le finestre. Nonostante le finestre chiuse e il doppio vetro che ho fatto mettere apposta il rumore lo sento: non va bene così!»Attorno al tavolo tutti vogliono dire la loro. Tutti sono consapevoli della rilevanza di questi problemi sulle loro vite. Tutti sono concordi nel ritenere che la popolazione di Nembro dovrebbe battersi compatta per risolverli. «Che rabbia quando ci dicono che la fonderia c’è da sempre: il mondo si evolve. Il problema del rumore si può risolvere: ci sono i metodi di insonorizzazione. Pensate alle barriere che vengono messe affianco delle autostrade. Inoltre il problema dell’odore si può evitare con gli appositi filtri. Di fronte alla fonderia c’è una gelateria che è sempre piena di…SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILEL'articolo NEMBRO – Cittadini sul piede di guerra: “Oltre ai rumori puzze insopportabili per noi vicini alla fonderia”. Dalla Gandossi rispondono: “Tutto a norma, ma ci stiamo impegnando a smorzare i cattivi odori” proviene da Araberara.

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Media“Sono stata contattata a metà marzo da una referente di una cooperativa, tutto comincia da lì”. Sara Riva racconta il disappunto e la storia dell’arrivo dei profughi a Gromo: “Mi avevano detto che sarebbero arrivate due famiglie, io non sapevo niente, mi dicono di contattare la Prefettura. Mi dicono che sono ancora in alto mare e stanno aspettando le varie verifiche e che si faranno sentire, più sentiti”. Le famiglie non arrivano, la Prefettura mi spiega che tutte le province devono prendere migranti ma Bergamo ne ha meno e quindi qualcuno arriverà: “Mi dicono che arriveranno nell’albergo Gromo, una struttura chiusa a settembre del 2019, faccio presente la cosa e chiedo se sono state fatte le verifiche alla struttura. Chiedo informazioni anche sulla questione sanitaria, noi siamo qui senza medici, mi dicono che ci pensano loro, che hanno medico, infermiere, educatori, interpreti. La fondazione secondo loro mette a disposizione tutto. Non so più niente. La sera del mercoledì un mio consigliere viene contattato dal Pronto Soccorso di Piario, hanno in cura un migrante e non sanno dove rimandarlo a Gromo, non hanno indirizzo, lui non parla italiano. Ma come? Non avevano assistenza sanitaria e interprete?SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo GROMO – Sara Riva: “Non ci hanno detto nulla, la struttura è chiusa dal 2019, il servizio medico dov’è? Non abbiamo nemmeno i vigili…” proviene da Araberara.

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MediaA parte che il giorno della presentazione della giunta pensavano fossi l’assistente dell’assessore alla Cultura (sorride, ndr) per ora va tutto bene. È stato emozionante entrare nell’aula di quel consiglio comunale che fino a quel momento avevo seguito online e non posso nascondere un senso di grande responsabilità”, dice Michele Schiavi, che con i suoi 24 anni è il consigliere regionale più giovane.“È un consiglio regionale abbastanza giovane, in modo particolare il nostro gruppo (quello di Fratelli d’Italia, ndr) e questo è un aspetto positivo. Per il resto non ho sentito alcuna differenza, anzi, si complimentavano e mi chiedevano come sono arrivato a 24 anni a sedere in consiglio regionale…SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo ONORE – Michele in Regione: “La viabilità, la sanità, l’affetto della gente e quando mi hanno confuso per l’assistente di un assessore” proviene da Araberara.

