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Forwarded from 🅄🄲🅁🄾🄽🄸🄰™️ - 𝑰𝒔𝒐𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 "𝑪𝒆𝒏𝒔𝒖𝒓𝒂"
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I primi quattro quesiti, promossi dalla Cgil, riguardano il lavoro, e mirano in sostanza ad abolire il Jobs act, mentre un quinto quesito, promosso +Europa e una serie di comitati, è sulla cittadinanza e mira a ridurre da dieci a cinque gli anni necessari a ottenerla.
La battaglia politica si sta consumando soprattutto attorno all'affluenza: come da articolo 75 della Costituzione, il quorum che rende valido questo tipo di consultazione è del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, una soglia mai raggiunta negli ultimi trent'anni (tranne che nel caso del quesito sull'acqua del 2011).
Il primo dei quattro quesiti referendari sul lavoro chiede la cancellazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti introdotto nel 2015 con il Jobs act del governo Renzi, applicata a chi è stato assunto dal 7 marzo 2015 in poi.
Nelle imprese con più di 15 dipendenti, in diversi casi di licenziamento illegittimo, non c'è il reintegro nel posto di lavoro previsto dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, ma un indennizzo economico che può arrivare fino a un massimo di 36 mesi.
In caso di vittoria dei sì (e quorum valido), se il licenziamento individuale fosse stato intimato per un motivo ritenuto dal giudice insufficiente, si tornerebbe a un indennizzo di entità compresa tra un minimo di 12 e un massimo di 24 mensilità – abbassando quindi il massimale, come previsto dalla legge Fornero – mentre nel caso di indebiti licenziamenti collettivi (si parla cioè di casi con almeno cinque dipendenti), i lavoratori sarebbero reintegrati nel posto di lavoro, ed eventualmente potrebbero concordare un indennizzo da una posizione più vantaggiosa.
Il secondo quesito, dei quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, chiede più tutele per i lavoratori delle piccole imprese e in particolare riguarda la cancellazione del tetto all'indennità nei licenziamenti nelle imprese con meno di 16 dipendenti.
In caso di licenziamento considerato illegittimo, in base alle leggi 604/1966 e 108/1990, è previsto solo un risarcimento monetario e non la reintegra nel posto di lavoro, che scatta invece solo se il licenziamento è per motivi discriminatori.
Il referendum non cambia la natura della tutela ma vuole eliminare il tetto massimo del risarcimento: oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di stipendio, anche qualora un giudice reputi infondata l'interruzione del rapporto di lavoro.
In caso di vittoria dei sì (e quorum valido), sarebbe il giudice a stabilire la misura del risarcimento senza un massimale predefinito.
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