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MediaLa seconda asta non è andata deserta. I lavori si fanno. Tutto pronto per il restyling del ponte, via il cantiere il 15 giugno, lavori assegnati alla Edilscavil di Pedrengo, specializzata in lavori di questo tipo. Sarà necessario installare il semaforo, saranno 4 gli interventi previsti sul ponte e per quello che riguarda il muro sarà appunto necessario avere l’impianto semaforico e per l’installazione si aspetterà quindi la fine scuola, a inizio giugno. Per i lavori dell’ex biblioteca invece c’è una data, si comincia il 15 maggio. “E ora spazio anche alla scelta degli arredi – commenta soddisfatta la sindaca Federica Cadeipoi ci siamo”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo SOVERE – Lavori al ponte cantierati entro il 15 giugno. Nuova biblioteca al via il 15 maggio proviene da Araberara.

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Media«Non sono un grande oratore. Ho sempre preferito suonare che parlare». Marco Dondoni ha quasi 61 anni e da circa mezzo secolo suona nella Banda di Ranica che quest’anno festeggia il centoventesimo compleanno. «Ho iniziato a 12 anni. Ero in seconda media ed è arrivata in classe la circolare con cui si diceva che la banda offriva a chiunque volesse la possibilità di provare uno strumento. In un gruppetto di sette amici abbiamo deciso di provare. Abbiamo iniziato per ridere, quasi per gioco. Poi invece sono stato folgorato dal mondo della musica. Da quel momento non ho più smesso. La musica è la compagna della mia vita. All’inizio ero timoroso perché c’erano tutti gli anziani ed io ero un ragazzino. Adesso sono io quello anziano.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo RANICA – Marco e i 120 anni della Banda: “Io ho iniziato a 12 anni. Quel giorno in cui Zanchi mi disse ‘se suonassi il clarinetto come te lo appenderei al chiodo’” e ora… proviene da Araberara.

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MediaNon poteva esserci sorpresa migliore per l’amministrazione comunale di Rovetta, che nell’uovo di Pasqua trova ben 330mila euro per la realizzazione del Pallone. L’area delle scuole e del centro sportivo ‘Marinoni’ si prepara ad essere un vero e proprio cantiere a cielo aperto, ma con una boccata d’ossigeno davvero preziosa. Nei mesi scorsi il sindaco Mauro Marinoni e la sua squadra avevano discusso parecchio per capire quali fossero le priorità da seguire, perché quei prezzi schizzati alle stelle avevano costretto a ripensare i progetti.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 7 APRILEL'articolo ROVETTA – Si ‘sgonfiano’ le spese per il Pallone: in arrivo 330mila euro proviene da Araberara.

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MediaDiego Bergamini è il competitor di Luca Pendezza, e oltre a loro due ci dovrebbe essere una lista di Forza Nuova con un candidato che viene da fuori. In questi giorni si sta cercando di chiudere il cerchio. Tre liste per Villa d’Ogna sono già una notizia, 1900 abitanti, Luca Pendezza raccoglie il testimone da Angela Bellini, la sindaca uscente che si è messa da subito a disposizione di Luca, lista rinnovata per gran parte ma con lo zoccolo duro che resiste. Ma il tentativo di unire anche l’altra anima del paese non ha ottenuto l’effetto sperato da Pendezza & c e così ecco candidato Diego Bergamini, già in lista in passato ad Ardesio con Giorgio Fornoni, parliamo del 2009-2010.SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo VILLA D’OGNA – Verso tre liste. Luca Pendezza, Diego Bergamini (con Luigi Pelizzari, vincitore delle primarie) e Forza Nuova proviene da Araberara.

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MediaNel cuore della notte ci sono schiamazzi, rumori molesti, occupazione di aree pubbliche e private. I residenti hanno il diritto di riposare soprattutto nelle ore notturne: ci sono persone anziane, ammalati e bambini che vanno a scuola che meritano riposo”, è l’inizio della lettera che una ventina di famiglie ha inviato al sindaco Giorgio Bertazzoli per chiedere di intervenire sulla movida un po’ troppo esuberante.SUL NUMERO IN USCITA 7 APRILEL'articolo SARNICO – Stop alla movida: “Sarnico è un paese turistico, ma dobbiamo salvaguardare i nostri cittadini” proviene da Araberara.

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